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- Ti ricordi che ti ho detto ieri sera? - chiesi a mia nonna, prima di uscire di casa.

- Che dopo dovrai andare dal professore di matematica a studiare - annuí.

Se lo sarebbe dimenticato e mi avrebbe chiamata, ne ero certa.

- Va bene, allora ci vediamo questa sera - la salutai, lasciandole un bacio in guancia e uscii di casa pronta per andare a prendere il pullman e andare a scuola.

La chiamata di Hannah mi stoppò la musica.
- Sono in pullman, tra circa venti minuti arrivo - le dissi.

- Va bene, io sono al bar, ti aspetto -.

Chiusi la chiamata e ripresi ad ascoltare i Bring Me The Horizon.

*

- Quindi andrai dal prof Gaskarth oggi? - chiese Hannah, facendo su un drum.

- Già. Anche se avrei preferito tornarmene a casa - risposi, buttando via la cicca della sigaretta, ma subito dopo ne presi un'altra.

- Quanto stai fumando? - si sedette sul marmo freddo.

Le mostrai il pacchetto da venti decimato.
- Le ho comprate ieri - dissi, fregandomene.

- Ma stai scherzando? - mi guardò sbigottita - Nemmeno io fumo cosí tanto! - esclamò.

Scrollai le spalle e basta, non sapendo che dire.
Ero nervosa, stanca e mi sentivo sola.

- Jane, é per colpa di Simon? - si fece seria.

Annuii soltanto, buttando via la sigaretta finita.
Fissai la cicca ancora fumante, quando lei iniziò a parlare.

- É un coglione. Punto. Lascia perdere sta storia e dimentica tutto -.

Alzai gli occhi al cielo.
Piú facile a dirsi che a farsi.

- Sí, dopo un anno che gli sbavo dietro, tu te ne spunti con questa mitica affermazione. - dissi arrabbiata - Come se fosse facile per me dimenticare cosí facilmente questa fottuta storia di merda che mi ha fatto solo stare male e basta - battei le mani una contro all'altra, iniziando un applauso - Davvero brava, Hannah. Davvero brava -.

E presi un'altra sigaretta.

Lei stette zitta e si mise in ordine i suoi capelli corti tinti.

- Pensi che con Amélie fosse stato facile? - domandò - No, non lo é stato. Ma sapevo che per quanto ci tenessi, lei mi avrebbe distrutto. Mi avrebbe prosciugata da tutta la felicità. E quando l'ho capito ho fatto ciò che dovevo fare : la lasciai. - sospirò - Come ce l'ho fatta io, ce la fai te, J -.

Iniziai a mordermi l'interno guancia. Perché dovevo essere sempre io l'unica a non riuscire a fare le cose? Ma soprattutto, perché ero sempre io quella con il bisogno degli altri per andare avanti?
Quanto mi faceva incazzare questa cosa.

- Andiamo? - dissi, buttando la sigaretta finita.

Annuii e ci dirigemmo verso l'entrata della scuola.
Lei, come suo solito, salutò, baciò e abbracciò chiunque conoscesse.
Io me ne stetti lontana per non prendere pedate o manate.
Alla fine entrai in classe senza di lei, salutando i pochi ragazzi che erano già dentro.

- Ciao Jane - mi salutò il ragazzo bassino. Non ricordavo il suo nome.

- Uhm, ciao - balbettai, sistemandomi.

- Stai bene? -.

Annuii. - Tu? - chiesi per educazione.

- Sí, grazie - mi sorrise, per poi tornarsene al posto.

Math's Hater || Alex GaskarthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora