Capitolo 5

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Mi alzo di malavoglia dal letto, nonostante abbia assolutamente intenzione di iniziare a lavorare proprio come tutti gli altri Radurai.
Non so bene che lavoro scegliere, perché per ora conosco solamente il lavoro del Velocista, che non sarebbe una brutta idea, anche se dubito che Minho mi voglia.
Però, se il sogno che ho fatto stanotte è un mio vecchio ricordo, sono intelligente e molto veloce, quindi potrei avere delle possibilità come Velocista. A sentirne parlare, potrei morire, entrando nel Labirinto. Ma non mi spaventa sicuramente di più dell'idea di rimanere qui per tutta la mia vita. Voglio andarmene al più presto, questo è certo.
Decido di non raccontare a nessuno del mio sogno, almeno finché non saprò se quello era veramente un ricordo della mia vita passata o meno.
Vado subito diretta alle docce; mi spoglio e mi fiondo nell'abitacolo. Amo sentire l'acqua ricadermi addosso come una carezza. È una delle poche sensazioni piacevoli che ho sentito stando qua.
Dopo circa 10 minuti esco e mi vesto con i vestiti che mi aveva lasciato Minho ieri sera in camera. Piuttosto banali e comodi.
Cerco in giro Newt, che mi sembra fin'ora la persona più affidabile. Sento la brezza mattutina scompigliarmi i capelli e chiudo gli occhi; cerco di immaginarmi come sia, la vita, fuori da qui. Cene in famiglia, andare a scuola, godersi l'adolescenza. Questi scenari passano nella mia mente, pur non sapendo se io abbia mai avuto una famiglia o se sia mai andata a scuola. Non so neanche la mia età, se è per questo. Potrei avere 16 anni come 25. Credo però di avere più o meno la stessa età di tutti, il che mi conforta un po'.

"Ehi Julia, dormito bene?" chiede una voce pacata e, aprendo gli occhi, noto che è Newt.

"Abbastanza" dico, alzando un angolo della bocca per sdrammatizzare.

"Ti sei abituata un po' a questo posto?" chiede lui. Noto che ha un'aria stanca, ma probabilmente devo dare anche io la stessa impressione.

"Diciamo che ci sto lavorando su" rispondo semplicemente, dando un'occhiata alle grandi porte di cemento aperte.

"Bene, perché oggi farai dei turni speciali di lavoro. Consiste nel provare per circa un'oretta ogni tipo di lavoro, tranne il Velocista ovviamente..." inizia lui, ma io lo fermo con un gesto della mano.

"Scusa, perché il Velocista no?" chiedo leggermente infastidita. Noto che fa uno strano sguardo, ma lo ignoro.

"Perché sei una ragazza, e il tuo corpo non resisterebbe un solo giorno là fuori" risponde lui, e fa per continuare, ma lo blocco nuovamente.

"Ma che discorsi fai?" rispondo irritata "Voglio provarlo, e se non resisto come dici tu, allora mi toglierò dalla mente questo incarico"

"Toglitelo dalla testa" ribatte lui, alzando gli occhi al cielo.

"Nemmeno per..."

"Senti pivellina, nessuno è mai diventato Velocista in un mese, figuriamoci in una settimana. Quindi no, smettila di insistere" mi rimprovera lui.

"Solo provare" cerco di trattare "Non ti dico un giorno intero, anche solo un'oretta. E se non va bene, ti giuro che non ti annoierò più con questa storia" Il ragazzo sbuffa e poi si stropiccia gli occhi.

"Va bene, ma prima devo parlarne con Alby e Minho, ok?" dice infine "Ma non ti illudere: hai lo 0,3% di venir scelta. Io non ci conterei poi più di tanto". Mi apro in un sorriso e poi lancio un'altra occhiata al Labirinto. Ne sono attratta, come un calamita. Devo entrarci, devo sapere cosa c'è all'interno.

"Bene così" dice Newt "Intanto ti porto da Frypan per provare il mestiere da cuoco"

"Ok" dico eccitata. Non vedo l'ora di provare ogni singolo mestiere, ma sono ancora più felice per il fatto che forse sarei potuta diventare una Velocista.
Il biondo mi accompagna dentro al Casolare e mi indica un ragazzo dalla pelle scura.

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