Urla, gemiti, grugniti. La comunità era stata travolta. I Runner avevano sputato le ossa e si preparavano a fare terra bruciata tutt'attorno, com'era successo già a molte comunità. Nathan era rimasto lì ad ascoltare tutto, muoveva solo le braccia, la testa, ma le gambe non funzionavano, non ancora. Cadde dal letto, strisciò carponi verso la finestra, ci si arrampicò e spiò fuori. I corpi senza vita giacevano uno sopra l'altro vicino al cancello. I Runner correvano senza sosta, uccidendo e massacrando di pugni e graffi la vittima. La sua stanza non era stata travolta da quell'onda di Runner che aveva letteralmente spazzato via la piccola resistenza al cancello. Poi come un lampo ecco la risposta: "Puzzò di morte!" I Runner avevano un olfatto molto elevato e occhi molto deboli. La febbre nera che aveva quasi ucciso Nathan, in qualche modo gli aveva salvato la vita. Più guardava quel massacro, più non capiva perché la maggior parte dei cadaveri si trovava a ridosso dei cancelli. "Come hanno fatto ad entrare se il cancello è intatto? Da dove arrivano?"Nathan era confuso. Il cancello era stato riparato in fretta e furia e dietro di esso erano state messe moltissime cianfrusaglie. Molte guardie erano state messe sui camminamenti lungo la palizzata. Avevano prodotto lance rudimentali con quello che avevano trovato.
Qualcuno spalancò la porta e la chiuse dietro di sé, ansimando. Era Eva, sguardo terrorizzato, gli avambracci sporchi di sangue e un accetta in ferro nella mano sinistra. Nathan la guardò per un istante. Lei, spaesata e accigliata, fissava il letto vuoto dove un momento prima c'era Nathan. Poi lo vide, in penombra, accanto alla finestra. Corse da lui, i suoi occhi meravigliati dal fatto che si fosse mosso da solo.
"Non riesco a muovere le gambe" Patrick batté una mano sulla gambe destra. "Cosa è successo?"
"Dobbiamo andarcene, Nathan!" Eva si avvicinò a lui e lo prese da sotto un braccio, ma era troppo pesante per lei.
"Lasciami" Patrick spinse le mani della donna, che abbassò gli occhi. "Dimmi cosa è successo?"
"I feriti" Eva indicò l'infermeria con la testa "Una donna aveva preso la febbre nera, ma..."
"Maledizione!" Patrick strisciò verso il letto e si mise seduto come meglio poteva "Cosa hai fatto alle mani?" indicò con il capo gli avambracci di lei.
Eva li osservò per un attimo "E' sangue umano. Non sono infetta."
"Qui siamo al sicuro, credo." Patrick batté forti le mani sulle gambe, la destra si mosse di poco. "Devo aspettare che le mie gambe..."
"Sì. Dobbiamo aspettare." Eva si sedette accanto a lui "Julien mi ha detto che i Runner sono confusi dall'odore di morte. Cosa voleva dire?"
"Secondo te perché non hanno attaccato questa stanza?" Patrick si palpò le cosce con le dita, come per massaggiarle.
"Non lo so" Eva era confusa.
"Puzzo di morte, Eva." Patrick la guardò negli occhi "Riesci a sentire il mio odore? Il mio tanfo? Senti il marciume che ho addosso." L'uomo inclinò la testa per fargli annusare il collo.
"Non serve, Nathan" Eva abbassò gli occhi "Lo sento da quando sono entrata. Fuori c'è lo stesso odore."
"Ora sai perché non mi hanno ucciso." Patrick distolse lo sguardo da lei e rimase in silenzio per un po'. "Quindi... sono stati i feriti?"
Eva annuì lentamente "Julien lo sapeva. Da quando Cassandra gli ha detto che eri ammalato di febbre nera, si è accertata che i feriti non avessero preso questo tipo di... malattia. Ha ordinato ai familiari e amici di lasciare l'infermeria e di metterla in quarantena, ma non l'hanno ascoltata." guardò il pavimento "Quando è scoppiato il caos, le guardie all'interno non distinguevano i malati dai sani, e alla fine... Beh, è successo quel che è successo..."
"Come sai che è andata così?" Nathan fece la domanda più per curiosità, che per altro.
"Ero là." Eva sospirò "Stavo convincendo la gente a lasciare la stanza. Come io aveva fatto con te, anche se a malincuore." Eva cercò la mano di Nathan, ma lui la ritirò al tocco. "Non mi hanno ascoltata, ma solo presa a insulti. Quando ho visto la donna mordere il braccio del marito, è scoppiato il caos. Sono corsa via, o almeno ho provato a farlo. Appena ho cercato di aprire la porta, ho capito che ci avevano chiuso dentro. Un uomo mi ha raggiunto e si è messo a colpire la porta con l'accetta. Non appena sono uscita fuori, l'uomo è stato afferrato alle spalle..." sospirò e chiuse gli occhi per un istante "Ha lasciato cadere l'accetta e l'ho raccolta velocemente. Altri uomini mi hanno raggiunta, cercando di fermare i feriti impazziti. Io... Io sono corsa da te." Si voltò verso Nathan, sorridendo, ma lui non ricambiò. La donna ritirò il sorriso e abbassò gli occhi.
"Come sai che Julien è nello scantinato?" Nathan serrò gli occhi.
"L'ho vista poco prima che venissi da te." Eva pose l'accetta sul comodino malridotto "Era insieme a un uomo e due donne. Mi ha guardata per poco, poi ha chiuso le porte. C'era altra gente che correva verso quella cantina, cercando di aprirla e chiamare Julien, finché i feriti... è stato un massacro."
"Non è da Julien abbandonare gli altri? Né sei sicura?" Nathan notò che la sua gamba destra era tornata come prima, solo la sinistra non dava ceni di vita. Mosse la destra, aprendo e chiudendo la gamba.
Eva sorrise "Riesci a muoverla. E l'altra?"
Nathan ignorò la domanda "Sicura che era Julien?"
"Sì" Eva lo guardò triste negli occhi "Ti ho fatto qualcosa, Nathan? Mi sembri... strano?"
Nathan si schiaffeggiò la gamba sinistra. Non sentiva dolore. Non sentiva nulla. "Passami l'accetta!" il suo tono di voce era rabbioso.
"Che vuoi fare?" Eva spalancò gli occhi, il fiato corto.
Nathan sbuffò nervoso e allungo la mano verso l'accetta sul comodino, ma Eva l'afferrò velocemente.
"Dammi l'accetta, Eva!" Patrick la guardò infuriato.
"No!" Eva si alzò dal letto e indietreggiò un poco "Stai impazzendo? Non voglio..." gli occhi lacrimarono "Non ti darò l'accetta..." strinse forte le mani intorno all'impugnatura "Se fai un altro passo... Io..." scoppiò a piangere, mentre indietreggiava.
Nathan si alzò sulla gamba destra, la sinistra sembrava penzolargli. "Dammi l'accetta." La sua voce era calma e serena. Zoppicando, si diresse verso Eva, il palmo della mano aperta. Lei sbatté le spalle contro la porta e sussultò per lo spavento. Lui si fermò a pochi passi da lei "Non ti farò del male, nemmeno se lo volessi". Eva lo guardò negli occhi e abbassò l'accetta. Lui sorridendo, le tese la mano. "Non sono pazzo, ma ho paura che tu lo sia."
"Non ti credo!" Eva, spalle alla porta, cercò con la mano la maniglia "Tienila!" buttò l'accetta ai piedi di Nathan, aprì velocemente la porta e la chiuse altrettanto veloce dietro di sé. Corse per il piazzale disseminato di morti e raggiunse la pila di cadaveri davanti alle porte della cantina, dove era scesa Julien. Nessun ferito era in giro. "Nessun folle" si ripeteva a sé stessa. "Devo solo bussare. Devo solo chiamare Julien. Lei mi aprirà." bussò forte, guardandosi in giro terrorizzata. I suoi occhi si posarono su ogni angolo; edifici e casse, rocce e strade. Bussò ancora, ancora e ancora. Dall'altra parte sembrava non esserci nessuno.
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Contagion
Ficção CientíficaIl cielo casca sul mondo ignaro dell'imminente distruzione. La musica del silenzio prepara l'ascesa al caos. Case, strade, città, tutto viene distrutto, bruciato dalle fiamme, disintegrato dalle bombe. L'odio affligge i sopravvissuti e la speranza r...