#15 Ella

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Mi sfiorai l'arma che portavano stretta sulla gamba e mi chiesi perché non provassi paura a sapere che nemmeno la sicura mi avrebbe protetta se fosse partito un colpo.
«Ho passato tutta la vita ad uccidere per gli altri, sono stata così tante persone che sono finita per dimenticarmi chi ero, non ho mai potuto avere una vita normale e per quante persone avrei potuto incolpare non ho mai fatto accuse, sono perfino arrivata a sperare nella morte per poter uscire dal casino che c'era nella mia testa»
La voce della mamma suonava fredda e malinconica, spostai il mio sguardo su entrambi i miei zii e ancora su Matt e Jhona, accorgendomi della presenza degli altri tre Angeli alle loro spalle, tutti gli occhi erano su di lei.
«E l'unica persona che ha avuto il coraggio di farmi vedere il lato positivo in tutto questo schifo ora si trova chissà dove, costretto ad una tortura infinita, deriso da Bastardi che si divertono a vedere il suo dolore! Non mi interessa quanto grande possa sembrarti questa stronzata Dylan, e non mi interessa quante falle avrà il mio piano, ne di quanto sangue dovrò spargere, io lo riporterò indietro e fidati, sono disposta a dare il mio peggio»
Il silenzio cadde pesante e spostai lo sguardo dalla schiena della mamma agli occhi di zio Dylan, la guardava immobile, non sembrava nemmeno respirare, tutti si scambiavano occhiate tra di loro tranne Tessa e lo zio che sembravano due statue silenziose.
Levai la mano dalla pistola e feci un passo avanti facendo risuonare la suola della mia scarpa sulle piastrelle chiare, Gli Angeli fecero scivolare i loro sguardi su di me e io presi un respiro prendendo la mano della mamma nella mia. Le sue iridi nocciola si fermarono confuse sulle mie e strinsi la presa.
«Stronzata o no io sto con te mamma, riportiamo papà a casa»
Lei mi fece un sorriso e mi lasciò un bacio sulla fronte.
«Ella sarebbe un suicidio, tu non sai com'è il mondo là fuori, figuriamoci il nostro mondo, non credo che...»
«Non me ne frega niente»
Risposi senza lasciarlo finire di parlare, zio Dylan alzò un sopracciglio e io alzai una spalla.
«Non stiamo parlando di andare a fare la spesa Ella»
Si intromise Matt incrociando le braccia e guardandomi contrariato.
«Qui si parla di rischiare la vita, di uccidere a sangue freddo e venire pestati senza pietà, con soldati disposti a tagliare la testa del tuo compagno e di vedere un nemico sparare a uno di noi per poi strappargli il cuore davanti ai tuoi occhi»
«Matt!»
Gridò Jhona dandogli una spinta per farlo tacere, aveva sputato con angoscia ogni parola, velandosi gli occhi di rabbia e dolore.
«Tu non uscirai da questa casa, come non ne uscirà tua madre!»
Ringhiò ancora il ragazzo facendo un passo avanti e cercando di levarsi Jhona di dosso.
Uno sparo fece eco nella stanza riportando l'ordine all'istante. Mi portai una mano sulla bocca vedendo Matt portarsi una mano sulla gola, una quantità impressionante di sangue cominciò a fuoriuscire e mia mamma posò la pistola sul bancone, mi lasciò la mano e tornai con lo sguardo su Matt vedendolo seduto a terra con una mano di Jeremy intenta a cercare il proiettile. Mi venne un conato di vomito e spostai il mio sguardo a terra sentendo lo stomaco contorcersi.
Incontrai quasi per caso gli occhi di Aston, sembravano impassibili alla vista di tutto quello, mi rivolse uno sguardo e lo spostai sulle mie mani.
Era strano, per quante emozioni potessi provare sentivo solo l'adrenalina crescere velocemente dentro di me.
«Ma che diavolo ti prende Tessa!»
Gridò Phil con autorità facendo un passo avanti e spezzando quel silenzio che si era creato, scomposto solo dai gemiti infastiditi di Matt.
«Non siamo in un bar e meno che meno al campo Numero! Ti meriteresti come minimo due settimane di tortura!»
Feci un passo indietro e mi sentì esclusa da quella conversazione, il modo in cui l'uomo aveva chiamato mia madre e il tono con cui si era rivolto a lei non era dolce come al solito. Gli Angeli presero tutti la stessa posizione, tranne lei ed Aston, che ora seduto, si sfiorava le labbra silenzioso.
Sembravano sull'attenti, come soldati prima di una battaglia.
«Hai detto bene, non siamo al campo»
Rispose fredda mamma alzando un sopracciglio, prese la pistola e uscì dalla stanza tirando un calcio alle costole a Matt, che sorrise sputando del sangue sul pavimento.

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