Verso Julien

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"Credo sia ora di muoverci" disse Patrick, voltandosi verso Nathan.

"Muoverci?" rispose l'uomo confuso "per dove?".

"Al tuo accampamento. Dobbiamo parlare con Julien. Se le cose stanno come abbiamo detto, beh... sarà meglio muoverci".

"Vuoi mobilitare un esercito?"

"Non abbiamo un esercito e non possiamo affrontare i militari a viso aperto. Dobbiamo radunare le forze e pianificare... qualcosa, insomma".

"Beh non ti vedo molto convinto".

"Tu lo saresti al posto mio?".

Nathan rimase in silenzio.

****** 

Nathan passò il resto della giornata a scrutare visi diffidenti e il raccolto di verdure che stava lentamente crescendo. Per qualche secondo fu come risucchiato nella sua vecchia vita, il suo vecchio mondo. Non aveva mai notato quanta bellezza ci fosse in una pianta, in un colore. 
Aveva da tutta la vita ignorato le piccole cose, concentrandosi perlopiù su cose futili: la sua auto, i suoi vestiti firmati, profumi e tanto altro, cose del tutto inutili adesso. Il vedere la terra fertile, bagnata dall'acqua purificata dentro un bollitore da tè o qualche arnese simile, lo riempiva di gioia e speranza. Patrick, prima di congedarsi da Nathan e tornare alle questioni del suo accampamento, gli aveva dato una mela verde: liscia, profumata e invitante. La contemplò per qualche secondo o forse minuti, e fu restio a mangiarla, poiché voleva conservarla, come se la mela potesse essere eterna e mai marcire. Un frutto che irradia speranza, cambiamento e futuro. Un debole vento soffiava da ovest, quando arrivò vicino alla sua stanza. Una piccola baracca meno grande dalla stanza in cui era stato medicato. Un letto comodo con un leggero lenzuolo, un comodino e una sedia di legno. Il pavimento era pulito e il soffitto aveva conosciuto giorni migliori. La fioca luce che fuoriusciva dalla piccola lampada illuminava parzialmente la stanza, lasciando al buio un piccolo angolo in cui c'era un attaccapanni vuoto. Alla sua sinistra una piccola finestrella tappezzata alla meglio con delle assi di legno che impediva al calore di disperdersi, anche se quella finestra era stato parzialmente sigillata molto prima dell'arrivo dei Patrick e il suo gruppo. Nathan si stese sul letto fissando il soffitto oscurato. Un silenzio assordante penetrò fin dentro la testa, risucchiandolo con sé. Poi il viso di Eva fu scaraventato nei suoi pensieri, confusi tra facce di sfregiati e corpi dilaniati. Un intensa nube nera si stagliava all'orizzonte tra scheletri di tetri edifici spogli e dimenticati. Le finestre, perse nell'oscurità, sembravano occhi vigili pronti a risucchiare gli incauti viaggiatori. Le strade, percorse da profonde spaccature perse tra confini ignoti, inghiottivano il mondo nelle sue viscere. In lontananza cinque missili cadevano giù dal cielo, lasciando dietro di sé una scia che rapiva gli sguardi terrorizzati della gente. BOOM! La terra trema inerme sotto il peso della morte e l'accecante bagliore che si innalza in aria a mo' di fungo. L'onda invisibile spazza e polverizza tutto quello che incontra senza pietà. Il boato risuona orgoglioso per miglia nel cielo che osserva la fine, e l'inizio di una nuova era in cui l'uomo non è più il benvenuto, ma solo una razza che non ha saputo evolversi ma regredire nell'avidità, egoismo e indifferenza. Eva corre con le lacrime agli occhi verso di lui che non riesce a muoversi, mentre l'onda la polverizza lentamente, come se il tempo si fosse improvvisamente rallentato, allungandole l'agonia. L'esile mano cerca di raggiungere il viso di lui e le gambe si polverizzano nell'aria. I suoi occhi spenti e infossati cercano lo sguardo di Nathan, prima di perdersi tra cenere e vento. 

******

Nathan si svegliò spaventato da un forte rombo e si mise a sedere sul letto. La polvere danzava leggera unendosi con le flebili luci che penetravano dalle fessure della finestra. Prima di alzarsi, fece un respiro profondo e poi guardò fuori dalla finestra, attraverso le assi di legno. Patrick era accanto a un fuoristrada grigio graffiato e tamponato in vari punti. Due persone, una donna e un uomo, erano vicino a lui e discutevano. Nathan prese il suo zaino dai piedi del letto e lo mise in spalla, poi uscì. Le nuvole plumbee si stagliavano fisse in cielo, ma del sole non c'era alcuna traccia, se non qualche debolissimo e sporadico raggio qua e la. La gente aveva cominciato la sua giornata, affollando il viale di cemento da cui fuoriuscivano piccole erbacce dal pavimento. Nathan non guardò nessuno in faccia e camminò dritto davanti a sé, tra gli sguardi circospetti.

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