•9 Capitolo•

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Usciamo dal palazzo e ci dirigiamo alla fermata del bus. Come al solito sarà stra colmo di gente, non vi è giornata in cui sia vuoto. Il tempo non è da meno , in quest'ultimo periodo piove spesso e il sole si vede di rado. Quest'oggi mi sono concessa un pó più di attenzione nello scegliere i vestiti e nel farmi i capelli. Non ho dimenticato dell'incontro con Elias, spero non lo abbia fatto lui. Forse lo dovrei dire a Sara , ma non credo sia opportuno dopo quello che sta passando. Decido di tenerlo per me al momento, se dovesse succedere qualcosa sarà la prima a saperlo. Nessuna delle due osa parlare mentre aspettiamo il bus. Si è creata una strana tensione ma fortunatamente ad interromperla è l'arrivo del bus. -Sara dobbiamo andare, dai- dico prendendola per il braccio iniziando a salire, ancora non ha aperto bocca. Non so come affrontare la situazione , mi è tutto così strano. Vedo due posti liberi a metà bus e cerco di raggiungerli andando a sbattere contro diversa gente. Che fatica , ma sta volta posso ritenermi fortunata, il fato è stato dalla mia parte. Mi siedo al fianco di Sara e guardo dal finestrino il paesaggio scorrere velocemente. È bello perdersi per alcuni istanti e dimenticare ciò che ti tormenta, specialmente quando i pensieri sono troppi da non riuscire a respirare. Siamo già arrivati, sembra che siano passati secondi e non minuti. Il tempo è un altro fattore che mi da tanto a cui pensare, passa così in fretta che a volte non mi accorgo neanche di ciò che mi circonda. Scendiamo e ci avviamo verso il cancello della scuola, ci sono studenti ovunque sia fuori che dentro. Alcuni sono al bar , altri sono appena arrivati in auto. Mi piace molto immaginare ciò che pensano, mi fa distrarre da ciò che loro potrebbero pensare su di me, é una specie di scudo che mi impongo di indossare per non apparire troppo fragile. Cammino al fianco di Sara per raggiungere l'entrata ma ad interrompere i nostri piani è una ragazza con quello che credo sia il suo ragazzo -Hei balena dove credi di andare?- ride coinvolgendo il resto delle persone li presenti. Mi ghiaccio sul posto , incapace di muovermi o dire qualcosa. -Sembri un pagliaccio conciata in quel modo- tutti scoppiano a ridere più di prima. Lì guardo persa nella paura di sprofondare. È dura cercare di rimanere nella totale indifferenza. Cerco di non ascoltare e di allontanarmi il prima possibile , non faccio in tempo peró. Mi afferra per il braccio spingendomi a terra. Cado malamente e finisco per strapparmi i pantaloni. Che bell'inizio penso tra me e me ma a farmi stare peggio è stata Sara , non ha fatto niente per aiutarmi. Mi alzo con fatica , guardo per terra e mi allontano a testa bassa sentendo come sottofondo le risa di coloro che hanno assistito a quella patetica scena. Come immaginavo Sara non mi ha seguita , é rimasta la , con loro. Entro dentro e raggiungo velocemente i bagni per prendere fiato e tranquillizzarmi. Le mie mani sono tutte sporche di terra e non parliamo dei pantaloni che sono da buttare. Sento la campanella suonare, mi lavo le mani e cerco di sistemarmi come meglio posso. Esco e mi dirigo in classe. Per fortuna non è ancora arrivato nessuno , neanche Sara. Decido di sedermi in fondo all'aula aspettando che il resto della classe si riempa.
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Che incubo penso nel mentre cerco di raggiungere l'uscita. Anche quest'oggi è terminato e ne sono veramente grata. Scendo gli ultimi scalini e alzando lo sguardo noto Elias poggiato al cancello della scuola. Me ne ero completamente dimenticata , non sono neanche presentabile. Cammino piano per raggiungerlo , non credo mi abbia vista , sembra pensieroso. Lo guardo da lontano, é davvero un bel ragazzo. Quei corti capelli neri gli danno un'area misteriosa e affascinante al contempo stesso. Non parliamo degli occhi cosi intensi ed espressivi. Devo dire che è molto alto , mette quasi timore con quel fisico possente. Sembra una brava persona, oserei dire dolce. Ma è solo una prima impressione. Sono a due passi da lui, un ultimo sforzo e ci sono. -Ciao- dico ormai priva di forze. -Ciao- risponde lui senza guardarmi. Come pensavo , se ne è pentito. -Andiamo ?- domanda continuando ad ignorarmi. -Andiamo- dico seguendolo da lontano , sembra non voglia avermi accanto e non lo biasimo. Ho i brividi per il freddo e i pantaloni strappati non mi aiutano per niente. Non parla , sembra in un mondo tutto suo. -Senti, se hai di meglio da fare potremmo rimandare- dico esausta al limite del sopportabile. Di scatto si gira tenendo lo sguardo basso, non mi guarda ma si avvicina. Mi afferra per la mano ed inizia a trascinarmi verso la sua auto, non dico niente e lo seguo cercando di non farlo agitare ancora di più. Arrivati in auto mi apre la portiera e mi ordina di salire. Salgo ma lui non entra, rimane fuori. Lo guardo  dal finestrino e non lo riconosco, é pallido e con due borse scure sotto agli occhi che sono diventati quasi neri. Sta combattendo contro se stesso, non è in se. Cammina avanti ed indietro per il marciapiede poi d'improvviso si ferma e ricomincia di nuovo. Dura per circa cinque minuti poi si avvicina allo sportello e mi ordina di scendere. Così faccio.- Scusa ma devi andartene, adesso- è in uno stato confusionario, mi sta quasi supplicando di andarmene. -Okay.- scendo dall'auto più confusa di lui. Mi sento umiliata, credevo che almeno lui fosse diverso, ma in fin dei conti sono tutti uguali. Non lo guardo nemmeno e mi incammino non sapendo dove andare, non voglio tornare a casa e dover dare spiegazioni. Mi metto gli auricolari , ho bisogno di isolarmi e dimenticare quegli occhi cosi gelidi. Non ci riesco, più  chiudo gli occhi e più li vedo. "Perché si è comportato in quel modo?" Questa domanda mi sta tartassando il cervello da più di mezz'ora. Devo tornare a casa e farmi una doccia calda, sto impazzendo. Intravedo una fermata del bus, sono stanca di camminare e di pensare. Sto crollando nuovamente. Lo so. Mi siedo su una panchina li vicino e aspetto. Come sempre aspetto, aspetto che le cose migliorino.

Due cuori a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora