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Sono passati quindici minuti da quando sono qui, e mi distraggo con il telefono per evitare di annoiarmi ancora di più.
"Grace, tu che scuola frequenti?"
Alzo lo sguardo per vedere chi mi ha posto questa domanda, e noto che è la signora Cooper, che mi guarda rivolgendomi un sorriso cordiale.
"Frequento la 'st. John High School'"
sussurro.
"Oh, che coincidenza, anche mio figlio è in quella scuola, mentre mia figlia l'ha frequentata anni fa, sai, ora è al college, sta qui per due settimane e torna in Canada a studiare." racconta lei. "Non so se conosci Jason Cooper, è mio figlio"
"Parli di me mamma?" mi giro già sconvolta dall'affermazione della signora Cooper, verso due ragazzi vestiti elegantemente. Uno di loro mi sorride divertito, e posso notare anche l'imbarazzo che cerca di nascondere.
I ragazzi salutano educatamente la mia famiglia, scusandosi per il ritardo.
"Oh Jason, questa ragazza frequenta la tua scuola, la conosci?" chiede sua madre entusiasta.
"Può essere" sorride con quella strana faccia da angioletto, sicuramente i suoi gli hanno promesso qualcosa per fingere di essere chi non è.
"Beh, facciamo lo stesso corso di matematica, ma non so se ne abbiamo altri in comune visto che sono arrivata ieri" parlo imbarazzata, trovando la sorpresa di sua madre e mia madre, che a quanto pare si trovano bene insieme.

Il ragazzo dagli occhi verdi prende posto vicino a me.
"Hei Grace, ci rincontriamo ancora" ride nervoso.
"Qualcosa non va?" chiedo stranita dal suo comportamento.
"Niente" sbuffa "È solo che odio vestirmi in questo modo, e tanto meno che qualcuno che conosco, per così dire, mi veda vestito in questo modo."
Lo osservo meglio, ha gli occhi di un verde intenso, le labbra carnose, un accenno di barba, i capelli sono castani con un ciuffo che gli ricade sulla fronte.
È molto alto e ha un fisico molto atletico.
Indossa uno smoking nero, che gli sta d'incanto. Avrei tanto voluto dirgli che io invece i ragazzi in smoking li trovo stupendi, ma evito di farlo, non vorrei che si montasse la testa.
Okay, non si può negare che sia proprio un bel ragazzo.
Scaccio questo assurdo pensiero dalla mia testa, e mi concentro su di lui.
"Quindi vuoi dirmi che l'aria da bravo ragazzo non ti piace proprio?" lo prendo in giro. "Indovinato ragazzina" risponde.
"Ti ricordo che abbiamo la stessa età" sussurro io per il nome che mi ha affibbiato.
"Il fatto che siamo allo stesso anno scolastico non vuol dire che abbiamo la stessa età" parla.
"Che vuoi dire?" chiedo. "Quanti anni hai allora?"
"Diciotto anni piccola" rimango stupita da ciò che mi ha detto, anche se in effetti ha l'aria di un ragazzo più grande.
"Innanzitutto, io non sono né una ragazzina, né piccola, ho sedici anni e per due anni di differenza non puoi chiamarmi così"
"ti chiamerei così anche se avessimo la stessa età" ghigna divertito, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.

La sorella maggiore di Jason si intrattiene a parlare con i genitori, e la stessa cosa fa mio fratello.
Io e Jason restiamo invece a parlare in disparte, disinteressati degli argomenti da "grandi".
"Come ti trovi qui?" chiede.
"Non lo so, in fondo sono qui da due settimane, ma ho iniziato la mia direi 'vita sociale' ieri con la scuola, anche se non la definirei proprio così. La tranquillità di Los Angeles mi piaceva molto rispetto a questa città caotica" ridacchio.
"Così mi offendi" mette il broncio.
"Ma no, penso che mi ambienteró qui, dovrò pur abituarmi a Londra no?"
"Ti ambienterai fidati" mi sorride comprensivo.
Questo ragazzo è davvero lunatico, in questo momento sembra quasi simpatico. Rido all'idea di un Jason simpatico e cordiale, e così solare da far sorridere tutti.
"Cos'hai da ridere?"mi chiede curioso.
"Niente, stavo pensando a come sarebbe se tu fossi sempre così" ridacchio.
"Così come?" domanda. "Quasi, simpatico" sussurro.
"oh ma così mi offendi" si mette una mano sul petto e finge di essere addolorato, così io rido. "Non abituarti piccola, tu non mi conosci".
Rimango turbata da quell'affermazione, ma non ribatto.

Usciamo all'esterno del ristorante, dove c'è un grande giardino e qualche albero, alcune sedie e una sedia a dondolo larga.
Decido di sedermi lì sopra, mentre lui è poggiato con le spalle su un albero, di fronte a me.
"Posso farti una domanda?" chiedo.
"Dipende" risponde.
No, è sempre il Jason conosciuto il giorno prima, quindi arrogante.
"Perché sei stato bocciato due volte?" chiedo.
Non mi risponde, ma prende il telefono fra le mani e fissa lo schermo, starà rispondendo ad un messaggio.
"Ehm, se non vuoi parlarne fa nulla" parlo.
"Sono stato bocciato perché la scuola non mi piace e mi secca impegnarmi in una cosa che non mi piace, fosse per me non ci andrei, e i professori non li sopporto" risponde freddo.
"E sarò bocciato anche quest'anno, fa niente"
"Non dire così" sussurro.
"Tanto non mi interessa più di tanto" mi guarda. Quegli occhi verde smeraldo si incatenano nei miei, e per un attimo gli si leggeva dentro di essi la fragilità.

Decido di impulso di rientrare, non riuscivo più a parlare con quel ragazzo, e non so neanche il perché.

"Arrivederci, è stato un piacere" saluto i Cooper.
"Ciao Jason" saluto. "Piccola, non mi vuoi salutare per bene?" domanda arrogante.
"Prima cosa, dai quei nomignoli ad altre persone, non a me. Seconda, una stretta di mano andrà benissimo per salutarti" chiarisco.
"Okay piccola, non ti fai mettere i piedi in testa, ma sappi che sono più bravo io in questo" sussurra.
"Addio Cooper" parlo nervosa.
"A domani Anderson, a matematica, inglese, spagnolo, chimica, biologia ed educazione fisica" elenca.
Non posso crederci che frequenta i miei stessi corsi.

Arrivo a casa sfinita, ripensando alla serata passata insieme al ragazzo dagli occhi verdi.
Mi addormento subito, dopo aver messo la sveglia per la giornata scolastica, che mi aspetterà il giorno dopo.

Mi sveglio alle 6.30 e siccome è raro che io mi alzi molto presto, decido di fare una doccia, preparo i vestiti e ripeto biologia per l'interrogazione alla prima ora. Scelgo di indossare una camicia bordeaux, un paio di jeans leggermente strappati sulle ginocchia e le mie adidas nere.

Arrivo a scuola con venti minuti di anticipo e decido di aspettare Jenn nei corridoi, che dopo cinque minuti d'attesa, mi raggiunge e insieme ci dirigiamo verso l'aula di biologia, chiacchierando del più e del meno e dell'incontro di ieri pomeriggio.
''Jenn è stata proprio una bella serata'' esclamo.
''Grazie di essere venuta Grace''.
Sto per rispondere, quando mi interrompe dicendomi con aria allegra che Megan ci sta raggiungendo.
"Buongiorno Meg" esclamiamo.
''Non conoscevi Jason, vero?'' mi urla contro sarcastica come una forsennata Megan.
''Megan che ti succede?'' si intromette pensierosa Jenn.
''Megan non è come pensi...'' cerco di risponderle io, ma ad un tratto si avvicina ancora di più verso me e Jenn.
"Sei solo una bugiarda, sapevi fin dal primo giorno che mi piacesse Jason e non hai fatto altro che attirare la sua attenzione uscendo con lui, vero?''
''Jenn, è successo tutto per puro caso...credimi,non era mia intenzione.''
''Non voglio più che tu mi rivolga una singola parola, credevo fossi un'amica.'' esclama lei sempre più infuriata e si dirige verso la direzione opposta alla nostra.

Fisso il vuoto confusa.
In fondo non era mia intenzione uscirci, non sapevo neanche che avrei dovuto passare la serata con lui.
Jenn si avvicina e mi abbraccia comprensiva, senza farmi alcuna domanda, ed è proprio tra le sue braccia che scoppio a piangere.

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Ciao,
ecco un nuovo capitolo!
Come sempre vi chiediamo di lasciare una stella per farci sapere se vi piace, e ci piacerebbe anche ricevere un commento da parte vostra.
Speriamo che vi piaccia!!

Un amore inaspettato [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora