Capitolo 1

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Senti un cigolio. Poi tutto buio.
Provi ad aprire gli occhi, che ad un tratto si fanno pesanti. Tremi, ti muovi involontariamente. Ti senti i muscoli delle gambe e delle braccia doloranti, come quando fai un allenamento più pesante del solito e torni a casa distrutta. Alzi le braccia e ti tasti gli occhi con le tue dita; te li stropicci e con un mugolio provi ad aprirli. Lentamente, e con molti sforzi, ce la fai.
Dove diavolo sono?
Ti guardi intorno. Sei in una piccola stanza, o almeno è quello che pensi inizialmente. Solitamente, le camere non sono così piccole. Sei seduta, con la spalle contro una delle pareti fredde e scomode.
D'un tratto, ti accorgi che non stai tremando: è il cubicolo stesso in cui ti trovi che si muove. Precisamente verso l'alto. Ti sembra di vorticare nel vuoto più totale, ma poi ti accorgi di essere in una piccola gabbietta con all'interno scatoloni, corde e reti.
Le pareti sono delle grate in ferro, e man mano che sali la paura cresce dentro di te. Cerchi di restare calma, intanto provi a ricordare qualcosa ma... niente. Il vuoto più totale regna nella tua mente. Neanche il tuo nome. Sai solo di essere una ragazza, con addosso una maglietta grigia a maniche corte e dei leggins neri. Lunghi capelli castani, mossi, con dei bei riccioli sulle punte, ti ricadono spettinati sulla maglia. Intanto l'ascensore, meglio non sapresti come chiamarlo, continua a salire, aumentando velocità con il passare del tempo. Ti senti un peso sull'addome, come un macigno. Il tuo respiro si fa più pesante, ti senti mancare l'aria. Ti porti le mani alla pancia e premi, come per far scacciare il terrore che si sta impossessando del tuo corpo. Stai andando incontro ad un attacco di panico. Tiri profondi respiri, chiudi gli occhi e li riapri convlusivamente. E provi ad aggrapparti all'unica cosa che ti rimane: la speranza. La speranza che tutto presto finirà.
"Aiuto!" gridi, in preda all'esasperazione. Appoggi entrambe le mani sulle grate in ferro e cominci a tirare pugni all'impazzata. Non ce la fai più, sei nel panico più totale. Ti lasci cadere per terra, con le spalle contro una delle grate, pieghi le ginocchia e ti accoccoli su te stessa. Pensi ad un modo per uscire da quella brutta situazione. Ti senti improvvisamente sola, abbandonata a te stessa e al tuo brutto destino. Un biglietto di sola andata per l'inferno. La tua pelle perlata di sudore si è attaccata alla maglietta, provocandoti più caldo di quello già presente all'interno dell'ascensore.
Prima o poi dovrà fermarsi
Stai cercando di calmarti, invano. All'improvviso, qualcosa cambia. Senti la gabbia andare a sbattere contro quello che credi sia la fine dell'edificio in cui ti trovi, sempre se ti trovi in un edificio. Non alzi la testa, ma senti come delle porte che si aprono, poi un cigolio e tutto ad un tratto senti voci smorzate che parlano e bisbigliano fra di loro.

"Ehi Newt, com'è il nuovo pivello?"

Alzi leggermente la testa. Sopra di te, circa una trentina di ragazzi ti stanno fissando, increduli, come se avessero visto un fantasma. Chiudi gli occhi, li stringi forte, provando a risvegliarti da quel brutto incubo. Perché è tutto un incubo, vero?

"È una... ragazza?" chiede titubante un ragazzo che, aprendo gli occhi, ti accorgi essere appena sceso nell'ascensore dove ti trovi tu. Inizi a tremare, spaventata. Ti schiacci più che puoi alla parete, terrorizzata.
Il ragazzo, Newt, è alto, magro, ha dei folti capelli biondi con dei riflessi dorati e dei lineamenti ben definiti. Il ragazzo continua a fissarti come se aspettasse che tu dica qualcosa. Ti alzi lentamente e ti allontani da quel ragazzo, cercando di calmare il battito del tuo cuore che credi possa uscire dal tuo petto da un momento all'altro. Pensavi che vedere qualcuno, una presenza umana, ti avrebbe rincuorato. Invece è tutto l'opposto.

"Dove sono?" provi a chiedere sicura, cercando di non mostrare l'incertezza della tua voce. Il ragazzo ridacchia e ti guarda scuotendo la testa. Ti senti completamente presa in giro, quindi provi a fare un passo in avanti, come a volerlo affrontare, ma poi ti ritrai, non sapendo bene cosa fare. Sei in netta minoranza, non potresti fargli nulla comunque.

"Ti ho fatto una domanda" ribadisci, questa volta molto più decisa, avvicinandoti leggermente al ragazzo. Se non avessi tremila domande per la testa, usciresti da quell'ascensore e urleresti contro quei ragazzi uno ad uno, pur di farti dire qualcosa. Qualunque cosa.
Per un momento, un minuscolissimo momento, ti passa per la mente l'idea di volere saltare fuori da quella gabbia e correre, esplorare, capire il minimo indispensabile. Capire qualcosa di quella stramba situazione. Immediatamente ne scende un altro, sempre alto, con dei capelli castano chiaro. I suoi occhi percorrono tutto il tuo corpo per poi posarsi sui tuoi occhi definitivamente. Ti guarda con un misto di incredulità e stupore, come se avesse davanti a sé la cosa più ambigua di questo mondo. Schiocca la lingua e guarda i suoi amici, che gli rivolgono delle occhiatine di approvazione. Alla fine, però, ti rivolge un mezzo sorriso, prima di inarcare un sopracciglio e mettersi le mani sui fianchi.

"Ehi pivella, primo giorno?"





Angolo autrice

Ehi pive, come vi sembra questo primo capitolo?
Scusatemi per eventuali errori grammaticali, ma scrivere da telefono e computer non è proprio da descrivere con l'aggettivo 'facile'. Vi avviso che i capitoli non saranno tutti così corti come questo, ma ben più lunghi. Spero che apprezzerete lo stesso la storia.
Comunque sono nuova qui su wattpad, l'ho scaricato da qualche mese e questa è la prima storia che scrivo (ho aspettato del tempo prima di pubblicare il primo capitolo) e che dire bè... Rise and Shine!

Day One Greenie?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora