Il mulino a vento

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Nathan si avvicinò a Eva, guardando giù dallo strapiombo. Alla base della montagna, accalcati l'uno sopra l'altro, c'erano grosse cortecce di alberi morti. Nero come la pace, il terreno si estendeva a goccia d'olio in tutta la regione; l'unico colore distinguibile dal grigiore dei nuvoloni che incombevano sulle loro testa.
Julien si diresse verso i gradini scolpiti nella roccia. "Scendiamo."
Eva e Nathan si voltarono e la seguirono. 
Discesero i ripidi scalini, facendo attenzione ad ogni minimo movimento. Tastavano ogni passo e poi procedevano. Di tanto in tanto qualche piccola pietra si staccava da sotto la scalinata, schiantandosi al suolo. Eva era tra Julien, che scendeva per prima, quasi incurante di chi aveva alle spalle, e Nathan, che procedeva per ultimo e si preoccupava più per loro che per sé stesso. Eva era con il busto attaccato alla parete rocciosa, i seni un tutt'uno con la roccia e le mani aggrappati con forza ad esse, temendo di cadere giù per via delle vertigini. Lenta nel proseguire, Nathan la incalzò a procedere più in fretta, ma lei gli lanciò un sguardo torvo, acido. Nel frattempo Julien arrivò su un piccolo spiazzo. La staccionata che fiancheggiava il percorso era distrutta e in alcuni punti non ce ne era più traccia. Sbuffò e aspettò che Eva e Nathan la raggiunsero.
"Mancano ancora un centinaio di metri" disse Julien ai due, anche se si riferiva a Eva "Dobbiamo affrettarci."
"Possiamo scendere con calma" Rispose Nathan.
"Vuoi forse morire?" Julien lo guardò negli occhi "Là dentro siamo quasi morti, e non sappiamo se ci sono altri infetti in arrivo. Se quelli ci trovano e noi siamo ancora qua sopra, cosa pensi che succederà?" aggrottò le sopracciglia.
"Non c'è nessuno dietro di noi" Disse Nathan con tono pacato. "Sei troppo tesa, Julien." Poi si voltò verso il luogo da cui erano usciti "Lo vedi?" indicò con il dito lo strapiombo distante qualche metro, un po' sopra al livello delle loro teste "Se gli infetti arrivano correndo dall'uscita della miniera, cadranno tutti di sotto."
Julien non rispose. 
"Nathan ha ragione" aggiunse Eva con la spalla attaccata al muro. La discesa gli aveva ridotto il cervello a un colabrodo per via delle vertigini, ma ogni tanto riusciva a pensare lucidamente.
"Andiamo" Julien la ignorò.

Passo dopo passo, si avvicinavano sempre più alla fine della scalinata. Le pareti rocciose diventavano via via più deforme e privi di presa, quasi a non voler dare una mano ai tre. Poi Julien si fermò di colpo. Dove un tempo c'erano cinque gradini, ora c'era il vuoto.
"Perché ti sei fermata?" Domandò Nathan, scrutando dietro le spalle esili di Eva, che per un instante aveva tolto le spalle dal muro. 
"In questo punto i gradini sono crollati" Rispose Julien, senza voltarsi "Dobbiamo saltare."
"Aspetta!" Disse Nathan "Non sappiamo se gli altri gradini resisteranno al nostro peso una volta atterrati dall'altra parte."
"No, no, non voglio saltare!" Esclamò Eva terrorizzata. Al solo pensiero, li venne un mancamento. Nathan fu rapido a prenderla e non farla cadere a terra, o di sotto.
"Fantastico!" Sbuffò Julien "Ci si mette pure lei."
"Ma vuoi calmarti, Julien?" Disse Nathan sostenendo Eva da sotto un braccio. "Non fai altro che lamentarti da quando siamo entrati là sotto."
Julien lo fulminò con gli occhi, che ardevano come fiamme negli inferi. Il suo volto mutò in una maschera piena di rabbia e risentimento, ma non disse una sola parola. Poi si voltò, guardò giù nel vuoto lasciato da una voragine e saltò dall'altra parte. Gli occhi di Nathan la seguirono. Atterrò con entrambi i piedi e perse l'equilibrio. Finì contro la parete rocciosa, razzolando quattro scalini. Nathan sentì un colpo invisibile allo stomaco. Nel cadere, Julien aveva proteso le mani in avanti e questo l'aveva salvato da un trauma cranico o da morte certa. 
"Se fossi caduta dall'altra parte..." Esclamò Nathan, alzando lievemente la voce per farsi udire.
"Non è successo." Lo interruppe Julien, alzandosi da terra e pulendosi gli abiti dalla polvere. "E' sicuro da questa parte" batté più volte la pianta del piede a terra.
Eva si strinse a Nathan. "Non voglio saltare." gli occhi gonfi e rossi dalle lacrime.
"Non possiamo rimanere qui. Devi farlo. E' l'unica soluzione."
"Non c'è la farò... Cadrò..."
"Tu non cadrai" s'impose Nathan "Devi saltare Eva. Non credo tu voglia rimanere qui per sempre".
Eva scosse la testa. Nel suo viso c'era più l'espressione di una bambina impaurita, che di una donna.
"Forza" Nathan le sorrise "Io sarò dietro di te." 

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