15. Dove sei?

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La nostra storia è molto più, è molto più di un film.

Federica Pov.
Avevo aspettato circa un'ora, era anche andata a prendermi qualcosa da mangiare, ma iniziavo a preoccuparmi perché Riccardo non rispondeva al cellulare, per cui decisi di chiamare Riccardo Scirè.
"Pronto, Federica?" rispose dopo alcuni secondi.
"Ciao Riccardo, hai sentito Riki? È ancora a casa vostra?" chiesi turbata.
"No, non l'ho sentito oggi. Diciamo che abbiamo opinioni diverse su alcune cose. E no, non sono ancora andato a casa." disse.
"Capisco, lo so che avete opinioni diverse riguardo me. Comunque, non mi risponde. Doveva essere qua un'ora e mezza fa ormai, sono preoccupata perché non mi risponde nemmeno ai messaggi." dissi.
"Questo è strano, molto. Di solito risponde..." borbottò.
"Scirè... io lo so che la pensi diversamente, ma se mi vuoi ancora un po' di bene puoi capirmi." sospirai.
"Io non ce l'ho con te, dannazione! Ce l'ho con lui e il suo modo di fare, quanto tempo ci vuole a rovinare tutto e a ritornare com'eravate circa un mese fa?!" disse.
"Poco, ma stavolta non succederà. Riccardo, non ho più una casa e il tuo amico non mi risponde. Ho bisogno di sapere dov'è, se sta bene." esclamai.
"Dove sei?" sospirò.
"In piazza Duomo." risposi.
"Riesci a spostarti in Corso Buenos Aires? Ti porto a casa nostra e vediamo se è là." propose.
"Grazie." dissi e chiusi la chiamata andando a prendere la metro per poi scendere a Lima in Corso Buenos Aires.
Notai la macchina di Riccardo Sciré dall'altro lato della strada, mi stava aspettando, indi per cui mi affrettai ad andare verso di lui.
"Ciao." lo salutai.
"Ciao Fede, dai andiamo." disse per poi accelerare.
Riccardo Pov.
Uno, due, tre spari. Il grilletto puntato contro Marco, poi contro di me.
Mi pulsava la testa, il buio si era impadronito dei miei occhi, sentivo gemiti di dolore e la voce di Marco chiamarmi.
"Riccardo..." biascicava in continuazione come fosse un disco rotto.
Federica Pov.
"Non è qui." disse Riccardo corrugando la fronte.
"Provo a richiamarlo." dissi.
Continuava a squillare a vuoto.
"Sarà uscito, ti ha detto dove sarebbe stato oggi pomeriggio?" mi chiese.
"Qua, a casa." dissi.
"E ti doveva venire a prendere, ed effettivamente può essere vero perché la sua macchina non è qui. Non l'ho vista nel giardino."disse.
"Ha il localizzatore? Possiamo trovarlo? Mi sento che è successo qualcosa di brutto." dissi cominciando ad agitarmi seriamente.
"No, però posso rintracciare il suo cellulare." disse dirigendosi in cucina.
Aprì il suo computer e smanettò per qualche minuto.
"Trovato. L'ultima attività proviene da casa tua. Dal tuo attico." disse Riccardo.
"Cosa?" chiesi confusa.
"Viene da casa tua. Riccardo era a casa tua." ripetè.
"No. No. No." mormorai.
"Spero non abbia fatto nulla di stupido!" esclamai.
"In che senso?" chiese confuso.
"È una storia lunga, te la racconto nel tragitto. Dobbiamo andare subito a casa mia." dissi.
Tre quarti d'ora dopo fummo in centro a Milano e subito ci dirigemmo all'attico.
"Dio Mio, perché non avete detto nulla alla polizia!" esclamò Riccardo uscendo dalla macchina.
"Perché il padre di Marco è potente quasi quanto i suoi nemici. Hanno tutti contatti anche all'interno della polizia, non ci si può fidare." sospirai.
Salimmo fino al nostro piano, la porta di casa era socchiusa, brutto segno.
