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Selina aveva i capelli bagnati, la giacca fradicia, i pantaloni zuppi di fango e l'umore più nero del cielo sopra la sua testa.

"Proprio una bella giornata" si disse mentre incespicava tra le pozzanghere per arrivare a casa sua.
<<Giuro che questa volta faccio causa all'omino del meteo>> bofonchiava tra sé e sé la ragazza insieme a molte altre minacce dedicate alla stazione meteo che aveva preannunciato una bella giornata a tutti gli abitanti di Sistem, la città in quel momento sommersa dall'acqua.

Non era stata affatto una bella giornata per quella ragazzina ora impegnata ad evitare infide pozzanghere.

Si era alzata tardi, dato che la sera prima era rimasta sveglia fino a notte fonda per finire di fare (male) i compiti che aveva beatamente
"dimenticato" per trascorrere un pomeriggio con le amiche.
A scuola si era ritrovata a dover affrontare una fantastica lezione di grammatica in prima ora.
Dovrebbe essere illegale mettere cose del genere in prima ora.

Eccezionalmente poi i professori si erano ricordati di un avviso da firmare per quel giorno.
Ovviamente Selina se ne era ricordata la sera prima, e l'aveva fatto compilare in penna stilografica con bella calligrafia...
Nei suoi sogni, perché era già tanto se non aveva ancora perso il foglietto di carta che le era costato una nota, anch'essa da far firmare.
Oltre al danno, la beffa.

Per finire l'avevano di nuovo caricata di compiti, quindi il pomeriggio l'avrebbe passato china su enormi libri ingombranti o a cercare sul computer informazioni sulla vita di persone famose di cui in quel momento non le importava granché .

Per distrarsi da quella triste pioggia e dall'infido pomeriggio che l'aspettava Selina accese il cellulare, che illuminò il suo viso pallido di azzurrognolo.

Mentre smanettava con i tasti alla ricerca di qualcosa di interessante o qualcuno disposto a chattare con lei, avendo perso di vista la sua prima missione, ovvero evitare le pozzanghere, scivolò sul terreno fangoso dritta dritta verso una pozza dall'acqua torbida.
Cadde senza nessun rumore, tranne che per un sussulto per lo spavento.

L'unico pensiero che fu in grado di formulare durante la caduta fu una muta preghiera per salvare il suo cellulare nuovo, mentre chiudeva gli occhi per ripararli dagli schizzi di fango e acqua sporca...

Peccato che non ci fu nessuno schizzo.
Dopo qualche secondo passato con gli occhi serrati Selina si permise di aprirli, non vedendo altri che il proprio riflesso a pochi centimetri dall'acqua.

Era ferma.
Senza toccare terra.
In aria.

Appena lo realizzò urlò con tutto il fiato che aveva, isterica, la magia finì e lei  colpì con un sonoro splash! l'acqua sotto di lei.

Si rialzò subito, come se avesse preso la scossa, per poi correre via sotto lo sguardo infastidito dei pochi passanti, i quali non si erano resi conto di nulla.

Non si fermò finché non arrivò di fronte a casa sua, dove entrò sbattendo la porta alle sue spalle e appoggiandovisi sopra mentre riprendeva fiato.
"Non è successo nulla, non è successo nulla" continuava a ripetere la ragazza dondolandosi.
"Sono solo caduta in acqua, sono solo caduta in acqua..."
se lo ripetè talmente tante volte che quelle parole non avevano più nemmeno un significato per lei, divennero solo suoni indistinti nella sua testa, finché non ci credette.
<<È stata solo un'allucinazione>> disse in tono convinto, sperando di poterci credere.

Dopo un tempo che le parve infinito in cui rimase a fissare il vuoto trovò la forza di alzarsi per andare in bagno a lavarsi.
Allucinazioni o no, sua madre era molto rigida riguardo alla pulizia di casa, e vederla ricoperta di fango non le sarebbe piaciuto affatto.

La ragazza fece leva sulle gambe e si tirò in piedi... peccato che salì fin troppo in alto.

Come poco prima si ritrovò a galleggiare in aria come un palloncino, solo che questa volta non rimase ferma in aria, iniziò a girare su se stessa, lentamente e senza il minimo controllo, finché non si ritrovò a testa in giù, toccando con i piedi il soffitto, e lì rimase.

<< Oh, andiamo!>> esclamò mentre tentava invano di spingersi con le braccia verso un appiglio, qualcosa che la riportasse a terra.
Dopo qualche minuto, capendo che non poteva fare nulla, rimase ferma con le braccia incrociate, p di non badare al sangue che iniziava ad affluirle alla testa.

"Cosa dovrei fare, chiamare qualcuno?" Si chiese la ragazza, ma capì subito che quella sarebbe stata l'idea più stupida del secolo.

Oltre al fatto che non vi era nessuno in casa, i suoi genitori e suo fratello erano tutti Antichi di stampo, a favore della registrazione dei Dotati (o, come molta gente li chiamava in senso dispregiativo, Dotá), persone dotate di capacità sovrannaturali, e contro il mischiarsi di questi con loro, persone senza poteri e senza geni modificati o, come dicevano loro, difettosi.

Fino a qualche ora prima lei non si era mai interessata alla questione, semplicemente aveva seguito la corrente di famiglia, ma adesso tutto era cambiato.
Adesso lei era come loro.
Difettosa, diversa, speciale? Per i suoi genitori molto probabilmente era la
stessa cosa.

....

Era passato del tempo, ma Selina non avrebbe saputo dire quanto.
Poteva calcolarlo solo tramite la pressione sempre maggiore che sentiva alla testa per via del sangue che vi affluiva ( e dal dolore che provava, dovevano essere passati almeno dieci o venti minuti ).
A rompere quella situazione fu il tonfo di una porta sbattuta con forza, seguita dalle risate degli amici di suo fratello... sotto di lei.

Il soffitto era molto alto, quindi non l'avevano vista, ma ci sarebbe voluto molto poco perché si accorgessero di lei.

"Devo scendere, devo fare qualcosa!" Si disse in preda al panico.
Già immaginava le facce stupite dei ragazzi alla vista di lei intenta a fluttuare sul soffitto..
Un movimento improvviso la fece sobbalzare; senza alcun controllo vide il suo corpo che si sollevava, diventando parallelo al soffitto, per poi spiaccicarvisi come una cicca calpestata.

Con la guancia premuta contro il soffitto, Selina riusciva ad intravedere solo la nuca dei ragazzi appena entrati in casa che, tra una risata, una battutina volgare e numerose pacche sulle spalle, imboccarono le scale, diretti in camera di suo fratello.

Nello stesso momento in cui gli ospiti sbatterono la porta della stanza, Athena cadde a terra con un tonfo ed un grido.

<< Ma che diavolo fai, il Dotá?>> le urlò il fratello dalle scale.
<< Ehm... no, no, scusami i-io...>>
il fratello le sillabò con le labbra la parola " curati", per poi chiuderle la porta in faccia, non più interessato.

Selina si sedette sul pavimento del soggiorno, esterrefatta.
Era spaventata, ma allo stesso tempo, stranamente, curiosa:
Cos'altro poteva fare, e perché?

Poteri di settimo grado (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora