#54Tessa

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Aston mi legò una fascetta bianca al braccio stringendola forte e io strinsi il pugno non appena mi toccò la mano, come da accordo.
«Scusa l'eleganza, ma non ho altro»
Disse alzando lo sguardo su di me. Io gli feci un cenno e lui mi diede le spalle aprendo una valigia di pelle marrone sulla sua scrivania.
Incrociai le gambe una sull'altra e cercai di mettermi il più comoda possibile su quella sedia dai braccioli larghi. Il mio cuore batteva calmo, consapevole che agitarsi non sarebbe servito a nulla.
«Non mi chiedi quanto male farà?»
Sorrisi alzando un sopracciglio.
«Sono tre iniezioni, che male possono fare se non bruciare appena?»
Lui si voltò scuotendo una provetta dal liquido celeste all'interno, lo guardai cambiare colore, schiarendo fino a diventare quasi trasparente.
La sua espressione si fece distaccata e io immaginai che il bruciore non fosse nulla confronto a quello che avrei patito.
«Pronta?»
Chiese voltandomi ancora le spalle, mi sporsi per vedere quel liquido riempire la siringa e sollevai un angolo della bocca facendo un mezzo sorriso.
«Come sempre»
Risposi muovendo le dita sentendole fredde e rigide. Incontrai i suoi occhi e lui espose una delle sue fossette come incoraggiamento.
«Mi dai il permesso di ucciderti se qualcosa va storto?»
Chiese senza mollare la presa sul suo sorriso, alzai un sopracciglio e sfidai le sue iridi smeraldo.
Mi morsi la lingua sentendo l'ago infilarsi nel mio braccio, sorrisi e continuai a respirare lentamente sentendo un liquido freddo mischiarsi al mio sangue, una sensazione strana invase il mio corpo e io aprì appena le labbra perdendo il contatto con gli occhi di Aston.
«Due fasi Piccola, numero uno ti sembrerà di non sentire più nessuna parte del tuo corpo, come fossi stata esposta ad una anestesia totale, numero due...»
Esitò, mi passai la lingua sulle labbra continuando a respirare con tranquillità.
«Numero due?»
Chiesi osservando l'ago uscire dal mio braccio lasciandosi dietro un lieve bruciore.
«Numero due pregherai di non essere mai nata»
Gli feci un cenno, confortante direi.
«Le iniezioni vanno fatte a distanza di otto ore l'una dall'altra»
Mi ricordò cominciando a preparare una nuova provetta.
«Mi spieghi dove le hai prese?»
Chiesi incuriosita, lui chiuse un altra provetta con un piccolo tappo e cominciò ad agitarla velocemente.
«A dire il vero me la sono portata dietro dall'inizio, pensavo potesse servire per Ella»
Annuì e la mia attenzione cadde sulla porta.
«Avanti»
Disse il ragazzo alzando la voce, quel continuo bussare venne interrotto dall'entrata preoccupata di Jeremy. Rivolsi uno sguardo ad Aston e lui mi fece un cenno tornando poi sul ragazzino.
«Qualcosa non va?»
Chiese Aston appoggiando la provetta sulla scrivania, Jeremy mi rivolse uno sguardo veloce e io notai fosse molto nervoso, mi alzai in piedi e corrugai le sopracciglia.
«Ryan ha chiesto di vedere Tessa»
Rispose vago.
«Certamente, Tessa se vuoi andare prego, cerca solo di non star via per più di tre ore»
Annuì ad Aston e seguì confusa il ragazzino fino al secondo piano, aprì una porta ed entrai in una stanza molto illuminata dai raggi del sole, feci un altro passo avanti e sentì la porta chiudersi alle mie spalle.
Alzai un sopracciglio e guardai Ryan uscire dal bagno.
«Sei riuscito a terrorizzare i pivelli»
Ammisi squandrandolo.
«Come ben sai il mio nome mi precede»
Rispose con voce roca, si sistemò lentamente la cravatta in silenzio e io rimasi ad osservarlo. Era dimagrito, il suo viso era scavato e due profonde borse sotto gli occhi non ricordavano affatto il suo aspetto impeccabile. Si passò una mano sulla mascella appena rasa e incontrò i miei occhi facendomi un sorriso.