"No ferma." mi ammonì Riccardo sibilando le parole.
"Non vedi i film? E se c'è qualche malvivente là dentro?"scosse la testa.
"Se c'è qualche delinquente lo sapremo solo se apriamo." dissi, per poi affrettarmi a spalancare la porta e a rimanere a bocca aperta.
"Riccardo! Marco!" esclamai vedendo entrambi a terra.
Sciré chiamò subito l'ambulanza.
I corpi di entrambi i ragazzi erano a terra e vedevo attorno ad entrambi del sangue.
Marco si muoveva e lamentava.
"Marco..." dissi avvicinandomi ad entrambi.
"Fede... erano loro. Ci hanno sparati, erano armati. Devi chiamare mio padre e un'ambulanza. Prima che sparassero hanno lottato corpo a corpo contro Riccardo, penso abbia un'emorragia interna alla testa e poi gli hanno sparato ad una spalla." disse con voce fioca.
"Oh Dio..."dissi andando vicino a Riki.
"Riccardo... ehi, ti prego dimmi che stai bene." sussurrai, ma non si svegliava.
Rimasi vicino a lui fino a che l'ambulanza non arrivò a portarlo via, portarono via anche Marco e così chiamai Federico.
"Fede ti prego, vieni." dissi cercando di cacciare indietro le lacrime.
***
Ormai era passata la mezzanotte da due ore, subito dopo l'arrivo dell'ambulanza Riccardo mi aveva portata in ospedale dove poco dopo ci aveva raggiunti anche Federico.
Era arrivata ben presto anche la polizia a farci qualche domanda e avevano operato Riccardo per la diagnosi che già aveva fatto Marco.
Dopo un po' Raffaella e Stefano, preoccupati erano arrivati correndo insieme alla Nanci.
Stavamo aspettando tutti che uscisse qualche medico a dirci com'era andata, tant'è che quando lo vidi da lontano mi parve un miraggio.
"Siete i suoi parenti?" ci chiese.
"Sì! Sono la madre, come sta mio figlio?"esclamò Raffaella.
"Allora, l'operazione è riuscita. Abbiamo estratto il proiettile dalla spalle e tamponato l'emorragia celebrale.Il cervello di Riccardo però è come fosse in stand-by. In poche parole, è in coma." disse il medico.
Raffaella ricominciò a piangere e si abbracciò a Stefano.
"Come facciamo a sapere quando si sveglierà?" chiesi.
"Non ci sono tempi prestabiliti. E per questo, dovremmo parlare anche delle misure straordinarie." disse.
"Che... che cosa sono?" chiese Raffaella.
"Se staccare le macchine in caso vostro figlio non si svegli, signora." disse il medico guardandola con compassione.
Strinsi i denti, non potevano staccarlo subito dalle macchine. Doveva lottare per vivere, doveva sopravvivere.
"Credo sia giusto parlarne più avanti." disse Stefano.
"Lo credo anch'io, superata questa notte avremo modo di parlarne domattina." rispose il medico.
"Possiamo vederlo?" chiesi piano.
"È in terapia intensiva, uno per volta sì." mi rispose.
Annuii.
"Credo sia giusto andiate prima voi." dissi guardando i genitori.
"No, no cara vai tu." disse Raffaella abbracciandomi.
Strinsi forte Francesca prima di andare.
Mi imbambolai un attimo fuori, vedendolo dal vetro tutto intubato, poi entrai.
TO BE CONTINUE
Ecco il capitolo! Spero vi sia piaciuto, come state? Io bene.
Vi auguro una buonanotte, al prossimo capitolo.
Oggi era il compleanno di Riki, a proposito, avete sentito il nuovo singolo di Fede? Io sì e già ama la canzone, è in loop ahah😍😘
Rispetto alle altre storie questa sarà più breve e infatti credo di fare massimo 25 capitoli.
A presto!❤️

Se parlassero di noi || RedericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora