#7Matt

1.5K 82 0
                                    

Tessa sbadigliò e si appoggiò al mio petto, il suo respiro si fece presto pesante e io rimasi a guardarla.
Ci avevamo impiegato quasi tutta la giornata per addobbare la casa. Ella era talmente entusiasta che si era messa ad attorcigliare luci e stelle di natale perfino sul corrimano della scala, aveva voluto luci in cucina, in sala, senza contare quelle che avevamo messo io Phil dentro l'albero.
Data la confusione avevamo tralasciato la piccola deviazione sul mare.
Ora erano le tre di notte, la casa era silenziosa e Tessa aveva consultato piantine fino a pochi minuti fa quando si era seduta nel divano e appoggiandosi a me si era addormentata.
La sua mano era ferma sul mio petto, per un attimo mi sembrò che sorrise.
Lasciai che i suoi lunghi capelli rosso ciliegia mi scivolassero tra le dita e il mio cuore mancò un battito.
Mi soffermai sul suo viso, sulle lunghe ciglia scure cariche di trucco, sulla sua pelle chiara e sulle sue labbra che mi tormentavano i pensieri.
Dentro di me sapevo di tradire Drake, ma non riuscivo a pensare ad altro che a quella ragazza.
Le sfiorai una spalla e lei si mosse sistemandosi meglio sul mio petto. I capelli le ricaddero sul viso e io glieli spostai sorridendo. La sua pelle era fredda e mi ricordò quella volta che al vecchio magazzino la baciai.
Non mi aveva respinto, ma non era mai andata più avanti di così, non credo che Drake lo sapesse, o che lei glielo avesse detto.
Infondo era successo prima che lo trovassimo.
Mi passai una mano sul viso cercando di rimuovere quell'immagine dalla mia testa, ma sembrava ripetersi apposta per darmi il tormento.
«Dio Tessa»
Sussurrai appoggiando la testa allo schienale, non era giusto nei confronti del mio migliore amico, ma quella ragazza era qualcosa di unico.
La sentì spostarsi ancora, dormiva, forse era scomoda. Sentì il suo naso sfiorarmi il collo e abbassai la testa, le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie. Avrei voluto fregarmene di Drake e di tutto quello che avevo intorno, ma mi fermai. La svegliai muovendola appena e mi alzai uscendo da quella stanza.
Sospirai e mi passai una mano sul viso stringendo la presa sui miei capelli. Scossi la testa e rimasi li, in piedi qualche secondo in più.
Un rumore attirò la mia attenzione, sembrava un lamento. Mi avvicinai alla porta che dava nella stanza di Ella e aprì piano la porta, la sentì tossire ripetutamente ed entrai vedendo una luce uscire dalla porta socchiusa del bagno. La raggiunsi e la vidi inginocchiata a terra, la testa nascosta dentro il gambinetto e quello chignon che, di li a pochi minuti, si sarebbe sciolto. Si sedette in ginocchio e appoggiò i gomiti sulla tavoletta, le dita le si incastrarono tra i capelli e sentì il suo respiro farsi pesante.
«Ehi»
La ragazzina si voltò verso di me e si alzò in piedi rivolvendomi un sorriso tirato. Si lavò i denti e risciacquò la bocca più volte.
«Sto bene»
Disse dopo qualche minuto sciogliendosi i capelli e raccogliendoseli meglio. Io alzai un sopracciglio e tirai lo sciacquone.
«Si vede»
Risposi sarcastico, lei si voltò verso lo specchio e si guardò il viso, sembrava stanca. Era la copia di Tessa, non c'era altro da dire, la tradivano gli occhi, la pelle olivastra e i capelli bruni, ma il viso era il suo.
«Credo di essere cresciuta ancora»
Mi informò sfiorandosi le gambe, strinse la presa sulle cosce, probabilmente le sentiva indolenzite.
«Vuoi qualcosa per il dolore?»
Lei mi rivolse un sorriso dal riflesso sullo specchio e si voltò verso di me.
«No grazie, è tutto okay»
Io annuì e mi accorsi che le sue mani strinsero forte la ceramica del lavello dietro di lei. Feci per uscire, ma le sue dita mi afferrarono la maglia.
«Puoi rimanere?»
Io sorrisi e mi voltai verso le sue iridi grigie.
«Certo»
Mi prese la mano e raggiunse il letto sedendosi su esso, allungò le gambe sul materasso e io distolsi lo sguardo, portava solo un paio di pantaloncini corti chiari ed una canotta bianca, ora i vestiti doveva condividerli con Tessa.
«Ho paura»
Mormorò a voce bassa, io corrugai le sopracciglia e lei strinse il suo orso di peluche.
«Ancora incubi piccola?»
Lei alzò una spalla e io mi avvicinai sedendomi accanto a lei.
«Perché non mi hai detto niente?»
Sapeva che mi riferivo a ciò che aveva sputato in faccia ad Aston qualche giorno fa.
«A cosa sarebbe servito? Non avresti potuto farci niente»
Rispose con qualche secondo di ritardo, percorsi con lo sguardo il suo corpo e mi fermai sulla medaglietta che continuava a rigirarsi tra le dita.
«Sai cosa faceva Drake quando aveva incubi?»
Ella alzò lo sguardo verso di me, corrugò le sopracciglia e io sorrisi.
«Prendeva un manichino e cominciava a tirare pugni e calci per sfogarsi. Certo non era una medicina miracolosa, ma certo lo aiutava a distrarsi un po'»
Lei prese un respiro e guardò la medaglietta mordendosi un labbro.
«Abbiamo un manichino?»
Io mi portai una mano sulla nuca e ci riflettei su qualche secondo, poi alzai un sopracciglio.
«No, ma abbiamo un enorme Babbo Natale gonfiabile»
Ella rise e io mi alzai dal letto porgendole una mano, lei la strinse e scese dal materasso infilandosi quel paio di scarpe basse comprate al centro commerciale.
Le porsi la sua felpa, che poi era di suo zio Dylan, ma poco importava, e uscimmo dalla stanza.

DnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora