L'assedio

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Nathan si sedette vicino a Julien, mentre la gente attorno camminava e chiacchierava. Cinque bambini poco distanti da loro che giocavano ad acchiapparella. Spensierati, felici e ignari di come fosse il mondo fuori dalle mura.

"Tutto bene?" disse Nathan.

"Sto bene" rispose Julien; i suoi occhi dicevano tutt'altro. 

"Perché hai addestrato gli uomini con armi primitive?"

"Che vuoi dire?"

"So che hai trovato delle armi. Grosse armi".

"Non so di cosa parli" Julien si girò confusa verso Nathan. 

"Colbert mi ha quasi ucciso per questo. Voleva sapere a tutti costi delle armi, ma tu ora mi dici che non sai niente?".

"Infatti. Non so di cosa stai parlando". Julien lo fissò dritto negli occhi. In lei vigeva una forte confusione.

"Se le armi non ce l'hai tu, allora chi ce l'ha?" Nathan si stranì. Colbert l'aveva quasi ucciso per una bugia? Forse aveva sbagliato persona? Comunità? O semplicemente era pazzo?

"Ascoltami" disse Julien "se avessi quelle armi, avrei addestrato gli uomini. Sai bene che non possiamo permetterci di sprecare pallottole. Le poche armi che abbiamo sono in gran parte usurate e la manutenzione non serve a un granché. Dovremmo farci bastare quello che abbiamo". 

Nathan annuì, senza dar peso alla risposta. Ormai era perso nei suoi ricordi, nella vaga speranza di ricordare qualche traccia, qualche frammento che lo potesse aiutare. Poi Julien si alzò, e senza salutare, andò via. Nathan rimase lì per mezz'ora, la testa all'indietro un po' inclinata, le braccia allargate sullo schienale della panchina. Fissò il cielo plumbeo. In lontananza, fulmini che cadevano all'orizzonte. Nessun tuono, niente di niente. Solo un infinità di fulmini muti. 

Diventava sempre più buio, quando una guardia, appostata sopra al muro, diede l'allarme generale. Gli uomini si riversarono immediatamente vicino al portone di legno, senza alcuna arma. Donne, bambini e anziani si rinchiusero nella mensa - L'edificio più grande della comunità - Fuori dalla mura cominciarono a sentirsi strani gemiti che divennero man man più forti. Nathan e Julien corsero sulle mure, seguite da altre tre guardie armate di fucili da caccia usurati. Non videro nessuno tra gli alberi morti e i secchi arbusti alla loro destra. Molti alberi con delle folte chiome di foglie nere ricoprivano il terreno sulla sinistra. 

"Mirate in quella direzione!" ordinò Julien. "Verranno da lì!"

Gli uomini sulle mura puntarono le armi all'unisono. Altri uomini vicino al cancello, ci rimasero appiccicati per non farlo cadere in caso di un violento urto. Ci fu un silenzio di tomba. La tensione tastava i nervi delle persone già messe a dura prova dall'allarme. Nathan seguì Julien verso una specie di cabina posta al di sopra del cancello a mo di parapetto. Il cielo si oscurò. Nel cielo, in lontananza, i fulmini illuminavano intermittente la comunità. Lungo le mura e sulle stradine furono accese delle torce, assieme a qualche lampada ad olio. Julien diede una arco e una faretra con 40 frecce a Nathan. Anche lei ne preso uno. I gemiti si diffusero nel bosco, scomparendo dapprima da una parte e poi da un altra. Poi riapparvero più forte e dopo poco non si udì niente. Gli uomini, ansiosi e indecisi, cominciarono a guardarsi tra loro, impauriti e indecisi sul da farsi. Trenta secondi dopo riapparvero i gemiti; più gutturali, più rauchi, più intensi.

"Mantenete la calma!" gridò Julien "Non fatevi prendere dal panico! Siamo al sicuro qua dentro!" mentiva. Julien tratteneva a stento la sua insicurezza. Questa logorante attesa gli ricordò Rockstod; distruzione, morte e sofferenza. Non voleva e non poteva far riaccadere tutto questo. Non un'altra volta. Un forte grido di dolore fece rabbrividire gli uomini che si guardarono impauriti negli occhi. Ad alcuni tremavano le mani, ad altri veniva istintivamente di fuggire, ma non potevano e cercavano di farsi forza. Julien lì conosceva bene e sapeva che non erano soldati addestrati, ma semplici persone; agricoltori, operai, pescatori e alcuni minatori. Improvvisamente un fulmine silenzioso si schiantò a terra, fuori dalle mura, poco distante dal portone d'ingresso. Illuminò per un tratto la parte buia. Visi apparentemente umani, solcati da grosse vene nere sul viso. Pupille verde accesso con l'iride insanguinato. Indumenti logori, marci, strappati e alcuni quasi in perfetto stato. Erano quasi ammassati; un centinaio. Guardavano in direzione opposta alla comunità, verso la cittadina abbandonata, ma il fulmine aveva attirato la loro attenzione. Gli infetti si accorsero solo in quell'istante degli uomini appostati lungo le mura. Questi, che avevano sospettato che ci fosse qualcuno la fuori, avevano sperato con tutto il cuore che si fossero allontanati, ma invece, gli infetti erano a soli trenta metri da loro. Ci fu silenzio per qualche secondo. Gli infetti li osservavano, come quando si osserva qualcosa di nuovo e mai visto. La tensione crebbe rapidamente, i nervi stavano quasi per cedere quando Julien intervenne.

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