#35 Tessa

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«Tu hai idea di quanto fossi importante per me Nathan?»
Domandai all'improvviso spezzando il silenzio, mandai giù della saliva e tornai a cercare il suo sguardo, feci qualche passo avanti e scossi la testa.
«Io non so niente di me, non ricordo il viso dei miei genitori, non so nemmeno se quelli che mi sono stati presentati lo erano davvero, sono stata presa in giro così tante volte che ho smesso di farmi domande.
L'unico ricordo davvero vivo che ho sei tu, ricordo quel giorno, quando mi hanno sbattuta in un campo in mezzo al nulla, sotto al diluvio, in mezzo al fango, alle urla dei miei compagni che chiedevano aiuto invano. Ho in testa solo il momento in qui mi hai tirata per il braccio e mi hai trascinata in un angolo sotto ad una baracca instabile...»
Mi fermai incontrando i suoi occhi, lui si portò una mano nei capelli e spostò lo sguardo altrove.
«Non guardarmi così Tessa»
Disse freddo.
«Tu non puoi capire»
Aggiunse avvicinandosi, ad ogni passo che lui faceva io arretravo, non ne sapevo bene il motivo, non avevo paura di lui, eppure il mio corpo si muoveva da solo, d'impulso quasi.
Mi fermai solo quando la mia schiena si scontrò con il muro alle mie spalle, una delle sue mani si alzò fino a raggiungere la zip della mia giacca e lasciando scendere la mano la aprì lentamente, estrasse uno dei coltelli da una delle tasche e sorrise guardandomi le labbra.
«Mi hanno dato del pazzo per anni, nemmeno quando gli ho sbattuto in faccia tutte le prove necessarie mi hanno accettato»
La sua voce bassa e piena d'amarezza mi bloccò la voce. La lama fredda di quel coltello mi sfiorò la gola, rimasi immobile seguendo il suo sguardo che mi percorreva in un modo diverso.
«Ci sono tante cose che non sai Tessa, raccontarti tutto ora sarebbe scontato, ma tanto tu non aspetteresti, non ti piace aspettare, vuoi sempre sapere ogni cosa, è più forte di te, ma a volte non è poi così male restare ignoranti, o sbaglio?»
Gli afferrai il polso e strinsi la presa prima che la lama mi perforasse la pelle. Lui sorrise e io alzai un sopracciglio sentendomi presa in giro come non mai.
«Parla Nathan»
Gli suggerì fingendomi determinata.
«Non lo vuoi davvero, quello di cui hai bisogno è solo una certezza che ti faccia restare con i piedi per terra. Se parlassi ti distruggerei Principessa»
Sorrisi divertita e gli abbassai il braccio allontanandolo da me con una forte spinta. Con uno scatto fui alle sue spalle, lui si voltò e io gli tirai un calcio nello stomaco facendolo sbattere contro al muro.
«Distruggimi Nathan»
Mi sfilai la pistola dai pantaloni e gliela puntai alla fronte, lui rise e si alzò massaggiandosi la parte in cui l'avevo colpito.
«Patetica, fingi ancora di essere colei che ti hanno marchiata anni fa, un impulsivo Numero a cui non piaceva stare alle regole. Abbassa le armi Tessa, l'amore ti ha resa debole, triste e fragile. Non riusciresti a premere quel grilletto nemmeno se ti restituissi Drake a pezzi»
I suoi intensi occhi scuri mi guardavano attenti, era strano come reagiva ad ogni parola, a volte ciò che dicevo sembrava farlo vacillare, altre invece tirava fuori la sua rabbia, una rabbia che ancora mi sfuggiva.
Lui sorrise e tornò in piedi senza staccarsi dal muro, il suo sguardo si spostò altrove e io mi domandai perché ancora non avessi premuto il grilletto, perché ancora non fossi corsa alla ricerca di Drake.
«Debole, sola e persa, esattamente come quando ti ho trovata a undici anni»
Corrugai le sopracciglia e strinsi la presa sull'arma fingendo sicurezza.
«Non hai esitato un secondo a seguirmi, mi stupisco ancora della leggerezza dei tuoi passi a quel ricordo. Nessuno ti aveva insegnato a non dare ascolto agli sconosciuti bambina?»
«Di che diavolo parli?»
Domandai sentendo il controllo scivolarmi addosso come acqua, senza nemmeno accorgermene avevo abbassato la pistola, me la sentì sfilare dalla mano e mi resi conto di quanto fossi davvero debole.
«Vuoi la verità, no?»
Esitai, presi un respiro, non sapevo se la volevo davvero, infondo molte volte mi era stata promessa, e tutte quante non erano state che bugie rimescolate per convincermi di smetterla di guardarmi indietro.
«No»
Risposi infine alzando una spalla, feci qualche passo indietro.
«No?»
Chiese poco convinto alzando un sopracciglio, un fastidioso allarme cominciò a risuonare tra i corridoi e io d'impulso mi guardai le spalle, Matt doveva essere entrato.
«Rivoglio solo indietro Drake»
Nathan si levò la giacca elegante e aprendo il bottone sul polso della camicia bianca sorrise arrotolandosela fino ai gomiti, mi era capitato molte volte di vedere quel gesto ripetuto da Aston.
«Perché volere indietro qualcuno che non conosci davvero?»
«Finiscila di giocare con le parole Nathan, mi stai infastidendo»
Mi voltai sentendo la porta aprirsi e mi mancò un battito quando incontrai quel paio di occhi verdi in cui non avevo smesso di riporre speranza per mesi eterni.

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