•10 Capitolo•

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Arrivata di fronte al mio palazzo noto Sara seduta sugli scalini.
-Che ci fai li? Perché non sei dentro?- dico avvicinandomi.
-Non sapevo se eri a casa. Louise, perdonami. Non ero in me sta mattina, non so cosa mi sia preso.- dice alzandosi e guardandomi negli occhi.
-Tranquilla, capisco la situazione.- sono fredda.
-Posso venire dentro con te?- sembra una bambina per come lo dice. -Solo se mi dirai tutto. È per tutto intendo tutto.- dico sorridendole e prendendole la mano. Non posso avercela con lei, é più forte di me.
-Tutto quello che vuoi, Louise- ride , finalmente l'ombra di un sorriso. Forse qualcosa di buono sta per accadere, dico forse perché nulla è di certo in questa vita , nemmeno le cose più banali ed insignificanti. Decidiamo di prendere l'ascensore, sono troppo stanca per camminare ancora e poi c'è Sara , quindi non devo preoccuparmi più di tanto. A casa non dovrebbe esserci nessuno, mamma aveva il turno di pomeriggio ed Adrien credo aveva delle lezioni. Appena entrate ci dirigiamo direttamente nella mia camera salendo le scale a chiocciola in fondo al corridoio. Vi starete chiedendo di come faccio ad avere delle scale in un appartamento che si trova all'interno di un palazzo ma la cosa è abbastanza semplice , questo è l'unico piano del palazzo (per la precisione l'ultimo piano) dotato di una mansarda abbastanza grande da contenere due stanze e un piccolo bagno. Lascio Sara seduta sul mio letto e mi dirigo in bagno per fare una doccia veloce, devo liberarmi da questa strana sensazione che mi opprime dentro. Appena entro,mi appoggio alla porta e scivolo lentamente per terra. Faccio un sospiro lunghissimo e mi porto le ginocchia al petto , sono esausta. Esausta psicologicamente e non solo fisicamente. Mi sono sentita uno schifo, uno stupido oggetto in mano a delle persone inutili. Perché sono così crudeli? Non credo lo saprò mai , ma sono sicura che ci saranno dei motivi che ti portano ad essere una tale persona. Non li sto giustificando ma credo che ognuno di noi agisce ferendo gli altri per non essere ferito a sua volta, é cosi che si va avanti. Mi alzo ed inizio a togliermi  gli stivaletti, poi tocca ai pantaloni e a tutto il resto. Entro in doccia e non so come inizio a piangere, piangere in silenzio. Mi butto sotto il getto d'acqua calda facendo si che le mie lacrime si confondano con l'acqua che ricade su di me. Mi insapono per bene, strofinando, strofinando e ancora strofinando la pelle che ormai credo sia diventata rossa. Appena chiudo l'acqua sento bussare. - Louise, tutto Ok? È da un'ora che sei lì dentro.-
- Sto per uscire- non mi sono accorta di quanto tempo fosse passato, ero talmente immersa nei miei pensieri che mi sono dimenticata di Sara. Metto l'accappatoio ed esco. Ad attendermi trovo una faccia davvero preoccupata.
-Scusa, ho perso la cognizione del tempo- dico rivolgendomi a Sara.
-Tranquilla, voglio che ti segga. Devo dirti cosa mi ha spinto a tornare qua ieri sera con un borsone in mano.-
-Davvero Sara, non dicevo sul serio poco fa. Quando ti senti pronta mi dirai tutto-.
-Devo dirtelo, ho bisogno di sfogarmi per liberarmi da questa pesantezza. Ieri, dopo che sono andata via da qua, ho camminato per un pó, avevo bisogno di schiarirmi i pensieri. Erano passati circa dieci minuti quando ricevetti una chiamata, era mio padre. All'inizio non volevo rispondere, ero furiosa per quello che avevo scoperto, poi però mi sono detta "Devo dirgliene quattro, é per mia madre". Così ho fatto , ho risposto. Ma ciò che mi ha sconvolto è stata la voce di una bambina, una bambina che avrà avuto all'incirca l'età di Tobia. Mi sono chiesta subito che ci facesse una bambina con il cellulare di mio padre e cosi mi sono precipitata di corsa a casa, volevo delle spiegazioni ma come al solito c'era solo mia madre con mio fratello. Sono andata da mia madre e le ho detto che sapevo tutto, della situazione con mio padre. Quando però ho visto i suoi occhi colmi di lacrime ho capito che in realtà non sapevo niente e che la situazione era piu grossa di quello che pensavo. Mi sono seduta con lei a tavola e le ho chiesto di spiegarmi, di raccontarmi tutto , ormai ero grande e non più una bambina da proteggere. Così fece, mi spiegò come erano andati i fatti ma la situazione è precipitata quando mi ha detto della compagna attuale di mio padre e della loro bambina di tre anni. Mio padre aveva un'altra figlia, un'altra vita con un'altra donna che non fosse mia madre ed io non ne sapevo niente. Non ci ho visto piu, ho iniziato ad urlare , a piangere , anche il piccolo Tobia è scoppiato a piangere a causa della mia reazione. Me la sono presa con mia madre , come poteva stare con un uomo del genere , come faceva a guardarsi ancora allo specchio dopo tutte quelle umiliazioni che aveva dovuto affrontare solo per me e mio fratello. Non potevo stare più in quella casa , mi sentivo soffocare,  ho preso dei vestiti a caso e sono uscita di casa. Non sapevo cosa fare, ero confusa. Per questo sono venuta qua senza avvisarti. Mi dispiace.- ho ascoltato tutto dall'inizio alla fine, ho visto la sua espressione mentre diceva tutto, è una ragazza forte, solo che lei ancora non lo sa. - Dispiace a me, Sara- le dico toccandole la mano. - Per cosa? Se non ci fossi stata tu , non so cosa avrei fatto. Credimi ero davvero fuori di me, in vita mia non ho mai avuto una reazione del genere.- 
-Lo so , ti conosco. Sai che puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, però devi chiamare tua madre. Le devi dire che stai bene e che quando sarai pronta tornerai da lei. Ti vuole bene , Sara. Anche tuo padre te ne vuole, credimi- le dico sinceramente.
-Le devi stare vicina in questo momento , tua madre è una donna fragile ma se tu le starai accanto vedrai che supererete di tutto.- - Grazie Luoise, non meriterei tutta questa gratitudine dopo quello che ti ho lasciato passare da sola oggi.- Non preoccuparti Sara, ancora non mi sono rotta del tutto- lo dico scherzando ma dentro me sto piangendo, avrei voluto mi stesse vicino ma molte volte le cose non siamo noi a deciderle. Mi guarda con compassione, sa che in fondo mi ha ferita ma io non lo do a vedere, mi tengo tutto dentro. Ad interrompere il nostro momento è Adrien che apre la porta senza bussare. - Louise, che é successo in camera mia ? Oh ciao Sara.- guarda prima me in accappatoio e poi Sara, sembra in imbarazzo.
-Scusa non ho avuto tempo di sistemarla, ero di fretta. Mi cambio e vengo.- rispondo io con altrettanto imbarazzo guardando i suoi splendidi occhi azzurri, Sara invece non ha spiccicato parola. - ok, ti aspetto di lá allora- dice chiudendosi la porta alle spalle.
-Perché hai quella faccia?- chiedo a Sara sorridendo.
-Quale faccia ?- risponde velocemente.
-Quella di una ragazza con gli occhi a cuoricino.-
-Ma che dici ? Occhi a cuoricino , io ? Non so di cosa stai parlando.-
-Non me la racconti giusta- scherzo ridendo di gusto contagiando anche lei. Ed è così che terminiamo la giornata ridendo e scherzando come due normali adolescenti che fingono di non avere problemi.

Due cuori a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora