3. Ascoltami

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Ogni istante, vivi sempre.

Federica Pov.
Qualche ora dopo, Marco tornò con Sofia tra le braccia e una faccia alquanto arrabbiata, gli tolsi la bambina dalle braccia e lui schizzò in bagno.
"Mamma, cos'ha il papà?" mi chiese.
"È solo arrabbiato perché ti hanno portata via, dove sei stata?" le chiesi.
"In un bel posto, c'era un signore tanto gentile!"esclamò la bambina.
"Mio Dio... hai fame?" le chiesi.
"No, sono stanca." disse e così dicendo la posso a terra e andò a stendersi di fianco ad Arianna e in poco tempo si addormentò.
Sospirai e andai a cercare Marco.
"Cosa le hanno fatto? Chi è stato?" chiesi.
"Sai che ho tanti nemici..." disse.
"Lo so, con il carattere che ti ritrovi!" esclamai.
"Federica, non iniziamo." sospirò.
"Mi fai arrabbiare! Perché potresti uscire da questa merda, posso aiutarti! Non ti ho mai negato il mio aiuto! Guarda dove hai portato tua figlia, per cosa poi? Per un lavoro, ormai è questo che si insegna ai bambini, ad essere i migliori e a fregarsene degli altri. Cresci in una società che punta alla salute personale e ai bisogni del singolo e allora come puoi pretendere di diventare una buona persona... ma io lo so che c'è il vero Marco, nonostante la tua faccia sempre incazzata e il tuo tono burbero, c'è un uomo con un cuore. Perché devi sempre nasconderlo? Non è così che si vive, possiamo ancora tirarci indietro, puoi ancora farlo." esclamai.
"Non capisci, è quello che si aspettano tutti da me. Mio padre, mia madre, la mia famiglia. Devo farlo e tu mi aiuterai, cominciando a riprendere il tuo lavoro da oggi, devo ottenere più informazioni." disse.
"Ti sbagli, hai già una famiglia. Sofia ti vuole bene e vedo che con lei sei diverso da come ti mostro agli altri. Arianna ti vuole bene..." affermai.
"E tu? Tu Federica?" mi guardò fisso negli occhi.
"Come posso anche solo capire un uomo così?" chiesi retoricamente.
"Eccoti la risposta. Meglio essere come me, che come te." e appena sputò quelle parole, il dolore nel mio petto si fece più acuto.
Riccardo Pov.
"Mi accompagni in studio oggi?" chiesi ad Andreas.
"Devi registrare?" mi chiese.
"Sì, poi devo tornare all'Universal più tardi per definire le ultime cose: l'uscita del disco e altre piccole clausole." spiegai.
Annuì e dopo poco lasciammo Vittoria e loro figlio a casa con Scirè.
Feci ascoltare le nuove canzoni ad Andreas, era da un po' che non lo facevo e i suoi consigli mi erano sempre stati utili.
"Sono dei bellissimi pezzi!" esclamò sorridendo.
Sorrisi e gli feci vedere anche il book con le foto, dopo ore di lavoro andammo all'Universal.
"Dopo mi prometti una cena?" mi chiese.
"Potrei pensarci." risi.
"Eddai, ormai è da così tanto tempo che non parliamo!" sbuffò.
Scossi la testa e chiamai l'ascensore, salimmo al secondo piano e quando le porte si aprirono, un viso familiare si materializzò davanti a me.
"Federica!" esclamò Andreas con un sorriso.
"A-Andreas!" esclamò a sua volta sorridendo.
"Come stai?" aggiunse subito dopo.
"Bene, tu? Sono qua con Vitto e Marcello, nostro figlio sai... ti va di venire a cena da noi? È da tanto che non ci vediamo e, sempre che Riki voglia ovviamente, possiamo passare una bella serata insieme!" esclamò il mio amico.
Federica mi guardò interdetta e si morse il labbro inferiore.
"Avrei molto da fare..." tentennò guardandosi le scarpe, come se ci stesse pensando per davvero.
"Non si rifiuta un invito a cena." dissi.
Sospirò e guardò entrambi.
"Vorrà dire che ci sarò." disse.
"Perfetto!" disse Andreas.
"Potremmo fare tra due giorni, che ne dici?" le chiesi.
"Va benissimo, suppongo che l'indirizzo non sia cambiato... allora a presto." disse.
Per lo meno non se l'era dimenticato!
Dopo che Federica fu salita in ascensore, Andreas mi tirò una gomitata.
"Ancora? Davvero?" chiese scuotendo la testa sorridendo.
"Ancora cosa?" chiesi facendo il finto tonto.
"Lo sai che cosa, ma va bene. Se non vuoi parlarmene allora vorrà dire che io sottintenderò automaticamente tutto." ridacchiò.
Dopo aver ragionato su alcune clausole e fatto sentire direttamente ad Elisabeth Torres gli ultimi pezzi, concordammo insieme l'uscita del disco.
Era appena ottobre e l'uscita sarebbe stata tra venti giorni.
"Ma tu te lo ricordi?" rise Andre.
"Che cosa?" chiesi.
"Quanto eravate discordi tu e Federica al pomeridiano..." disse.
Flashback
"Complimenti, venticinque anni buttati nel cesso. Tu e Strego davvero insieme credo che facciate la mentalità di un bimbo piccolo." ringhiò Federica tirandomi per la manica della felpa.
Mi girai verso di lei, il suo volto era arrossato dalla rabbia e la sua faccia era nera.
"Fede cosa vuoi, dai lascia stare." rispose Nicolas.
"Lascia stare un bel niente. Perché devi far sempre scena? Hai paura di non arrivare al serale? Non c'era bisogno del teatrino per mettere Mike in cattiva luce." disse.
"Non c'era bisogno perché forse lo è già?" chiese divertito il mio amico.
"O forse lo sei tu, tu e la tua combriccola di amichetti tutti trasandati per raccattare le ragazze che vi muoiono dietro. Ridicoli. Cos'è, il quartetto cetra ha bisogno di stare insieme altrimenti si sente debole? Poveri, mi spiace per voi. Peccato per quelle poverette, sabato proporrò lo switch tra me e Alessio, almeno ritornate insieme." sputò quelle parole, ma mentre Nicolas già se n'era andato e lei stava per voltarsi, io la bloccai afferrandole il polso.
"Credi di conoscermi? Non è così, sono meglio di quel che pensi e non devo render conto a te di quello che faccio." dissi.
"Invece sbagli, devi render conto a me di quello che fai se mi coinvolge e beh, oggi mi hai coinvolta fin troppo Riccardo Marcuzzo. Stammi alla larga per la prossima vita." e così dicendo se ne andò.
"Beh, effettivamente non eravamo proprio la coppia modello... ma nemmeno tu e lei eravate amici." ricordai.
"Ma io l'ho sempre ritenuta una brava cantante." si difese.
"Tra il pensare e il fare c'è di mezzo un'abisso." dissi.
"Non le stavo simpatico solo perché ero tuo amico... poi quando mi ha conosciuto meglio in casetta ha capito che ero davvero una persona incredibile!" disse scherzando.
Gli tirai un pugno leggero sulla spalla e tornammo a casa, avevamo deciso che la cena l'avremmo fatta a casa, almeno per oggi.
Federica Pov.
"Sono a casa." dissi andando verso la cucina.
"Ciao." mi salutò Marco.
"Sofia?" chiesi.
"È di là con Arianna, ho preparato la cena." disse.
"Bene." risposi.
"Vado a farmi una doccia, poi arrivo." aggiunsi.
Lui annuì pensieroso.
L'acqua mi scivolava sulla pelle, era così rilassante.
Uscendo ci avvolsi nell'accappatoio e andando in camera mia infilai un vecchio paio di leggings e una felpa e mi andai a sedere a tavola.
Erano le otto e mezza passate e c'eravamo solo io e lui.
"Com'è andata?" chiese subito.
"Bene. Tutto liscio come l'olio. Tra due giorni Riccardo mi ha invitata a cena a casa sua. O meglio, Andreas mi ha invitata a cena a casa di Riccardo." dissi.
"Mica ci andrai." disse secco.
"Invece ci andremo." risposi.
"Ci? Questo plurale mai estatis?" alzò il sopracciglio.
Alzai le spalle e cominciai a mangiare.

TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, vi sta piacendo la storia?
Avete più o meno capito cosa sta succedendo o no?
A presto con un nuovo capitolo😘
Vittoria

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