1. Per non dimenticare

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Amami o faccio un casino.

Riccardo Pov.
"Federica!"esclamai lasciando che i miei occhi percorressero tutto il suo corpo, soffermandosi sulle gentili curve e sulle labbra, che ricordavo essere soffici e saporite.
"Ciao Riccardo." abbozzò un sorriso.
"Come stai? Da quanto tempo non ci vediamo?" chiesi, notai che si irrigidì leggermente.
"Effettivamente da tanto tempo. Che ci fai qua?" chiese non rispondendo alla prima domanda.
"Sto per firmare un nuovo contratto." spiegai.
"Ti sei convertito?" rise, la sua risata era la fine del mondo.
"Già, invece te cosa fai qua?" le chiesi.
Avevo seguito il suo percorso anche quando sembrava non me ne fregasse nulla, anche quando ci siamo persi di vista e quel nostro piccolo grande amore era rimasta una ferita aperta nel cuore, almeno nel mio. Nonostante ciò, sulla sua faccia comparve una smorfia. Non era una novità che avesse mollato la musica proprio all'apice della sua carriera e che la critica e i giornali ne avessero parlato così tanto che era impossibile non saperlo, soprattutto per uno che vive di musica.
"La Torres non ha mai smesso di mandarmi mail, ogni giorno alla stessa ora. Sono venuta a parlarle direttamente." disse.
Annuii poco convinto e inclinai da un lato la testa.
"Riki, dobbiamo andare!" disse Sciré apparendo dalla porta da cui poco tempo prima era entrato per discutere con un dirigente.
"Federica Carta?" disse un po' sorpreso.
"Sciré!"lo salutò con un cenno Federica.
"Sono felice di vederti." sorrise, la salutammo e vidi la sua figura scomparire man mano che le porte dell'ascensore si stavano chiudendo.
"Beh..." tossì Riccardo sorridendo.
"Oh, sta zitto!" scossi la testa.
"Scommetto che non la vedevo da tempo." disse.
"Lo sai meglio di me..." sospirai
Flashback
"Forse dovremmo finirla qua..." sussurrò scendendo dal letto.
"Aspetta." dissi e si voltò, aveva il viso rigato dalle lacrime.
La tirai verso di me e la feci accoccolare su di me, il suo corpo caldo mi faceva girare la testa, ma ero sicuro che non volevo da lei solo sesso. Il mio cuore batteva più forte ogni volta che mi stava vicino, mai uno dei due aveva pronunciato quelle parole, quelle del non ritorno. Era un tacito accordo, darsi tutto ciò che una persona può dare fino a quando può.
"Perché dovremmo?" chiesi spezzando il silenzio.
"Perché stai rischiando, se la gente lo dovesse scoprire, il tuo contratto finirebbe nella spazzatura e cosa sarebbe servito tutto questo?" mormorò.
"Ma io..." non finì la frase perché lei mi stava già baciando e anche questa volta ebbe la meglio.
***
Quando finalmente posi la mia firma sul pezzo di carta, emisi un sonoro sospiro di sollievo.
"Era agitato?" chiese sorridendo la Torres, la dirigente.
"Beh, un pochino. Ora però sto molto meglio." sorrisi.
Quando tornammo a casa mi misi al computer, digitai due parole soltanto: Federica Carta. Non sapevo perché avesse abbandonato tutto, ma da ciò che i tabloid dicevano, ogni giorno Federico, il suo manager, andava a trovarla a casa, ma da quanto la stampa riporta era sempre stato allontanato dal suo attuale fidanzato. Guardai una loro foto insieme, Federica sorrideva appena e lui la stava guardando intensamente negli occhi.
Sembravano una bella coppia, sospirai e chiusi il computer.
"Stasera c'è una festa nella discoteca in Corso Vittorio Emanuele, sei stato invitato e ci saranno i grandi della musica italiana e internazionale." disse.
"Fantastico, dev'essere interessante. Però stasera dobbiamo finire di sistemare quel pezzo, è importante." dissi.
"Lo so, lo faremo domani. È di vitale importanza che tu sia presente alla festa di stasera." disse serio e dicendo questo tornò in camera sua.
Proprio così, io e Riccardo condividevamo la casa.
Federica Pov.
"Non ci andremo." sibilai.
"Invece sì, mettiti un bel vestito, possibilmente che ti copra abbastanza, ma mi permetta di levartelo in fretta perché stasera al ritorno, ti voglio per me." ringhiò Marco.
"Questo non era negli accordi." ribattei.
"Neanche la piccola Sofia era negli accordi, vieni alla festa o no?" sorrise.
Lo guardai male e arrabbiata andai nella cabina armadio, scelsi un vestito lungo blu elettrico e delle scarpe col tacco, mi truccai in fretta e scesi, tornando al piano inferiore e trovandolo già pronto. Vivevo in un attico a due piani, con una vicina davvero simpatica che talvolta mi portava i dolci a colazione, in fondo questa tortura non era poi così male.
Mi sedetti al suo fianco sbuffando non poco.
"Tesoro stai calma." disse.
"Vaffanculo!" imprecai e per il resto del tragitto non fiatai, mi limitai a guardarlo male.
L'attico era in centro, a Porta Nuova ed ci impiegammo poco ad arrivare in Duomo. Arrivati al locale mi ritrovai catapultata nel mio mondo, a che gioco stava giocando?
"Cosa ci facciamo qui?"chiesi.
"Quando erediterò la casa discografica inizierò ad andare ad eventi come questi, tu sarai mia moglie e andrà tutto a meraviglia. Stasera ci sarà anche Elisabeth Torres, non commettere scelte sbagliate o ti si ritorceranno contro, hai già sbagliato ad andare a parlarci. Devo farmela amica perché presto quel posto sarà mio." mi mollò la mano che aveva afferrato poco prima e si avviò verso alcuni uomini, i suoi piani non sarebbero andati come pensava. Quando uno dei camerieri mi porse lo champagne, non rifiutai e lo buttai giù in un sorso, l'alcol era il mio unico alleato stasera.
"Ciao di nuovo." la voce calda di Riccardo, una delle voci impossibili da dimenticare, mi solleticò il collo.
"Ciao, anche tu qui?" chiesi.
"A quanto pare sì, hai litigato con il tuo... ragazzo?" chiese indicandomi Marco.
"Sembrerebbe di sì..." dissi.
"Che piani hai questa sera?" mi chiese.
"I tuoi saranno sicuro migliori dei miei, ma se te li spiffero nel giro di un secondo saranno di dominio pubblico. I miei delitti li compio senza lasciar traccia." scherzai accettando volentieri il cocktail che un altro cameriere mi stava porgendo.
"Non sapevo fossi diventata un'assassina." ridacchiò.
"Strano, ma vero..." sospirai incrociando lo sguardo di Marco.
"Credo che sia arrivata l'ora di tornare dal mio fidanzato, a presto." aggiunsi.
Mentre mi stavo per tornare da lui il mio cellulare squillò, risposi.
"Fede..." la voce angosciata di Arianna mi fece venire la pelle d'oca.
"Arianna, che succede?" chiesi.
"Sofia, è sparita. Non so come sia successo, era come me, è stato un attimo e non c'era più."disse e mi allarmai.
Imprecai, promisi che avrei sistemato la faccenda e mi diressi verso la mia condanna.
"Abbiamo un problema." ringhiai.

TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo, come avrete potuto capire, la vita di Federica è parecchio complicata...
A presto con il prossimo capitolo😘
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Vittoria💙

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