•14 Capitolo•

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*Più mi guardavo allo specchio e  più non mi riconoscevo. Riflettevo sulle mie azioni. Perché lo avevo fatto? Era stata una pazzia. Ero ritornata a casa in lacrime stufa di tutto ma soprattutto di me stessa. Avevo bisogno di ricominciare, così mi venne la brillante idea di prendere le forbici ed iniziare a tagliare , a tagliare i miei lunghissimi capelli ricci. Li avevo tagliati così corti da sembrare un maschio. Credevo che da lì in poi le cose sarebbero andate meglio ma mi sbagliavo. Tutto era peggiorato e non parliamo dei miei pianti che aumentavano di giorno in giorno. Li rivolevo indietro, tutti quanti.*

A riscuotermi é il tocco delicato di Elias. Non so come ma sono caduta in uno dei miei tanti ricordi, uno dei più tristi. Continua a toccarmi delicatamente i capelli mentre sono stretta a lui. Vorrei non finisse mai , vorrei restare così per sempre. Da quel giorno le cose sono cambiate parecchio. Il rapporto con mia madre è diventato distante e freddo, non riesco a dirle mi dispiace. Parlando di Adrien ho cercato di spiegargli la situazione in cui mi trovo ma non ha capito. Per fortuna Elias mi sta vicino, ho troppo bisogno di lui in questo momento. In realtà ho bisogno di amore, amore vero. Quell'amore che unisce due persone problematiche portandole a rinunciare ad ogni cosa pur di poter stare insieme. Mi volto verso di lui e mi perdo in quello sguardo grigio così intenso. Anche lui sembra distratto, non è tranquillo. Capisco che sente un enorme peso dentro se stesso, vorrei aiutarlo ma come potrei fare se non mi racconta cosa lo opprime? -A cosa stai pensando?- chiedo sfiorando con le mie piccole dita le buffe fossette che si ritrova in viso.- Penso a quanto sono stato fortunato nell'incontrarti. A quel bellissimo giorno in cui le nostre labbra si sono sfiorate per la prima volta.Mi hai fatto sentire speciale per quanto io non voglia ammettere. Louise vorrei spiegarti tutto gradualmente, credimi se ti dico che è molto difficile per me. Ma sento che tu sia la persona giusta, quella persona per cui sarei disposto a superare me stesso, il mio io nascosto.- interrompo il suo discorso premendo le mie labbra sulle sue, capisco molto bene tutto ,so quanto possa essere difficile per lui e con questo bacio voglio sigillare la PROMESSA, la promessa di un inizio nuovo e di un lieto fine perfetto. Perfetto? Sicuramente la perfezione non esiste, ne sono consapevole ma in questo momento sento che posso raggiungerla. Mi stacco priva di fiato e abbasso subito lo sguardo. Non riesco a guardarlo, mi sento in disagio e lui lo capisce perfettamente, ma cerca di nasconderlo. Come posso lontanamente pensare di potergli in un certo senso piacere? E non disgustare? Mi alzo bruscamente dalla posizione in cui mi ritrovo, cerco di nascondere i miei occhi pieni di lacrime allontanandomi ma vengo bloccata. -Dove credi di andare, Louise? Non chiuderti  in te stessa, fallo per te e non pensare agli altri.- Mi giro e mi butto fra le sue braccia aspirando più che posso il suo profumo che sa tanto di miele. Perché riesco sempre a rovinare tutto? -Fin da piccola preferivo stare sola e sprofondare nelle mie paure anziché chiedere aiuto. Ho avuto un'infanzia alquanto stramba per una bambina. Di punto in bianco mi sono ritrovata in una nuova famiglia e non sapevo neppure il perché. Ho cercato sempre di non pensarci e di far finta che tutto fosse per lo meno decente , ma come puoi vedere non lo è mai stato.- mi accarezza una guancia con la mano che gli trema. Non dice nulla. -Sicuramente ti sembrerò una pazza per il mio strano modo di comportarmi ma ti prego guardami come se fossi la cosa più bella che possa esistere. Fai finta che lo sia o almeno cerca di provarci..- non riuscì neanche a terminare la frase che mi ritrovai con le spalle al muro e Elias a un passo dal mio viso. -Stai zitta per una buona volta e baciami.- All'impatto rimasi rigida ma non per molto. Crollai tra le sue braccia e mi lasciai baciare. Alzai le braccia per cingergli il collo ed averlo più vicino. Erano delle sensazioni che non riuscivo neanche a capire. Ero felice ma c'era sempre qualcosa in me che mi frenava. Quando mi lasciavo andare un po' di più in qualche modo succedeva qualcosa che riusciva a deludermi, così cercai di interrompere il bacio ed allontanarmi. Non me lo permise, anzi continuava a stringermi sempre di più. Stava esagerando. Non so di preciso cosa gli era preso , ma il suo sguardo era ritornato scuro. Era privo di emozione. Riuscì a spingerlo. Forse ritornò in se stesso, perché lo vidi crollare per terra e iniziare a tirarsi i capelli. Iniziò a farneticare parole prive di senso fin quando scoppiò a piangere. Sembrava un bambino così indifeso. Mi abbassai al suo livello. Mi afferrò e mi strinse a se. Lo abbracciai, gli asciugai le guance bagnate e aspettai che si calmasse un pochino. Come potevano due cuori così pieni di crepe aiutarsi a vicenda? La situazione era più grave di quello che pensavo. Lo aiutai a rialzarsi. Mi prese per mano e ci sedemmo di nuovo sul suo letto. Eravamo nella sua stanza, a casa dei suoi genitori. Mi aveva portato lì per trascorrere un po' di tempo insieme, ma forse qualcosa era andato storto. Forse eravamo noi a non andare bene e non la situazione. Stavo pensando a cosa gli sarebbe successo in caso di un'altra ricaduta. Sarei riuscita a sostenere il suo sguardo? Mi avrebbe ferita nuovamente? Restai sorpresa dalle sue parole. - Credo che tu te ne debba andare. Non so se riuscirò a resistere ancora per molto, non voglio ferirti.- mi lasciai stringere tra le sue braccia e baciare la fronte. Presi il mio zaino e uscì dalla stanza. Era così silenziosa quella casa che metteva i brividi. Scesi di corsa le scale e raggiunsi l'uscita. Una lacrima mi solcò il viso e poi tante altre la seguirono per non farla sentire sola. Il freddo che c'era mi ghiaccio il viso bagnato. Ma nonostante ciò le lacrime scendevano senza sosta. Stavo camminando quando vidi dei bambini giocare. Erano così piccoli e privi di pensieri che rimpiansi di non esserlo anch'io. Volevo ritornare bambina e dimenticare tutto. Erano così simili tra di loro che rimasi lì ad osservarli per un po'. Sembravano due gocce d'acqua ma era evidente che il bambino era più grande della bambina. Tutto ciò mi portò a pensare ai miei genitori e ai fratelli che non avevo mai conosciuto. Non capivo il motivo di non cercarmi più. Era tutto così assurdo. Forse qualcosa mi era sfuggito ma il sogno che avevo fatto sembrava così reale. Dovevo chiedere qualcosa a mia madre e soprattutto chiarire con lei. Quel ragazzo a scuola mi era sembrato così familiare, c'era qualcosa in lui che mi ricordava me stessa. Stavo divagando, non riuscivo a ragionare lucidamente. Che pensieri assurdi. Era meglio se prima di tornare a casa sarei andata da Sara. Sicuramente mi avrebbe aiutato a chiarire le idee. Era l'unica che in certe situazioni rimaneva impassibile riuscendo a ragionare. Di certo mi avrebbe aiutato. Ero giunta davanti la sua porta quando venne spalancata. Rimasi immobile e due occhi azzurri mi fissarono sconvolti. Ed io ero sicuramente più sconvolta di lui. Con mia sorpresa mi sorpassò senza dire niente chiudendosi la porta alle sue spalle. Non mi rivolse nemmeno una parola e sparì dietro di me. Forse ero riuscita a ferirlo seriamente. Mi girai e lo vidi fissarmi con tristezza e disapprovazione. L'unica cosa che riuscivo a pensare in quel momento era " riuscirà a capirmi?". Non so se ne avrei mai avuto risposta, così senza pensarci due volte corsi da lui e lo abbracciai. Giusto in quel momento la porta si spalancò e ad uscire fu Sara che ci guardò come se fossimo due fantasmi. Non me la raccontavano giusta quei due così presa da coraggio domandai alzando un sopracciglio -Per caso avete qualcosa da dirmi?- erano impalliditi di una maniera assurda. - Niente di serio- dissero frettolosamente entrambi. Li guardai con un piccolo sorriso trionfante in volto e mettendo una mano sul fianco chiesi nuovamente " ne siete sicuri?".

Due cuori a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora