Riprendere il controllo

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"Che cazzo fai?!" urlò qualcuno alle spalle di Colbert che si volse subito. Era Ector. Forse era entrato di soppiatto ed aveva assistito a tutta la scena.

"Come che faccio?" Colbert rimase intontito "Cercò di estrarre delle informazioni."

"Non serve più. Il tizio dell'altra stanza ha parlato. Occupati di lui..."

Colbert si volse con un sorriso compiaciuto, alzando in aria il martello e preparandosi per il colpo di grazia.

"Ma che cazzo fai?!" urlò ancora una volta Ector arrabbiato "Devi portarlo alla fossa dei cadaveri. Non voglio un altra stanza che puzza di viscere, idiota del cazzo!"

Colbert abbassò il martello, lanciando uno sguardo minaccioso verso Nathan che, dal dolore quasi aveva perso i sensi.

"Sbrigati a portarcelo. Abbiamo già messo quel che rimane del tizio dentro il furgone" Ector uscì, sbattendo la porta alle sue spalle. Colbert tagliò la corda che legava Nathan, lo prese da sotto un braccio e lo trascinò fuori. L'unica cosa che riusciva a intravedere dai suoi occhi tumefatti, era la striscia di sangue infinità sul pavimento grigio scuro. La seguì con gli occhi senza distaccarsene mai come un quadro bello ma di cui ti sfugge il senso. Poi una guardia apri la porta e fu accecato dalla luce del sole.

C'era un furgone grigio vicino al cancello di ferro arrugginito, circondato da recinzioni modulari malandate e divorate dalla rugine. Due edifici di un solo piano erano a distanza di qualche metro tra loro con due fuoristrada; uno di colore nero e l'altro marrone scuro. Lungo le pareti correvano molteplici crepe. Diverse guardie armate con fucili di caccia e pistole sorvegliavano l'accampamento. C'era un grosso albero ripieno di foglie verdi al centro di in un piazzale non curato.

"Vuoi darti una mossa, Colbert!" urlò Ector. Poi si volse verso l'uomo paffuto vicino al furgone e con la mano gli fece segnò di aiutarlo. Quello si precipitò goffamente verso Colbert, caricarono Nathan dietro al furgone e lo misero a sedere. Infine gli legarono i polsi con uno straccio resistente. Ai suoi piedi c'era una lunga sacca nera con diverse macchie di sangue. Colbert la colpì con due calci per far posto ai suoi piedi e sedersi di fronte a Nathan, mentre l'uomo paffuto chiuse le portiere. Poi si mise alla guida del mezzo con un altro uomo che sedeva al fianco. Infine partirono.

Colbert fissò Nathan, mentre il furgone traballava spostandoli un poco a causa del terreno accidentato. Dal finestrino posteriore la base diventava sempre più piccola, fin quando l'orizzonte fu inghiottito lentamente dai rami dagli alberi.

"Sei fortunato,  amico. Molto fortunato" Colbert indicò con il capo il cadavere nella sacca nera "Almeno non finirai a pezzi come questo povero idiota. Sai, penso che tu conosca questo tizio. Certo, non ha più la testa sulle spalle e diciamo che... che con la sua testa hanno fatto una bella partita a Bowling assieme alle sua gambe. Ma non credo che Steve abbia messo pure la testa nel sacco, mmh... Ah è vero. Gliel'hanno sfracellata. Comunque, credo sia qualcuno del tuo accampamento, magari un tuo carissimo amico, chi lo sa."

Nathan non comprese nulla, oltre a qualche parole confusa e distorta. A stento riusciva a tenere gli occhi aperti, fissando con rabbia Colbert che sorrideva. Udiva solo un rumore costante che fischiava senza sosta nei suoi timpani insanguinati. Poi senza accorgersene, venne risucchiato nei meandri della sua mente. Il volto di Eva che li sorrideva. Gli occhi lucenti e impregnati di luce mistica. La cercava nei suoi ricordi, nel suo passato, lontano dal presente.

Il furgone dondolava da una parte e l'altra, finché non svoltarono a destra, in una strada asfaltata che girava attorno a una montagna. Dalle pendici si intravedeva quel che rimaneva della città di Tolmen. Le bombe avevano distrutto l'80% degli edifici, anche se qualche struttura costruita pochi anni prima, aveva resistito all'onda d'urto dei missili. Perlopiù complessi residenziali e qualche prefabbricato. Un tempo ammirare la città da questa altezza sarebbe stato una gioia per gli occhi, ma la nube grigiastra che sovrastava l'intera città, rendeva il tutto molto spettrale.

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