#17 Ella

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Mi sedetti nella comoda sedia dietro la scrivania e continuai a guardare il pavimento.
«Allora perché hai detto che se la mamma fosse uscita dal confine si sarebbe sparso molto sangue?»
Chiesi ancora pregando che non smettesse di darmi le risposte di cui avevo bisogno.
Aston si sfiorò i capelli con la mano e tornò ad incrociare le braccia al petto.
«Questa parte è un po' più complicata. Ma tenterò di spiegartelo il meglio possibile»
Si appoggiò alla scrivania e io mi liberai i capelli da quella treccia ormai disfatta.
«Raccontarti la storia di tua madre richiederebbe una quantità di tempo di cui non disponiamo, quindi dovrai stare molto attenta.
Per tutti coloro che stanno fuori, noi non siamo visti bene Ella, perché non siamo come gli altri»
Mi prese un polso e io abbassai lo sguardo su esso.
«In noi come in te, scorre un sangue diverso, sangue che a molti non piacerebbe averci a che fare. Per quanto ai tuoi occhi ognuno di noi possa sembrarti normale, non è così. Tua madre, come gli altri Angeli sono stati cresciuti per uccidere, per far del male a gente innocente e soprattutto per diventare la razza dominante»
Mi si contorse lo stomaco a quelle parole, non sapevo cosa pensare, cosa dire. Ero passata dal conoscere ogni persona con cui avevo passato la mia routine quotidiana, a rendermi conto che forse avrei dovuto temere ognuno di loro.
«È per questo che papà non è mai tornato? Perché credono che possa uccidere qualcuno?»
Chiesi quasi apparendo disperata. Non sapevo come spiegarlo, ma in questo momento mi sentivo così strana...
«Non credo»
Abbassai lo sguardo e lo zio mi lasciò andare il polso. Mi diede le spalle facendo cadere un silenzio soffocante.
Spostai il mio sguardo fuori dalla finestra, mamma ancora urlava contro Matt, spingendolo con rabbia come l'avevo vista fare spesso; il sangue ancora sporcava la maglietta chiara del ragazzo e per qualche istante mi soffermai a guardarla.

«Se lo volessi davvero, potrei uccidere anch'io?»
Domandai all'improvviso sfilandomi la pistola dalla fondina, me la rigirai tra le mani, spostandomi poi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Credo che la domanda vera sia, senti il bisogno di uccidere Ella?»
Alzai lo sguardo, le sue iridi brillavano e il suo sorriso mi dava l'idea che conoscesse già la risposta.
«C'è un uomo nei miei sogni, porta i capelli lunghi, chiari. C'è confusione intorno a me, si avvertono spari, urla, la voce di mia madre che grida il mio nome e poi»
Mi fermai rendendomi conto di star parlando a voce alta. I suoi occhi erano ancora su di me, mi guardavano attenti, come a chiedermi di continuare.
«Poi?»
Chiese calmo alzando un sopracciglio. Tornai a guardare la pistola e presi un respiro.
«Inciampo, cado a terra, l'uomo mi si avvicina, alza il braccio, credo voglia pugnalarmi, ma io all'improvviso mi ritrovo dietro di lui e con una lancia lo trapasso con forza»
Dissi con voce ferma sentendo uno strano formicolio agli occhi invadermi, per un attimo mi sembrò di vedere del sangue sulle mie mani e qualcosa dentro di me si accese.
«E cosa provi?»
Alzai lo sguardo chiudendo più volte le palpebre per levare quel fastidio che sentivo.
«Credo soddisfazione»
«Soddisfazione?»
Io annuì e lui fece un lieve sorriso accentuando le sue fossette.
«Perché non mi spari Ella?»
Domandò tenendo lo sguardo fisso nel mio, corrugai le sopracciglia e mi alzai in piedi.
Voltai il mio sguardo verso la vetrata, guardando ancora una volta la mamma tirare fuori una pistola, tornai con lo sguardo sullo zio e rimasi in silenzio.
Tante volte mi era capitato di vedere mio padre in lui, eppure ogni volta mi accorgevo che non avrebbe mai potuto esserlo. Erano due persone opposte.
«Risponderesti sinceramente ad una mia domanda?»
Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, risvegliandomi improvvisamente dai miei pensieri.
«Si, certo»
Dissi velocemente appoggiando la pistola sulla lunga scrivania.
«Hai già ucciso Ella?»
Persi un battito e mi portai una mano in tasca.
«No...»
Risposi distogliendo lo sguardo, lui annuì e mi prese il mento facendomi incontrare di nuovo i suoi occhi.
«Non mi spiegavo come fossi guarita tanto velocemente dai tuoi incubi, e da tutto ciò che ti creava problemi, secondo i miei calcoli a quest'ora dovevi essere morta, eppure eccoti qua»
Mi lasciò andare e io rimasi immobile.
«Un Angelo non può sentire il bisogno di uccidere se non l'ha già fatto Ella»

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