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Mi sveglio stranamente felice, e devo dire di buon'ora. Accendo la radio, così mi lascio accompagnare dalla musica, mentre mi preparo.
"Baby, there's nothing holding me back" canticchio con un sorriso.
Non posso credere a ciò che è successo ieri fra di noi, cioè Zack Johnson, mi ha davvero baciata?
Entro in cucina e mi preparo dei pancakes, che per mia fortuna non si bruciano, e sembrano anche mangiabili.
"Che ci fai qui? Mi farai prendere l'abitudine" sussurra mia madre ancora assonnata, dandomi un bacio sulla fronte.
Sorrido e le passo un pancake, che lei prova e apprezza.
"Buonissimo, domenica cucini tu" ordina, facendomi ridere.
"E va bene''dico io.
"Tu non me la conti giusta signorina" mi guarda con uno sguardo indagatore, facendomi abbassare gli occhi.
"Ma no, che devo 'contarti' ?" dico io facendo la finta tonta, la verità è che non ho alcuna voglia di parlarne, mi imbarazzerei troppo.
"A dopo mamma" urlo uscendo di casa.
"A dopo tesoro, non dimenticare della visita di oggi" mi dice prima che io chiuda la porta dietro di me.
Non mi ero dimenticata della visita, oggi avremo chiarimenti sulla situazione di mia madre, e spero tanto in un miglioramento. Papà sarà di ritorno fra poche ore, e andremo tutti insieme, così vuole la mamma, e noi non vogliamo deluderla.

"Grace" urla Jennifer, correndo verso di me, seguita da Adele.
"Hei" saluto entrambe.
"Oggi abbiamo matematica e biologia insieme" dice Adele felice.
Abbiamo poche materie in comune, ma meglio di niente.
"Ho bisogno di un aiuto per le acconciature, cosa mi consigliate di fare? A breve ci sarà il compleanno di mia sorella" spiega Adele.
"Io devo dirvi una cosa più importante" la fermo. "Zack mi ha baciata" dico coprendomi subito dopo la bocca.
"Oddio, non ci credo, perché non me l'hai detto prima" trattengono dei gridolini.
Racconto tutto nei minimi particolari.
"No, ma è stupendo, è così romantico" dice Adele con occhi sognanti.
"Sono contenta di non aver rovinato nulla, allora" mi dice. "Almeno è stato più romantico" aggiunge strizzandomi l'occhio.

"Buongiorno" mi dice Zack, nel corridoio.
"Buongiorno" arrossisco io abbassando leggermente la testa, intanto le mie amiche sembrano essere scomparse.
"Come stai?" mi chiede. "B-bene, tu?" rispondo.
"Sono stato molto bene ieri, non riesco a smettere di pensare a quel bacio" ammette.
"Oh, neanche io" ammetto a mia volta.
I suoi occhi sono di nuovo sulle mie labbra, e poco dopo li alza all'altezza dei miei.
"Possiamo vederci in pausa?" mi chiede nervoso. "Va bene, a dopo" dico chiudendo l'armadietto e dirigendomi in classe, dove Jennifer e Adele mi stavano aspettando.
"Ti abbiamo lasciato il posto dietro" dicono. "Com'è andata" chiedono quasi impazienti.
"Non, non è successo nulla" dico.
"Neanche un bacio? Nemmeno uno piccolo piccolo?" chiede Adele speranzosa. "Neanche un bacio" confermo.

Pochi minuti dopo, un ragazzo dagli occhi verdi prende posto vicino a me.
"Quando ci vediamo per biologia?" chiedo per aprire il discorso.
"Non lo so, in questi giorni sono occupato" dice disinteressato.
"Fammi sapere per domani" dico io.
''Si, lo farò'' risponde lui, quasi distaccato dalla conversazione.
Inizia la lezione tra gli sguardi di Jason e risate a non finire con Jenn e Adele.

All'ora di pranzo, mi sento assalire dall'ansia. Come mi sarei dovuta comportare, cosa eravamo io e Zack?

"Hei" dico io avvicinandomi al biondo.
"Hei" sussurra lui facendomi segno di sedermi sulla panchina al mio fianco.
"Non posso far finta di niente. Grace, io penso di essermi innamorato di te" sussurra sostenendo il mio sguardo.
Un sorriso mi si forma sulle labbra.
"Grace, vuoi essere la mia ragazza?" mi dice, e il mio cuore perde mille battiti.
In men che non si dica, sono già sulla sue labbra, felice per quella dichiarazione, anche io credo di essere innamorata di lui, del modo in cui si comporta con me.
Passiamo del tempo a parlare, e dopo poco, sono costretta ad allontanarmi da lui, dato il proseguimento delle lezioni.
Saluto Zack con un bacio, e vado a lezione più felice che mai.

Trascorre velocemente un'altra giornata e, uscita da scuola, mi precipito di corsa verso casa, senza neanche aver salutato le ragazze e Zack. Sono preoccupata per la visita di mia madre, e non voglio che faccia tardi per colpa mia.

Torno a casa, quasi distrutta, dopo tutta l'estenuante corsa. ''Hey mamma, già tutto pronto?'' chiedo io, con affanno, entrando in casa.
''Si tesoro, tranquilla, pranza che tra un po' papà e Bryan saranno pronti.''
Mangio velocemente, e in 10 minuti, tutti e quattro siamo già in auto, intenti a recarci in ospedale, proprio al centro di Londra, il ''Royal Brompton Hospital''.
Già a sentire quel nome mi si gela il sangue nelle vene. Durante il viaggio, papà utilizza un navigatore, come supporto: siccome lavora fuori città, non è molto pratico delle varie strade di Londra, anche se essendo un ospedale molto grande e conosciuto, basterà chiedere in giro, che lo si trova.
Dopo circa un'oretta, siamo arrivati e parcheggiamo l'auto, in uno dei quartieri più popolari, e ci dirigiamo verso l'ingresso.
Mio padre e mia madre chiedono informazioni ad una signorina all'ingresso, suppongo sia una dottoressa, avendo il camice.
''Buongiorno, mi scusi, siamo i signori Anderson, mia moglie deve fare una visita oncologica, sapreste dirci dove recarci, grazie'' chiede mio padre, in modo molto cortese.
''Si certo, suppongo abbiate l'appuntamento col dottor Baker, vero?''
''Sì, proprio lui" afferma mia madre.
''Bene, si diriga verso le scale, oppure, se preferisce sulla sinistra c'è un ascensore, e proprio sull'entrata del primo piano, trova una porta bianca con scritto dottor Baker, è lui''
Questa dottoressa sembra molto disponibile e spero lo sia anche il dottore che ha in cura mia madre. Mamma combatte con questo tumore maligno al cervello da circa due anni, e a Los Angeles non vi erano medici competenti, per questo abbiamo deciso di trasferirci qui a Londra, dove ha sede il miglior ospedale, e uno dei dottori più bravi.

Dopo circa 5 minuti arriviamo in sala d'attesa, dove ci sono una donna, e un uomo al suo fianco con in mano una serie di documenti e fogli, che saluta il dottore molto cordialmente e va via.
''Buonasera signori, Anderson giusto?'' si rivolge a noi il dottor Baker, è un uomo sulla sessantina, ha una barba folta e bianca e porta degli occhiali neri, poggiati leggermente sul naso.
''Sì, siamo noi'' esclama mia madre, che sembra agitata più di me.
Entriamo nel suo studio, una stanza molto ampia, dotata di armadietti vari e un mobiletto al cui interno ci sono svariati fogli e dei campioni di medicine.
''Si accomodi'' dice il dottore a mia madre, che gli consegna la radiografia e una serie di carte, riguardanti le visite effettuate precedentemente.

"Allora, il tumore a giudicare dalla radiografia del vecchio ospedale e dalla nuova, è cresciuto di cinque millimetri. Si è spostato in una zona dove è possibile intervenire, ovviamente la riescita dell'operazione sarà parziale, ma proseguiremo con l'inizio delle chemioterapie, avrebbe dovuto farlo prima" dice il dottore impassibile e freddo, con una nota di rimprovero nella voce.
In fondo è il suo lavoro, ha tutti i giorni a che fare con dei malati, e penso che il suo rimanere immutabile davanti a certe situazioni preoccupanti, serva a non far spaventare i pazienti.
Nessuno osa proferire parola, ognuno di noi sa che da questo momento sarebbe iniziata la sfida più grande di tutte.
"La visita va effettuata fra due settimane, dopo di che subentreranno le chemioterapie. Mi dispiace il poco preavviso, ma il tumore va curato al più presto, perché si trova in una zona parecchio delicata del cervello"
dice con calma, guardando ognuno dei presenti.

La visita finisce, e nessuno parla col dottore se non per salutarlo e andarsene.
Sono a pezzi, sapere che il tumore continua ad espandersi è straziante; so bene come funziona quell'operazione, le probabilità di toccare zone funzionanti del cervello sono altissime.
Mi rendo conto dopo qualche minuto di star camminando in modo quasi meccanico verso la macchina, e una goccia che cade a terra, nella direzione in cui ho gli occhi puntati, mi fa capire che sto piangendo.
Mi asciugo gli occhi con la manica della felpa, e sento un braccio cingermi la vita e stringermi forte. A mia volta stringo mio fratello, ed entriamo in macchina.
Nessuno parla, neanche dopo i tentativi di mamma per rompere il ghiaccio, so che non vuole vederci in questo modo, e so che è forte.
Tornando a casa, appoggio la testa sulla spalla di mio fratello, e mi addormento, pensando a come sarebbe cambiata la mia vita, da questo momento.

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Ciao a tuttii, grazie come sempre del supporto che ci state dando. Ci scusiamo per il ritardo nel pubblicare, ma abbiamo avuto tanti impegni.
Preparatevi che questo mese aggiorneremo tanto. ;)
Speriamo che questo capitolo vi piaccia.<3

Un amore inaspettato [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora