#22 Matt

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Jeremy mi ha seguita la scorsa notte, mi ha raccontato di avermi osservata a lungo vagare per il bosco.
Ho ucciso un cervo, ma non mi ha dato soddisfazione come quando ho tolto la vita a quei ragazzi, continuo ad avere fame, ma non riesco a capire di cosa.

Corrugai le sopracciglia e smisi di tamburellare le dita sopra al bancone della cucina. Chiusi il quaderno e notai Jhona entrare nella stanza.
«Cosa leggi?»
Chiese incuriosito aprendo il frigo e infilandoci la testa dentro.
«Nulla, sai dove posso trovare Jeremy?»
Lui sorrise e scattò verso di me appoggiando i gomiti al bancone.
«Fuori che si allena»
Rispose stappando la bottiglia di birra e sedendosi su uno sgabello. Mi alzai in piedi e uscì dalla stanza senza dire una parola, nascosi il quadernino dentro la tasca della felpa e raggiunsi l'esterno tirando fuori una sigaretta.
Mi chiusi la porta alle spalle e cercai l'accendino nelle tasche guardandomi intorno, Jeremy alzò lo sguardo su di me e smise di fare quello che stava facendo senza lasciare il tiro. Accesi la sigaretta e mi avvicinai lentamente.
«Io mirerei più a destra»
Gli consigliai spingendo con l'indice la sua pistola più in la, lui sorrise e lasciò partire il colpo prendendo in pieno la corteccia segnata.
Sorrise e abbassò l'arma, si levò il cappuccio liberando i capelli bruni e mossi.
«Hai due minuti Jeremy?»
Chiesi facendo un lungo tiro e alzando un sopracciglio, il ragazzo perse il sorriso e si infilò in tasca la pistola.
«Certo»
Lasciai che le mie labbra reggessero la sigaretta e tirai fuori dalla tasca il taccuino di Ella.
«Questo»
Cominciai porgendoglielo.
«Mi da ragione di credere che ti sia incastrato in brutto guaio ragazzo»
Jeremy corrugò le sopracciglia e lasciò andare il mio sguardo per dedicarlo alle pagine di quel piccolo quaderno.
«Ma questo è il diario di Ella! Quanto hai letto?»
Domandò portandosi una mano sulla bocca, notai tremasse appena e avvertì la sua paura crescere. Le sue iridi nere si fermarono sulle mie e io finì la sigaretta buttandone il resto a terra.
«Abbastanza da venire a chiedere a te delle spiegazioni»
Lui annuì nervoso e abbassò lo sguardo prendendosi qualche secondo.
«Circa una settimana fa mi è piombata nella stanza nel cuore della notte, mi ha svegliato dicendo che non si era mai sentita tanto viva, sembrava euforica. Mi sono subito reso conto del sangue addosso ai suoi vestiti, un po' a causa dell'odore, un po' perché Ella sembrava essere appena tornata da una corsa. Io non sapevo cosa fare, l'ho portata nella sua stanza, ha cominciato a dare di matto, diceva che voleva baciarmi e correre con me sotto la luna, ha anche detto che mi avrebbe portato nel suo posto speciale»
Si mise una mano sulla fronte e chiuse gli occhi prendendo un respiro. Aveva buttato fuori quelle parole troppo velocemente, a stento ero riuscito a stargli dietro.
Mi domandai cosa intendesse Ella con posto speciale.
«Ad un certo punto è svenuta all'improvviso, la mattina dopo aveva questo quaderno tra le mani, non sapevo che contenesse, a dire il vero mi preoccupavano i suoi comportamenti e gli incidenti che continuavano a capitarle, continuavo a domandarmi se fossero in qualche modo collegati a ciò che le era successo quella sera»
Continuò tornando sulle mie iridi.
«Così l'hai seguita»
Dissi ricordando ciò che avevo letto questa mattina, lui annuì e si passò una mano sul viso.
«Credevo fosse impazzita per via della vita che faceva tutti i giorni, invece era andata fuori di testa perché non riusciva a controllare il suo istinto. Non hai idea di come sembrava scomparire ogni traccia di Ella quando perdeva il controllo»
Abbassò ancora lo sguardo e incrociò le braccia dandomi le spalle.
«Tu l'hai vista Jeremy, com'era?»
Chiesi restando al mio posto, lui alzò una spalla e scosse la testa, sembrava non volerne parlare.
«Non era Ella quella cosa»
Si voltò e notai che i suoi occhi fossero arrossati.
«Che vuoi dire?»
Mi restituì il diario e si portò i polsini della felpa chiara fino alle nocche.
«L'ho vista provare ad ammazzare bestie per limitare la voglia di uccidere, ma sembravano non darle soddisfazione quanto uccidere una persona.
Una notte mi ha portato con sé, l'ho guardata uccidere una donna, l'ha massacrata con tale violenza che mi sono domandato se quella ragazzina fosse stata davvero lei. Quando ha notato che ormai non c'era più niente da fare ha aiutato la donna a sdraiarsi e le ha chiesto scusa sparendo sotto i suoi occhi»
Corrugai le sopracciglia inorridito e l'aria si alzò pesante quando Jeremy scattò lontano da me. Abbassai lo sguardo su quel diario e mi domandai se era questo il risultato che Ryan aveva sempre cercato, se con noi avesse fallit. Infondo era Ella quella davvero completa, l'Angelo nero che Ryan aveva sempre confidato fosse in Tessa, forse era sua figlia.

««Capace di uccidere e perdonare, per sempre condannato ad una fame implacabile, coperto dall'odore del sangue e seguito dalla Morte come un ombra devota.»»

Era questo che citava un quadro nello studio di quell'uomo, una frase bianca scritta sull'immagine di un paio d'ali d'angelo Nere.

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