#13 Drake

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Mi passai la lingua sulle labbra, mi bruciavano, ma il loro sapore di sangue mi ricordava di essere ancora vivo.
Sorrisi e chiusi gli occhi appoggiando la testa al mio braccio. Avevo perso la sensibilità nei polsi, non sentivo più le mani da quanto quelle corde erano strette.
Non toccavo terra con i piedi, mi sentivo stanco, ma non mi sarei addormentato ancora.
Gemetti muovendomi appena, entrambe le spalle erano ussate, ma in quella posizione non riuscivano a sistemarsi da sole, provocandomi di conseguenza un dolore lancinante.
Ascoltai l'eco del mio respiro, il cuore batteva forte dentro la mia cassa toracica, avevo sperato molte volte che si fermasse.
«Mi sto spazientendo fratellino, te lo chiedo per l'ennesima volta. Dove sono i tuoi amici?»
La voce di Nathan appariva calma, mi sentì frustare la schiena e mi piegai in avanti senza emettere alcun suono.
Sorrisi dondolando come un animale, mi sentivo sporco, stanco e debole, ma non avrei ceduto.
I suoi passi riaccheggiarono nella stanza e i suoi occhi scuri si fermarono nei miei. Sorrisi e lui mi prese la faccia con una mano.
«Parla Drake!»
Sorrisi e gli sputai in faccia. Lui si fece indietro pulendosi con la manica e imprecando per qualche minuto.
Lo vidi andare verso l'uscita e sciogliere il nodo di quella corda che da troppo tempo mi teneva appeso. Lui aprì la mano e con un cigolio caddi a terra con un tonfo alzando la polvere e lo sporco di quel pavimento freddo.
Rimasi a terra, non avevo le forze per alzarmi. Mi raggiunse e si rigirò un coltello tra le dita, tagliò lo stretto giro di corda sui miei polsi e mi sfilò le graffette dai tagli verticali aperti sui polsi.
Sbuffò e con sforzo mi alzò a sedere sbattendomi contro un muro roccioso.
Abbassai le braccia e un bruciore fastidioso mi prese verso le mani. I tagli si stavano richiudendo e riuscì a muovere appena le dita.
Mi prese di nuovo il viso tra le mani e cercai di non chiudere gli occhi.
«Non so come tu faccia, ma parlerai»
Disse freddo.
Mi strattonò lasciandomi andare e io rimasi con il viso piegato di lato fino a che non lo sentì uscire.
Il suo orrendo profumo si era mescolato all'odore di sudore e sangue. Quasi urlai quando le spalle e le fratture delle costole si risistemarono all'unisono. Ancora non riuscivo a sollevare le braccia, ma soffocai un sorriso per la gioia di non essere più in quella posizione.
La testa mi girava e gli occhi mi si chiudevano quasi da soli, mi passai la lingua sulle labbra, si erano seccate ancora.
Mandai giù della saliva e appoggiai la testa al muro umido dietro di me.
Intorno a me era buio, non mi ero nemmeno accorto che Nathan avesse spento la luce.
Guardai verso l'alto e appoggiai a fatica una mano sui miei jeans sudici. Vedevo, ma non vedevo. Pensavo a Lei, al suo profumo, ai suoi capelli, alle sue labbra e poi sorrisi ricordando anche Ella.
A volte mi capitava di addormentarmi e mi sembrava di sentirla dormire, mi chiesi se Tessa le avesse detto la verità, se la bambina si ricordasse ancora di me...
Cedetti alla stanchezza e ascoltai il mio respiro farsi pesante, chiusi gli occhi e li sentì bruciare appena.
Avevo freddo e la pietra alle mie spalle mi graffiava la schiena nuda. Provai a ricordare che giorno fosse oggi, ma la mia mente sembrava essere troppo stanca anche per assecondare la mia perseveranza.
Provai a muovere il mio corpo, riuscì a sollevare una gamba e gemetti per lo sforzo, ogni mio muscolo era debole e pesante, sentivo male ovunque, ma era un dolore lieve ormai, come se la mia mente si fosse abituata a quello stato di sofferenza. Non cercai di muovere braccia o mani, ancora le sentivo formicolare.
Aprì la bocca per soffocare l'idea di un mugugnio, ma mi rifiutai di dargli voce.
Una lacrima mi scese bruciandomi una guancia e pensai a quanto mi sarebbe piaciuto morire davvero. Niente più sofferenza, voci nella testa, addio solitudine e ricordi sbiaditi.
Alzai un angolo della bocca e lasciai che un altra lacrima scendesse silenziosa.

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