Nathan corse a perdi fiato senza voltarsi mai indietro. Gli alberi si facevano più fitti e sempre più numerosi. Le foglie offuscavano la luce del sole che filtrava debolmente da alcuni rami. Era autunno, ma l'inverno era alle porte. Si fermò accanto a un tronco, poggiando una mano su di esso. Non ce la faceva più. Il cuore sembrava quasi implodere nel suo petto. I polmoni bruciavano come se stessero prendendo fuoco. "Eva... dove sei..." il suo unico pensiero era rivolto a lei. Immaginava ogni angolatura del suo viso per darsi forza.
Si voltò indietro, ma tutto taceva. L'infinità di arbusti sparsi nella foresta gli impediva di avere una visione chiara del luogo. Dove si trovava? Quanto aveva corso? Ma l'unica domanda che lo assillava come un pensiero ossessivo era una sola: dov'era Eva?Prese a camminare, scrutando ogni singolo albero, arbusto o massi di pietra. Forse Eva aveva raggiunto Julien. Forse c'è l'aveva fatta, ma una parte di lui suggeriva tutt'altro. Combatteva con se stesso, contro delle risposte incerte. Una cosa però la sapeva, si era perso.
Arrivò vicino a uno spazio aperto, pochi alberi, niente arbusti e i raggi solari arrivavano dritti sul terreno. Una striscia di sangue finiva dietro un grosso masso. Una fitta lo colpì al petto. Lo stomaco sembrò contorcersi dentro, mentre camminava attorno ad esso. Il tempo rallentò improvvisamente, vide una scarpa nera, poi le gambe con una tuta sportiva grigiastra. Un uomo di schiena al muro, mentre uno sfregiato riverso in ginocchio su di lui affondava i denti nelle sue interiora con in mano quello che ne rimaneva dello stomaco, intorno a un lago di sangue. Era morto da poco. Vicino alla mano una pistola Colt.45 con alcuni bossoli intorno. D'un tratto l'essere si volse verso Nathan, aggrottando quel che ne rimaneva delle sopracciglia da cui crescevano piccole spore di funghi marroncini. Sopra la testa aveva un grosso fungo biancastro e diversi funghi piccolissimi dello stesso colore tutt'attorno. Ringhiando si alzò in piedi, gettando violentemente le budella per terra e si scaraventò ferocemente addosso a Nathan. Riuscì a scansarsi in tempo prima che lo afferrasse. Quello cadde per terra e si rialzò subito, voltandosi rabbioso verso l'uomo. Nathan si guardò attorno alla ricerca di qualcosa di solido per difendersi. Quest'essere era diverso dagli altri. Poteva correre ed era molto veloce. Prese velocemente un grosso ramo alla sua sinistra, mentre lo sfregiato si diresse a gran velocità verso di lui. Nathan sferrò una mazzata dall'alto, colpendo la tempia dell'essere che cadde a terra come una statua. Dalla parte della testa sfracellata, uno strano liquido giallastro fuoriuscì dal cervello, riversandosi sul terreno.
"Cazzo, amico" una voce rauca provenne dietro di lui. Nathan si volse. Un uomo barbuto abbastanza alto e piazzato, indossava un capello di lana nero sulla testa e una camicia a quadretti rossa. In mano una mazza da baseball insanguinata con alcuni chiodi conficcati. "Ci sai fare!" continuò.Nathan si mise in posizione di difesa, impugnando il ramo con entrambe le mani e lo guardò dritto negli occhi in attesa di una sua mossa.
"Ehi, calma, amico" l'uomo sorrise "Non ho brutte intenzioni"
"Chi sei? Cosa vuoi?" Nathan si guardò attorno nervoso, cercando con gli occhi eventuali sagome nascoste nella vegetazione. Non era mai buon segno incontrare un estraneo.
"Mi chiamo Colbert Dawson. Tu invece?"
"Nathan... Nathan Clive"
"Sei da solo?"
"Perché lo vuoi sapere?" Nathan era sempre più nervoso.
"Per parlare"
"Ti sembra il posto e il momento adatto per chiacchierare?!"
