#25 Tessa

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Avevo osservato Ella tutto il giorno seguente, sembrava essersi chiusa in uno strano silenzio, a volte si metteva a fissare il vuoto, o restava ore a fissare le strade dalla finestra.
Il piccolo quartiere in cui Hunter abitava non doveva avere più di sessanta case, un bus giallo passava puntuale ogni mattina e raccoglieva bambini lasciando più tranquillità nel vicinato. Incrociai le braccia al petto e mi sentì sfiorare la spalla, mi voltai e due occhi verdi si posarono nei miei.
«Hai due minuti?»
Chiese Aston senza alzare troppo la voce, annuì serena e lasciai la piccola cucina. Passai davanti al salotto, Ella guardava distratta la televisione, non mi rivolse nemmeno uno sguardo.
Mi chiusi la porta dell'ufficio di Hunter alle spalle e mi appoggiai ad essa senza lasciare la maniglia. Aston si sfiorò i capelli fermandosi con la mano sulla nuca guardando il pavimento, alzò poi lo sguardo e io aspettai che parlasse.
«Sono stato in piedi tutta la notte a leggere i fascicoli che abbiamo trovato nello studio di Ryan»
Alzai un sopracciglio togliendo le mani dalla maniglia, incrociai le braccia e rimasi ferma nelle sue iridi.
«E?»
Domandai impaziente.
«Niente»
Rispose scoraggiato.
«Non ho trovato niente, nessun riferimento ad Ella, o al codice del suo esperimento, nessun progetto, nessun riferimento o collegamento al Progetto R»
Aggiunse appoggiandosi alla scrivania alle sue spalle, si infilò le mani in tasca e alzò le spalle.
«Mi spiace Tessa, hai fatto un giro a vuoto, anche tornassimo di nuovo alla villa di Ryan non troveremmo niente»
Abbassai lo sguardo e mi guardai intorno, non riuscivo a pensare.
«Ho bisogno di Matt»
Dissi dopo qualche secondo attirando l'attenzione del ragazzo, lui corrugò le sopracciglia e io sorrisi uscendo velocemente.
«Aspetta Tessa!»
Aston mi afferrò per il polso e io mi volati liberandomi dalla presa.
«Vuoi farci uccidere tutti? Non puoi fare avanti e indietro come ti pare»
Rimasi a pensarci qualche secondo e annuì distogliendo lo sguardo, superai il breve corridoio e tornai in salotto.
Corrugai le sopracciglia notando l'assenza di Ella.
«Aston, dov'è?»
Chiesi incontrando il suo sguardo preoccupata, il cuore prese a battermi velocemente nel petto e avvertì il sangue agitarsi nelle vene.
«Ella»
La chiamò lui alzando un po' la voce, la ragazzina non rispose e io mi sentì male. Cominciai a camminare per tutta la casa, aprendo porte e guardando perfino sotto i letti.
«Non fare stronzate Ella»
Pensai a voce alta alzandomi da terra, tornai in salotto e seguì il ragazzo all'esterno, le strade erano deserte e mi appoggiai alla colonna portandomi una mano sulla bocca.
«Magari è uscita a fare un giro»
Ipotizzò scendendo i due gradini in pietra per guardarsi meglio intorno.
Sorrisi ironica e tornai dentro a cercare la mia giacca. La indossai e mi sistemai i capelli lasciandoli ricadere indietro, mi alzai la zip e afferrai la mia calibro ventitré.
«Intendi uscire?»
Chiese passandomi i coltelli, lasciai scivolare la lama nei lacci di pelle che avevo legato alla coscia e sfilai i guanti di pelle dalle tasche infilandomeli.
«Non mi vedrà nessuno»
Lo rassicurai fermando il mio sguardo sui suoi occhi.
«Non ne avrei mai dubitato»
Rispose accentuando la sua fossetta con un sorriso. Mi sistemai il cappuccio sulla testa e presi un respiro controllando che la pistola fosse carica.
«Intendi spararle?»
Levai la sicura e infilai l'arma nella fondina.
«Spero che non ce ne sia bisogno, ma nel caso ce ne fosse, sei sicuro che ora sia completa?»
Chiesi per precauzione raggiungendo l'ingresso.
«Sì...»
Annuì, anche se riconoscevo che quel suo sì era abbastanza incerto, gli feci un sorriso e sparì sotto al suo sguardo.
Ammetto che mi era mancata quella sensazione, tagliare l'aria alla velocità della luce, passare accanto alle persone come fossi solo uno sbuffo di vento improvviso e saltare leggera su un ramo guardando gli altri dall'alto lamentarsi del clima impazzito.
Mi fermai all'improvviso e i capelli si spinsero controcorrente investendomi il viso, li spostai e mi guardai intorno ascoltando ogni rumore percettibile. L'odore di Ella sembrava essersi disperso ovunque e questo non mi facilitava le cose, era orrendo da pensare, ma avrei dovuto aspettare che uccidesse per trovarla, l'odore del sangue l'avrebbe presto tradita.
Feci qualche passo normale e poi tornai a correre leggera, con tutte quelle armi addosso non sarei di certo passata inosservata se avessi camminato tranquillamente. Essendo a sole due ore da New York i boschi non erano all'ordine del giorno, Ella non avrebbe potuto nascondersi tanto facilmente. Sentì un grido e mi fermai in mezzo alla strada voltandomi indietro, una macchina frenò toccandomi il la gamba con il parafango, suonò il clacson e io sparì fermandomi all'angolo di un vicolo. Mi appoggiai al muro e presi un respiro chiudendo gli occhi, ero stata imprudente, ero decisamente fuori allenamento.
«Concentrati»
Sussurrai guardando un punto fisso.

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