«I muri parlano Tesoro, dicono di un imminente annullamento, che a quanto vedo è già in atto.
Curioso come la mia assenza ti abbia resa cieca»
Mandai giù della saliva e mi portai entrambe le mani nelle tasche posteriori dei miei stretti pantaloni.
«Nemmeno un "ciao", vedo che la tortura ti ha tolto le buone maniere»
Feci notare lanciandogli una frecciatina, lui annuì e mi diede le spalle cercando qualcosa tra i cassetti del comodino.
«Mi scuso Tesoro, sto ancora cercando di riprendermi, la stanchezza a volte offusca la mente»
Era affascinante l'eleganza che usava nel parlare, dalle sue labbra anche una sola  minaccia sarebbe apparsa un incanto.
«Comunque non è per le mie mancate buone maniere che ti ho chiesto di venire qui. Avevo bisogno di parlarti, hai un po' di tempo per me?»
Sorrisi alzando un sopracciglio.
«Tre ore, poi devo tornare da Aston»
Lui annuì e si sedette ai piedi del letto invitandomi a seguirlo.
«Preferisco restare in piedi»
Mi fece un cenno e prese un respiro.
«Bene. Sarò breve visto il poco tempo a disposizione. Per prima cosa volevo affrontare il discorso Ella...È così che la chiamate giusto?»
Incrociai le braccia al petto e appoggiai la schiena alla porta dietro di me.
«È per parte essere umano anche lei, ha diritto ad avere un nome e non una sigla»
Lui allargò appena le labbra, i suoi occhi si distrassero e io ne approfittai per guardare altrove.
«Per questo le ho dato un nome Tesoro, un nome neutro, degno di chi non sa di niente, ma appare l'esatto opposto»
Mi morsi la lingua restando in silenzio, continuai a respirare calma, anche se la voglia di colpirlo non mi mancava.
«Ho lasciato il dovuto approfondimento sul suo conto ad Aston, in modo che non accadano più spiacevoli incidenti»
Continuò accavallando le gambe, non avevo idea di quanto sapesse, ma a quanto pare era abbastanza aggiornato sul trascorso dell'ultimo anno.
«Tornando a noi, ho riscontrato in Drake una mancanza, la tua se non erro.
Posso immaginare che chiedendo ad un incompetente come Nathan Miller non abbiate trovato alcuna risposta, quindi ora ti chiedo di spiegarmi cosa si suppone gli sia successo»
Tornai sui suoi occhi e lui alzò le sopracciglia attento.
«Nathan mi ha detto di aver usato su di lui la camera bianca, non so cosa sia, ma ha tolto il mio ricordo a Drake...quindi non credo sia nulla di piacevole»
Risposi sentendo un blocco allo stomaco prendermi all'improvviso.
Ryan si alzò in piedi mi rivolse uno sguardo preoccupato.
«La camera bianca, non la sentivo nominare da un po'.
È stata progettata qualche anno fa, credo che l'ultimo aggiornamento sia avvenuto circa quattro, cinque mesi fa.
Sapevo servisse a cancellare la mente di una persona, ma se si è arrivati a levare anche un solo ricordo è triste»
Riflettè qualche istante in silenzio e io mi schiarì la voce attirando la sua attenzione. I suoi occhi chiari si fermarono nei miei e io mi alzai dalla porta.
«Quanto sai di quella stanza?»
«Abbastanza da concepirne la follia. Vedi Tessa...»
Si sedette e io feci un passo avanti.
«Quella camera è stata creata allo scopo di eliminare la memoria, non ho idea di come funzioni esattamente, ma so per certo che può essere letale se usata nel modo sbagliato»
Continuò.
«È un miracolo che quel ragazzo cammini ancora, ho visto centinaia di teli bianchi uscire da quella camera, molti dei sopravvissuti hanno riportato gravi danni al cervello»
Scossi la testa, la mia mente non riusciva a capirne la complessità.
«Non mi chiedi se è possibile recuperare il ricordo?»
Chiese alzandosi ancora una volta, dava l'idea di essere stanco, alzai una spalla e incontrai il suo sguardo incuriosito.

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