18. Rumore di fondo

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Fai buon viaggio e butta quelle sigarette. Perché meriti di vivere per sempre.

Federica Pov.
Allora siamo d'accordo per questa sera?" mi chiese Tommasini.
"Direi di sì." dissi sorridendo e sperando che uscisse da questa stanza per poter guardare nei suoi cassetti o in altre parti della camera, che ancora non avevo ispezionato fin ora: il suo studio.
"Devo firmare qui?" chiesi indicando il foglio che mi aveva appena passato.
Lui annuì, dovevo inventarmi alla svelta una qualsiasi scusa.
"Ha ancora quel delizioso limoncello dell'altra sera?" chiesi, sapendo che se fosse andato a prenderlo mi avrebbe lasciata sola.
"Direi di sì, vado a prenderglielo subito. Due bicchierini, brindiamo." disse.
Non appena uscì dalla porta, mi fiondai verso la sua scrivania di mogano e guardai in ogni cassetto, uno in particolare mi intrigava, quello ovviamente chiuso da una chiave.
A differenza delle ragazze che hanno sempre dietro una forcina, io non avevo nulla e ciò non era divertente.
Vidi la chiave, sotto una carta e velocemente riuscii ad aprire il cassetto. Documenti su documenti. Presi tutto e infilai ogni fascicoletto nella borsa che avevo appoggiato sulla sedia, quando Tommasini entrò nella stanza finsi di esser caduta a causa dei tacchi, che avevo messo per l'occasione, mentre osservavo la sua collezione di navi in legno sulla mensola.
"Belle vero?" mi disse aiutandomi a sollevarmi da terra, spinsi con un piede la borsa sotto la sedia.
"Molto, specie... uhm, quella a vela." dissi.
"È la mia preferita! Si chiama Vanessa. Stasera mio figlio sarà libero, sarà felice di averti come compagna e naturalmente ti verrà a prendere." disse versando il liquore giallo neo bicchierini.
"In realtà Federico mi avrebbe accompagnata, ma credo che non si offenderà..." dissi.
Non volevo certo andare con quel ragazzino, ma dovevo assecondarli in ogni modo possibile ed immaginabile per mostrarmi devota a loro.
"Mi rincresce, ma come ha ben detto, non si offenderà." sorrise.
"No infatti, ma preferisco farmi accompagnare dal mio personale autista. Sa, lui non riesce proprio a stare fermo, quindi verrò da sola e poi mi ricongiungerò a suo figlio." dissi.
Dopo poco mi congedò e cercando di non sembrava una ladra, ciò che effettivamente ero, mi affrettai verso il punto d'incontro.
"Allora?" chiese Fede scuotendo la testa.
"Benone! Andiamocene in fretta. Ho delle novità, un mucchio in realtà." dissi.
"Fantastico." disse per poi sfrecciare sulla strada libera per tornare a casa dei due Riccardo.
***
"Stai scherzando vero?!" esclamò Riccardo strabuzzando gli occhi.
"No." scossi la testa divertita.
"Sono un mucchio di cose da leggere... chissà quanti segreti nasconderà." rise Federico.
"Speriamo. Magari solo solo scartoffie..." borbottai.
"O forse no. Ci conviene iniziare subito, voglio dire... tu stasera devi presenziare a quell'evento e poi devi cantare, quindi come dice il detto, chi ben comincia è a metà dell'opera." sospirò Riccardo per poi iniziata ad aprire il primo fascicolo.
Ognuno aveva un nome diverso e in ognuno c'erano parecchi documenti, che non riuscivo a capire di cosa parlassero.
Verso le otto, dopo essermi preparata e truccate a dovere, insieme a Federico, che si era portato metà dei documenti con sé, andai al locale dell'evento.
"Grazie Fede." gli dissi quando arrivammo a destinazione, un po' più lontano rispetto a dov'era l'evento...avevano affittato tutta la terrazza Martini.
Lui sorrise.
"Sono qui per te. Come manager, come amico." disse.
"Lo so. Ti voglio bene." gli dissi prima di scendere dall'auto.
Camminai sicura di me stessa e quando arrivai, Enea era già lì, tutto incravattato, sembrava un pinguino per via dello smoking...
"Ciao." mi salutò posandomi un bacio leggero sulla guancia.
"Ciao." dissi ricambiando il saluto.
"Entriamo, sarà una serata memorabile." mi sorrise.
Salimmo in ascensore fino al secondo piano, il locale era già pieno di gente, scrutai l'ambiente circostante, non mi sembrava di conoscere nessuno.
"Allora cosa mi racconti?" chiesi rompendo il ghiaccio.
"Oh, oggi pomeriggio mio padre ha scoperto alcuni documenti gli sono stati sottratti." sospirò passandosi una mano tra i capelli.
Bingo! Magari poteva darmi qualche informazione utile su quelle carte così criptiche.
"Cavoli! Spero non fossero importanti." dissi.
"Purtroppo non erano di poco conto. Sarà stata una delle domestiche, sono sempre donne in cerca di soldi, non capiscono che il loro posto è inferiore al nostro!" esclamò.
Che razza di ragionamenti faceva questo ragazzo? Non ha ancora imparato che i soldi non sono tutta a vita, che nessuno è inferiore a nessun altro!
"Già... una domestica." borbottai.
"Vuoi qualcosa da bere?" mi chiese.
"Sì. Grazie." dissi.
"Cosa vuoi? Che vado a prenderlo anche per te." disse.
"Un Long Island." risposi.
Annuì sorridendo, dicendo che sarebbe tornato in fretta.
Una signora mi venne vicina.
"Signorina Carta! Ma allora sta insieme a quel ragazzo!" disse una signora di mezz'età.
"Buonasera. No, non stiamo insieme." dissi.
"Ma come no, siete così carini." disse sorridendo.
"Mi scusi signora, ma io sono fidanzata e non con Enea Achille Tommasini, che ha un po' di anni meno di me!" esclamai esasperata.
"Oh, mi scusi... mi sono intromessa un po' troppo." disse per poi allontanarsi in fretta.
Enea arrivò, porgendomi il cocktail, da cui bevvi un lungo sorso.
"Ti sei esercitata oggi? Pronta a cantare?" mi chiese.
"In realtà no, ma non credo d'averne bisogno. Peccherò di presunzione, ma prima di cantare stasera mi basta pensare ad una persona." dissi sorridendo.
"Anzi, a due." mi corressi guardando per in frazione di secondo verso il cielo.
Riccardo Pov.
"Ciao Riki." mi salutò un ragazzo che non avevo mai visto prima d'ora.
"Ciao, sono sveglio? Ce l'ho fatta?" chiesi andando verso di lui.
"Ehm... no. Mi spiace." sussurrò.
"Sono morto..." sussurrai.
"No, non ancora. Sei ancora in questa specie di transizione. Non mi conosci, ma io so tanto di te. Sei un bravo ragazzo Riccardo, sei quello giusto per Fede." mi disse.
"Tu la conosci?" gli chiesi sorpreso.
"Sì, la conoscevo." sorrise.
"Ah, già. Giusto, capisco. Lei è una ragazza splendida, in gamba. Io la amo." dissi.
"Lo so, lo vedo. E anche lei in cuor suo sa di amarti." disse.
"Ma non me l'ha ancora detto." constatai.
"Ed è per questo che sei ancora qua? Devi aver fiducia in lei, se sei qua è perché non sei ancora pronto ad andare oltre. Né verso la fine, né verso un nuovo inizio." affermò.
"Io... io credo di averlo capito adesso, cioè. Credo di essere pronto adesso." esclamai.
Lui sorrise e annuì piano.
"Non mi hai detto il tuo nome." dissi prima di andare verso la luce bianca e forte che mi attirava così tanto.
"Dì a Federica che la proteggo sempre, che sono sempre vicino a lei. Dille che un giorno ci rincontreremo ancora chissà dove e che siamo stati grandi attraversando gli anni." sorrise salutandomi e la luce m'investì.
I rumori fastidiosi delle macchine a cui ero attaccato mi facevano venire il mal di testa.
Un continuo suono irritante e un odore di alcool così forte da far venire la nausea.
Non vedevo più nero, ma grigio. Grigio e poi mia sorella.
"Riki!" disse la Nanci tremando.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto, come state?
Io bene, sono stanca. Spero di riuscire a dormire stanotte, ultimamente soffro d'insonnia.
Domani avrò la verifica sull'Iliade, prego e imploro che metta da farmi analizzare in metrica il proemio e non Ettore e Andromaca😂
Vi auguro una buonanotte, a presto.
Vittoria😘

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