Capitolo 28

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Subito una scintilla di panico mi attraversa le viscere, facendomi salire l'ansia e la preoccupazione per Leonard. Ma poi mi ricordo di un dettaglio molto evidente, e capisco che è solo uno scherzo di pessimo gusto da parte di Minho.

"Lo sai? Sei un deficiente. Ah-ah, bello scherzo del caspio. Peccato che le porte si siano già richiuse, e quelli che ci stavano per rimettere eravamo proprio noi. Memoria a breve termine si chiama questa, caro Minho" dico di schietto, con un tale sarcasmo da fare invidia pure all'Intendente. Minho si scambia un'occhiata preoccupata con Teresa e Thomas, che entrambi mi guardano con il dolore negli occhi.

"Non è uno scherzo, Jul. Leonard è scappato sul serio, non lo troviamo più. Abbiamo controllato ovunque, ovunque, ma non ce n'è traccia. Il Labirinto è l'unica alternativa" mi spiega Minho, che sembra confuso a sua volta.

"Ma le porte sono chiuse! Come avrebbe fatto a scappare proprio lì?" esclamo io, iniziando ad innervosirmi sul serio "E poi avreste controllato 'ovunque' in quindici minuti che io e lui siamo stati fuori?"

"In realtà non abbiamo controllato noi, ma i Medicali. Hanno controllato bene per tutta la Radura prima di venire ad avvisarci della sua scomparsa" dice Minho, cercando di metterci più compassione possibile, ma si vede lontano un miglio che l'argomento non gli interessa granché.

"Comunque nel Labirinto non può essere scappato. È impossibile" dico io, per poi voltarmi dalla parte opposta e iniziare ad avviarmi verso l'uscita.

"Dove vai?" mi chiede Minho.

"Da Jeff e Clint" dico io, aprendo la porta con un calcio ed uscendo a grande furia dal Casolare, fregandome del fatto che Newt mi stia seguendo. Ok, se è uno scherzo fa abbastanza pena ed è davvero immaturo, ma se Minho non sta mentendo... Ma certo che non mente, non avrebbe motivo di farlo. A quel pensiero mi si ritorce lo stomaco, facendomi venire una nuasea tremenda. Corro più veloce, sperando di farmi passare la voglia di vomitare. Raggiungo la capanna dei Medicali e ci entro con la stessa delicatezza con cui sono uscita dal Casolare. Subito cerco con lo sguardo Jeff e Clint, che stanno discutendo con Alby, appoggiato ad una parete con le braccia incrociate. Sono sorpresa con quanta velocità il nostro capo si sia rimesso in carreggiata, riprendendo subito in mano la situazione. Sento dei passi dietro di me e il rumore, più silenzioso del mio, di una porta che si chiude, segno che anche Newt è entrato. Alby e i Medicali si girano nella nostra direzione, attirati dal trambusto che ho provocato, guardandoci con sguardi interrogativi.

"Dov'è?" chiedo impaziente.

"Dov'è...chi?" chiede Alby, rimanendo impassibile.

"Lo sai" rispondo con voce ferma, anche se vorrei mettermi a piangere per la scomparsa di Leonard. È tutta colpa mia, lo sapevo, non dovevo lasciarmi trascinare da Newt. Magari a questo punto sarebbe qui, in piena forma, a salutarmi col suo solito smagliante sorriso, a dirmi che sta bene, quando invece stava già male a causa mia. Chi sarà il prossimo? Teresa? Minho? Thomas? Newt? Non voglio che gli succeda niente di male, voglio solo proteggerli, è quello che ho sempre voluto fin dall'inizio. Non posso dire di non averci provato, però, ma non ce la faccio a stare lontano da Newt, è una calamita per me. Non riesco a stare essere così distaccata con Teresa e a trattare male Minho, è una cosa che proprio non riesco a fare, sono io. È vero che sono una persona diffidente, impulsiva e testarda, ma non con le persone a cui voglio bene, non con loro.

"Non lo troviamo più. È scomparso dalla Radura. Sospettiamo che sia nel Labirinto" dice nuovamente Alby. Come, non lo sappiamo, ma non ho neanche la forza di chiedere ancora come possa essere fuggito nel Labirinto. Appoggio la schiena alla parete dietro a me, lasciandomi cadere per terra. Non piango, non mi salgono le lacrime come avrei creduto. Provo solo una costante e opprimente rabbia, è tutta colpa mia e di quelle schifose persone che si trovano là sotto e che ci osservano mentre soffriamo. Batto un pugno contro il pavimento con la stessa mano ferita, provocandomi ulteriore dolore.

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