5. Nè capo nè coda

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Federica Pov.
La giornata era passata in fretta e dopo le prove sul palco dell'Atlantico, erano arrivate le prime ragazze per il meet e gret, non mi piaceva essere a Roma, non mi piaceva per niente.
Erano un paio di anni che non vedevo più i miei genitori e sapevo che erano preoccupati tanto per me quanto per Arianna, in fondo eravamo state tutte e due dei disastri.
Continuavo a guardarmi le spalle, come fosse costantemente in pericolo, sospirai.
"Sei nervosa?" una voce famigliare mi arrivò alle orecchie, mi voltai.
"Fed..." feci quasi per urlare, ma mi tappò la bocca portandomi in un camerino nel backstage.
"Promettimi di non urlare e ti faccio parlare." disse, annuii con gli occhi.
"Cosa ci fai qui? Lasciami stare." dissi ansimando.
"Mi hanno fatto entrare, mio Dio Fede! Non puoi avere paura di me! Lo so che quel tuo talento ce l'hai represso dentro, perché te ne sei andata? Non credo alle bugie che mi hai rifilato, fidati di me, torna a galla insieme a me!" esclamò.
Lo guardai, vedevo nei suoi occhi tutta la stima che aveva di me, era come un fratello maggiore e io gli avevo mentito.
"Non posso Federico, non posso. Non lo vedi che non ce la faccio, cantare mi ha rovinato la vita!" dissi, ed era vero, a metà.
"Se solo non mi mentissi..." sussurrò.
"Vattene! Vattene via, lasciami in pace!" urlai.
Scosse la testa e mi lasciò sola nella stanza, iniziai a sentirmi soffocare e a sentirmi oppressa.
La porta si spalancò rivelando la figura snella e alta di Riccardo.
"Che hai?" chiese avvicinandosi.
Alzai una mano per dirgli di starmi lontana, ma ottenni l'effetto opposto quando le lacrime iniziarono a sgorgare e il respiro continuò a mancarmi sempre più.
"Tieniti a me." disse afferrandomi prima che mi lasciassi cadere a terra.
"Lasciami..." dissi quando ripresi la mia stabilità.
"Cos'è successo?" chiese.
Mi voltai e mi guardai nello specchio, ero orrenda.
"Niente, è tardi. Devi andare a prepararti." dissi.
"La mia manager sta male, mi devo occupare anche di questo no?" disse sarcastico.
"Sono io che mi devo occupare di te." dissi piano.
"Perché hai smesso di cantare?" chiese prendendomi in contro piede.
"Devo andarmi a sistemare, ci vediamo dopo Riccardo." mormorai uscendo dalla stanza.
Andai nel mio camerino e mi pettinai i capelli, mi sistemai il trucco e fui già pronta a tornare in scena.
Erano le nove e stava cantando Tyrell Landon, una nuova piccola stella della musica. Stavo facendo un giro nel backstage e incontrai proprio prima della sua uscita, Riccardo.
"Hai fatto i vocalizzi? Sei pronto?" chiesi.
"Sì, non preoccuparti. Non rovinerò il tuo mondo perfetto." scosse la testa.
"Non mi conosci Riccardo, non più. Non puoi giudicarmi." dissi.
"Hai ragione, non ti conosco più. Grazie per il tuo bel in bocca al lupo." si voltò e salì sul palco.
Riccardo Pov.
La serata era andata bene, davvero molto bene a dir la verità, anche se credo di aver cantato più con rabbia che altro, ma il fatto è che se non sei esperto di musica lo capisci più difficilmente. Stavamo per andare in hotel, quando Federica decise che sarebbe stato meglio andare direttamente a Firenze e dormire il quello stupido pullman.
"Ma non possiamo semplicemente partire domani mattina?" chiesi.
"No, decido io e poi viaggiando adesso domani mattina puoi anche dormire quanto vuoi.
Il prossimo concerto é tra un giorno e mezzo e possiamo riposarci meglio se partiamo ora." disse e la questione di chiuse lì, almeno per quel momento.
Imbronciato salii su quel dannato coso e feci finta di dormire, volevo aspettarla e dirgliene quattro perché mi faceva davvero tanto incazzare, ma prima che arrivasse passò un po'. Eravamo già partiti da circa un'oretta e dormivano quasi tutti quelli che erano nel bus insieme a me: Riccardo, Davide, il secondo autista, ma non Federica, lei era al telefono con qualcuno e sentivo la sua voce.
"Come sarebbe a dire?! Sei un incosciente!" sibilò cercando di non alzare la voce.
Il bus era strutturato in tre parti differenzi, la prima dove c'erano le cuccette, la seconda era la zona bar e la terza, zona relax e lavoro. Io preferivo dormire sui divani che quasi sembravano un letto, piuttosto che nella cuccetta e sentivo abbastanza bene quello che stava dicendo, anche perché gli spazi erano davvero ristretti.
"Non dovevo andare, non sei capace di fare l'unica cosa che dovresti fare! Stavolta è finita sul serio!" disse.
"Non me ne frega un cazzo. Vedi di portare Sofia a casa sana e salva oppure questa volta non ti copro, Marco." aggiunse dopo qualche minuto di pausa.
Scossi la testa, mi ricordai del fatto che aveva una figlia. Mi passai una mano tra i capelli e decisi di guardare su internet qualche notizia di questa bambina.
Non assomigliava tanto a Federica, ma era carina, sospirai e spensi il cellulare.
"Ah, sei sveglio. Vado da un'altra parte." disse Federica quando entrò dalla porta.
La guardai, aveva le gote arrossate credo per colpa della litigata di prima, ma era lo stesso bella.
"Puoi restare, non mi dai fastidio." dissi.
Annuii, mordendosi il labbro e si sedette dall'altro capo della stanza, sull'altro divano.
"Sofia non è mia figlia." disse tutto d'un tratto.
"Cosa?" domandai.
"Sofia non è mia figlia." ripetè.
"In che senso?" la guardai.
"Nel senso che non è mia figlia, non ha il mio stesso sangue, non l'ho partorita io e Marco non è mai stato il mio vero fidanzato." sibilò.
"Wow, perché me lo stai dicendo?" chiesi sarcastico.
"Perché volevi saperlo e ti ho accontentato. Lo vedo il tuo sguardo, il tuo sguardo di delusione, lo stesso che ho visto negli occhi di Federico oggi. Per questo ho voluto andarmene da Roma il più presto possibile, non vedo i miei genitori da anni e la mia vita è un casino, Riccardo. E tu, proprio tu, mi giudichi per questo. Ho passato un sacco di tempo a fregarmene degli altri, ma nessuno sa davvero cosa sto facendo e perché, ma ormai tutti preferiscono parlare senza sapere piuttosto che chiedermi direttamente come sto. Vuoi saper cosa c'è? C'è che sono stufa della mia vita, di ciò che accade e di ciò che non accade."  tremò.
La guardai stupefatto.
"Se Sofia non è tua figlia, di chi è?" chiesi.
"Di Arianna e di Marco." sorrise amaramente.
"Perché la fai passare per tua?"
"Perché non sempre abbiamo scelta. E adesso lei è chissà dove, con chissà chi, per la seconda volta e non posso fare nient'altro che sperare di sparire e ricominciare da capo." le sue parole erano vuote, non c'erano emozioni.
"Mi dispiace." affermai.
"Anche a me." si sdraiò e si tolse le scarpe, i tacchi fecero un tintinnio quando entrarono a contatto con il pavimento.
"Hai sempre una scelta." le ricordai.
"Forse, ma è troppo tardi adesso." chiuse gli occhi e io la guardai corrugando la fronte, dopo poco si addormentò, ma io no.
Cosa le era successo per diventare la persona che era adesso?
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto! Il 15 andrò al concerto di Riki e il 2 dicembre da Fede e sono indecisa sul fatto di dirle dell'esistenza delle mie storie, più che altro perché lei mi ha aiutata a lottare per ciò che voglio veramente. Sono molto in dubbio, ma va beh, ho ancora tempo.
A presto,
Vittoria😘

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