"Hai ragione, amico. Ma non vedo una persona da tre settimane. Non so nemmeno se tu sia vero o solo una fottuta di allucinazione" Colbert abbassò lo sguardo.
"Quindi sei solo?" Nathan corrugò le sopracciglia, guardandosi freneticamente attorno come se da un momento all'altro si aspettasse di essere assalito, ma non scorgeva nessuno.
"Da un mese o forse più..." Colbert ruotò il viso alla sua sinistra "Ero... ero con mia figlia.. poi..."Nathan sentì un fitta al cuore e senza rendersene conto abbassò il ramo. Colbert rimase in silenzio, fissando l'erbacce mosse dal vento.
****************
I due uomini camminavano nella foresta, voltandosi di tanto in tanto per accertarsi che nessun sfregiato sbucasse dal nulla. Ad ogni passo gli alberi diventavano sempre meno, la terra fanghiglia e l'erbacce meno numerose.
"Dove sei diretto?" Colbert si volse sorridendo."Al mio accampamento. Tu invece?" Nathan tralasciò spontaneamente di dirgli che cercava Eva, ma voleva essere ottimista. Voleva credere che ora fosse con Julien, al sicuro.
"Dove mi porta il sole, amico" l'uomo alzò lo sguardo verso il cielo plumbeo.
"Il sole?!"
"Circa due settimane fa, gli sfregiati hanno distrutto il mio ultimo rifugio. Da allora seguo il sole, amico"
Nathan non capì, ma non volle approfondire. Di persone strane già ne conosceva abbastanza nell'accampamento. Il contagio aveva deviato le menti di molte persone "Hai detto che non vedi un uomo da tre settimane, giusto?"
"Si, proprio così, amico. Era un uomo di mezz'età di nome Robert. Ho passato una settimana in casa sua prima di scoprire che era contagiato. Si è trasformato mentre dormivo o almeno mentre ci provavo, visto che non dormo più bene da quando... da quando Lily è morta..." Colbert abbassò per un attimo gli occhi "Comunque, mentre si avvicinava ho sentito i suoi gemiti e l'ho ucciso con questa" L'uomo mostrò la mazza da baseball chiodata "Non ho passato molto tempo con lui, ma è stato l'unico a non avermi sparato o attaccato a vista, oltre te"
"Mi dispiace. Ma come sapevi che fosse infetto? Voglio dire, l'hai ucciso solo perché hai sentito dei gemiti?"
"No, amico. E' stato morso a una gamba mentre lavorava nel suo fienile. Poi gli è salita la febbre e ho dovuto prendermi cura di lui perché non poteva muoversi da letto. Quella notte dormivo sulla poltrona, a due metri circa dal suo capezzale" Colbert si rattristì "...Il resto lo sai... Ma dimmi, c'è molta gente nel tuo accampamento o sei da solo?"
"No, non sono da solo. Siamo in quaranta e ci prendiamo cura l'un l'altro. Conosci la Comunità di Julien?"
"Sì, ne ho sentito parlare, amico, ma non ci sono mai stato. So che avete molte armi, più della Dalton. E' vero che avete un arsenale segreto sotto il vecchio bunker Governativo?!" Colbert parve molto curioso."Be' non ti conosco abbastanza per dirti certe cose, e poi, se devo dir la verità mi sono perso. Non so neanche da che parte andare per ritrovare l'accampamento" Nathan si guardò attorno.
Colbert sorrise compiaciuto "Dovremmo essere vicino il lago Morik. Dev'essere oltre quegli alberi" l'uomo indicò la direzione con la mazza chiodata "La comunità di Julien è vicino a New Stone, giusto?"
Nathan si stranì "Come fai a saperlo se non ci sei mai stato?!"
Colbert sorrise. Qualcosa colpì dietro la testa Nathan, che cadde a terra come un sacco di patate. L'ultima cosa che vide fu lo scarpone fangoso di Colbert in faccia.
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Contagion
Science FictionIl cielo casca sul mondo ignaro dell'imminente distruzione. La musica del silenzio prepara l'ascesa al caos. Case, strade, città, tutto viene distrutto, bruciato dalle fiamme, disintegrato dalle bombe. L'odio affligge i sopravvissuti e la speranza r...