Capitolo 20

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Mi lasciò davanti casa di Julie, fissai la moto dissolversi in lontananza e appena sparí completamente dalla mia vista, guardai quella porta di legno scuro davanti a me. Più camminavo, più il mio cervello elaborava che dopo aver varcato quella sottile soglia che divideva il mondo esterno dal mondo interno, mi aspettava il terzo grado.

Non ero psicologicamente pronta a questo, ma come potevo fare per fermare tutto? Non potevo. Sono una comune essere umana che cerca di evitare l'interrogatorio della sua migliore amica, non sono mica una super eroina come "Super Girl" a possedere poteri magici, a volare via dal mondo che si trova attorno a me.

Le mie dita si posizionarono sul campanello e con un veloce scatto, suonai.

I miei pensieri andavano dal "Non aprire ti prego, lasciami fuori casa" al "Apri, ho tante cose da raccontarti".

In fondo si sà, le migliori amiche si raccontano tutto, anche le cose più stupide ed io volevo raccontarle tutto quello che mi era successo, ma non riuscivo a reggere il suo terzo grado.

Anche tu glielo avresti fatto al suo posto.

Non avete altro da fare? 

Lo sappiamo che abbiamo ragione.

Lasciai perdere i miei pensieri del cavolo e mi concentrai sulla porta.

Quella maledetta porta si aprí e un paio di occhi castano scuro mi squadrarono da capo a piedi.

<<Non vuoi entrare? >> mi chiese ridacchiando Julie.

<<Se magari ti sposti, entro>> risposi con altrettanta ironia.

Attraversai il lungo corridoio che portava alla cucina, salutai Jessy e continuai a seguire Julie.

Salimmo le scale e mi concentrai sui capelli della persona che avevo davanti,che ondeggiavano di qua e di là.

Adocchiai lo sguardo di Daniel che mi salutò con un cenno del capo e idem feci io.

Pensai a tutto quello che avevo combinato e in fondo era colpa mia se ora ci salutavamo con un cenno del capo.

In fondo? È tutta colpa tua.

Molto rassicurante devo dire eh.

Ma è ver-

Si va bene ok.

Non avevano un filo logico i miei pensieri, pensavo a cose già accadute e risolte mesi fa.

Autoconvinciti che è il ciclo a crearti questi sbalzi d'umore.

<<Charl entra devi raccontarmi tutto!>> mi tirò per un braccio e chiuse la porta alle sue spalle.

No..la volevo chiudere io così prendevo tempo...

Si distese sul letto e mi guardò in attesa di una risposta.

<<Allora?  Che hai fatto con Leon? >>

Mi bloccai all'ultima parola che aveva detto: Leon.

Mi sedetti sulla sedia blu girevole e ingoiai il groppo in gola che si era formato, al sentir pronunciare quel nome.

Mi guardò alla tipo: ok ti dò un pò di tempo per elaborare ciò che devi dirmi e infatti sparì dal nulla.

Ma che..? 

Vabbè tu pensa nel frattempo.

Feci un paio di giri con la sedia girevole di pelle blu e guardai le nostre vecchie foto di me e Julie quando eravamo delle bambine rompi scatole.

Il ragazzo con la moto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora