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Quel lunedí era iniziato male.
Mia nonna mi aveva sgridata perché non avevo buttato a lavare i vestiti del lavoro da sabato sera e, dato che mi sarebbero serviti giovedí, lei avrebbe dovuto lavarli di fretta.
Ma che si fotta pure lei.

Avrei avuto otto fottute ore di scuola e non avrebbe dovuto rovinarmi la giornata cosí.
Misi le cuffiete, mentre salii in pullman con tutta la gente che sarebbe dovuta arrivare in centro.

Alcuni spingevano, altri urlavano.
Ma porca di quella troia, erano le sette di mattina di lunedí, per giunta, che voglia avevano?

Partí Pieces dei Sum 41, giusto perché la depressione che avevo non era abbastanza.
Per lo meno sarei riuscita a salutare Emily e Glen.
Ma quel pensiero mi rattristí ancora di piú. Volevo tornare in classe con loro.

Scesi dal pullman e mi diressi a scuola, a dieci minuti dalla fermata.

Quando finalmente arrivai, tirai fuori il mio pacchetto di sigarette e ne fumai due, giusto per essere sicura di non iniziare a sclerare nell'ora di diritto con quel vecchio acido.

Ero talmente nervosa, che le sigarette le finii in poco tempo.
Era chiara una cosa: non era delle sigarette che avevo bisogno.
Controllai nelle tasche interne del giubbotti, ricordandomi di avere un deca.

Trovai la cima d'erba, imboscata con le cartine lunghe e i filtri.
L'avrei fumata tutta. Da sola. Godendomi ogni singolo tiro che bruciava in gola.

Entrai a scuola e mi diressi subito in classe, posizionandomi in fondo e appoggiandomi al banco.

- Ciao Jane - mi salutò Beatrice, sedendosi vicino a me.
Ma la gente non capisce quando vuoi stare sola?

- Come stai? - chiese.

Annuii.
- Tu? -.

- Bene, grazie! -.

Gli altri entrarono, seguiti da Gigly che sbattè la porta dietro di sé.
Brutto imbecille, ci mancava il mal di testa.

- Buongiorno ragazzi. - salutò il vecchio ciccione sclerato - Venite velocemente a firmare, perché abbiamo troppe cose da scrivere -.

Ma brutto idiota...
Avremmo avuto due ore con lui.

- Signorina Darcy, si muove o deve aspettare la benedizione di Gesú bambino signore? - chiese ironico, facendo scoppiare a ridere quelle due bisbetiche di Camille e Raissa.

Risi fintamente nella loro direzione, facendole smettere di sghignazzare.
Non era giornata, con ciò, chiunque avrebbe disturbato il mio disordine mentale, lo avrei preso a picconate nelle gengive.

Firmai velocemente.
- Comunque Gesú Cristo lo lasci in pace che si sta' scopando sua madre - dissi acida.

Forse non lo avrei dovuto dire, ma non mi importava un cazzo.

- In presidenza! - urlò, tutto rosso in volto.

Lo guardai con aria di sfida.
Mi aveva fatto troppo girare i coglioni.

- Questa volta giuro che ti faccio espellere. Quanto é vero Dio -.

Avrei voluto ribattere, ma era meglio non peggiorare la situazione.

Uscii, seguita da quella palla di lardo, fino a raggiungere la presidenza al terzo piano.

- Darcy, che diavolo fai qua? - chiese l'unica persona che non avrebbe dovuto vedermi lí: Gaskarth.

- La signorina Darcy, - si intromise il panzone, con il fiato corto per la rampa di scale - mi ha detto... - mi guardò - Cosa mi hai detto Darcy? -.

Math's Hater || Alex GaskarthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora