"I want a Sunday kind of love
A love to last past Saturday night..."Non potevo più rimanere in un angolino ad osservare.
Lui era sempre stato mio e doveva rimanerlo, in eterno. Il mio cuore batteva solo per lui, su questo non avevo mai avuto dubbi.
Spiarlo, ormai, era diventata una cattiva abitudine, ma necessaria. Vederlo armeggiare con la macchina del caffè e destreggiarsi tra le varie ordinazioni dei clienti, mentre sospirava di nascosto, mi rendeva placido. Più gli anni passavano, più diventava sempre più attraente, però il suo sguardo magnetico ed il sorriso rettangolare non erano mai mutati di una virgola.
- Hobi, sul serio, non fare come Kookie - mi disse Yoongi, seduto di fronte a me con le braccia conserte. Il mio amico e, purtroppo per lui, compagno di missioni di spionaggio da far invidia ad un agente segreto, era stato obbligato a seguirmi nella pasticceria Dolci Follie.
- Parla come mangi - dissi brevemente, mentre tenevo d'occhio il mio cameriere e quella ragazzina che continuava a ronzargli intorno come una fastidiosa zanzara. Avevo volontariamente occupato il tavolo di Jungkook, sapendo che ovviamente non gli avrebbe mai dato fastidio.
- Sono stanco di vedere i miei amici male assortiti - sentenziò Yoongi, sbuffando e giocando con le briciole della crostata che erano rimaste sul piattino dai motivi floreali.
- Non so di cosa tu stia parlando - dissi, sorridendo innocentemente al mio amico. Poi riportai la mia attenzione al cameriere, ora occupato a preparare un vassoio di pasticcini per una giovane donna.
- Jin ha ragione, dovremmo lasciarvi perdere - commentò a bassa voce Yoongi, mentre si passava una mano tra i capelli di un azzurro ormai sbiadito.
- So cosa faccio, brontolone - affermai sicuro, dando un buffetto sulla guancia al mio adorabile coinquilino.
Ero sicuro che Taehyung non fosse ancora pronto. Lo stavo aspettando: lui prima doveva capire.
Io lo avevo sempre amato, sin da quando avevo 15 anni e lui voleva imparare a baciare. In un certo senso lo avevo perfino cresciuto, da quel piccolo bimbo gracile ed insicuro che era. Gli avevo teso una mano, quando lui era più indifeso e bisognoso di aiuto. Lo avevo accompagnato in tutti gli anni della sua tarda infanzia e dell'adolescenza, osservando attentamente come si rapportava con il mondo e tutte le sue sfaccettature. Avevo visto i suoi primi passi a relazionarsi con i suoi coetanei o con gli adulti, di cui aveva sempre un po' di incondizionato timore. Ero stato testimone di molti, se non tutti, i momenti salienti della sua vita: lo avevo visto sorridere di gioia, esultare di soddisfazione, nascondersi dietro di me per l'imbarazzo e la timidezza, diventare paonazzo dalla rabbia e perfino piangere dalla tristezza e dalla disperazione.
Io ero sempre stato accanto a lui, nel bene e nel male, e così avevo sbagliato tutto con lui. Avevo monopolizzato tutta la sua intera esistenza ed il suo piccolo mondo girava incondizionatamente attorno a me, come se io fossi il suo sole. Ma tutto ciò non poteva andare bene. Così avevo iniziato ad allontanarmi un po' alla volta, cercando di lasciargli lo spazio per potersi autodeterminate come persona, sia professionalmente che sentimentalmente.
I primi miglioramenti non tardarono ad arrivare, quando il piccolo ed insicuro Taehyung era scomparso. Jungkook era appena entrato nella sua vita e, di conseguenza, Tae aveva iniziato a rapportarsi con una nuova cerchia di amicizie ed influenze. Gli stimoli esterni erano aumentati e, grazie ad essi, lui si era plasmato una nuova aura attorno a sé. Non era più insicuro e timido, ma espansivo e sempre pronto a combinare guai. Io ero inevitabilmente attratto dal suo carattere solare, dal suo atteggiamento un po' spavaldo e spericolato finché le parole di Yoongi non mi gelarono il sangue: "Mi sembra che Tae abbia imparato molto da te e ti abbia preso proprio da esempio. Si vede che deve ancora trovare il suo vero io e intanto, per compensare, simula il tuo di carattere".
Fu come un fulmine a ciel sereno. Come se mi avessero pugnalato dritto nello stomaco all'improvviso, senza darmi nemmeno la possibilità di difendermi. In quella circostanza compresi il mio madornale errore e mi resi conto di aver completamente rovinato tutto. Taehyung aveva perso la sue vera essenza e tentava di compiacermi, diventando il ragazzo che, secondo lui, io avrei potuto meglio apprezzare. Lo conoscevo talmente bene che avevo subito compreso che nutriva un sentimento per me, un qualcosa di profondo.
Io ricambiavo il suo amore, ma non potevo dirglielo.
Mi ero ripromesso di confessargli i miei sentimenti quando sarebbe giunto il momento giusto, ma avevo sbagliato tutto con Tae. Non avrei dovuto cedere al desiderio di stringerlo a me, di farlo mio. Non in quel modo almeno. Mi ero lasciato fuorviare per un istante e, senza che potessi placare la mia fame per lui, avevo colto il fiore della sua innocenza, macchiando la sua anima ancora di più. Mi ero trasformato in un mostro, che pensava solo a se stesso e non al bene della persona che amava. Per un po' continuai in questa spirale oscura, uscendo di nascosto con Tae e non resistendo al desiderio carnale, approfittando del mio ascendente su di lui.
Poi ebbi un'epifania, se così si può definire. Mi spaventai e lo allontanai all'improvviso, facendo in modo che mi odiasse e spingendolo a prendere il largo.
Il mio modo di amare Taehyung era discutibile, certamente. Yoongi me lo aveva ripetuto continuamente, ma non avevo mai cambiato idea. Non volevo che Tae continuasse ad appoggiarsi per sempre a me, volevo che camminasse con le sue stesse gambe e si costruisse un suo futuro, indipendentemente da me. Per me era stato fonte di orgoglio quando si era trasferito, da solo, a Seul per farsi una nuova vita e speravo che, una volta che mi avesse rivisto, avrebbe dimostrato un po' più di amor proprio, chiedendomi di lasciare Hyuna per lui. E invece eravamo finiti a letto, nuovamente. L'alcol mi aveva annebbiato la mente e non avevo resistito agli occhi intriganti di Tae. Avevamo fatto l'amore per tutta la notte, lo avevo stretto a me e, dentro di me, avevo rischiato di soffocare per l'intensità delle mie emozioni. Avrei voluto urlargli che lo amavo, ma non potevo ed ero riuscito a sopprimere l'uragano di sentimenti, che mi laceravano in modo straziante il petto. Lui doveva continuare considerarmi uno stronzo, una persona di cui lui non aveva bisogno per poter vivere in piena indipendenza e autodeterminazione.
Così ero scappato un'ennesima volta da Tae, lasciandolo solo a medicarsi le sue ferite. Il nostro rapporto era troppo costellato da alti e bassi e, purtroppo, tutto questo era causato solamente da me. E più allontanavo da me Tae con cattiveria gratuita, più lui si ancorava a me. Non riuscivamo a stare separati e la vita sembrava divertirsi a prendersi gioco di noi.
Io mi odiavo per tutto il male che gli avevo causato. Per averlo condizionato, cambiato e soggiogato a mio piacimento; ero un mostro che non era degno di essere amato dal cuore puro di Taehuyng. Beh, la storia della finta relazione tra Jimin ed il mio cameriere non mi aveva per nulla deviato, anzi. Sapevo benissimo che Tae amasse solo me e, allo stesso tempo, sapevo che io non avrei mai amato nessun altro.
Questo era il mio modo di amarlo, ma.. forse non era corretto. Avrei dovuto aspettare ancora o agire?
***
SORPRESAAAAAA!
Ecco a voi l'ultimo personaggio da decifrare (forse) di tutto la mia ff.
Allora, mie dame, cosa ne pensate di Hoseok? Cosa pensate del suo modo di amare Tae?
Sbaglia oppure no?
Fatemelo sapere, anche se il capitolo è corto, ma ha un suo perché!
Alla prossima,
Ellie.
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Shameless ~Jikook [completa].
FanficJimin non è così innocente come può sembrare e, più di tutti, Jungkook è colui che lo può confermare. - Mi vuoi? - chiese Jimin al più giovane, avvicinando il suo viso a quello di Jungkook. Quest'ultimo non riusciva a distogliere lo sguardo dagli o...