- Devo far pipí - dissi, mentre premevo le mani sulla mia parte intima cercando di far smettere la sensazione.
- Siamo arrivati - rispose Alex, entrando nel vialetto di casa sua.
Appena spense la macchina, uscii di fretta e saltellai verso la porta di ingresso, chiusa, sbattendo la testa contro la porta.
- Arrivo! - inserí le chiavi e aprí quella dannata porta, facendomi entrare e corsi finalmente in bagno.
Appena scorsi nel buio la porta del bagno, caddi sull'ultimo scalino, ma mi rialzai subito e mi fiondai alla meta.
Quando ebbi finito, finalmente libera, scesi di nuovo in salotto e mi tolsi la giacca.- Che solievo. Non ce la facevo davvero piú - sospirai, sedendomi sul divano.
- Jane, mi aiuti ad accendere il camino? - chiese Alex, maneggiando l'accendino e dei pezzi di carta.
- Si! - urlai estasiata, catapultandomi verso di lui - In anzi tutto, devi mettere un po' di carbone e legnetti. Poi puoi mettere la carta e infine la legna - spiegai, facendogli vedere come mi aveva insegnato papà.
- Perfetto, ora dammi l'accendino - porsi la mano sporca di nero verso di lui e, quando sentii l'oggetto, accesi e feci prendere fuoco la carta.
- Quanto sei perfetta - disse, guardando la legna prendere fuoco.
- Non lo sono - mi girai verso di lui sorridendo. Mi guardò e io, cattiva, gli passai la mano sporca di carbone sulla guancia, ritrovandosi una strisciata.
Risi e gli diedi un bacio.
- Giocatore di Football due punto zero -.- Piccola peste! - urlò scherzosamente, cominciando a farmi il solletico sui fianchi.
- Ti prego Alex - cercai di dire tra le risate e le spintonate che gli tiravo per levarmelo di dosso.
- Ti prego cosa, piccola? -.
- Ti prego facciamo l'amore - lo guardai.
Lui si bloccò tutto d'un tratto e mi fissò le labbra, annuendo.
Si avvicinò timido a me e iniziò a baciarmi. Lasciai che le sue mani si infilassero sotto la mia maglietta, cercando i miei seni e palpandoli leggermente, facendomi gemere dentro la sua bocca.
Presa dalla foga, gli alzai la maglietta e mi avvinghiai al suo collo con i denti, mordendogli con poca forza la pelle, succhiando leggermente e leccandogli la parte ormai sensibile.
- Jane, porca miseria - ansimò.
Mi alzai e mi sedetti sul divano, senza staccarmi dalle sue labbra.
Mi alzò la maglietta e mi tolse il reggiseno. Libertà.
Con la punta delle dita gli sfiorai tutto il busto fino ad arrivare ai pantaloni, che sbottonai senza problemi. Glieli tolsi, lasciandolo solo in boxer e mi misi a cavalcioni sopra di lui.
Sentivo la sua parte piú sensibile diventare sempre piú dura, cosí cominciai a muovere il bacino.
Lui prese i miei seni con le mani e morse il capezzolo, facendomi ansimare il suo nome.Mi tolsi i jeans velocemente e ritornai a baciarlo voracemente, mentre la sua mano si infilava nelle mie mutande.
Cominciò a fare dei cerchi sulla parte sensibile, cosí tirai la testa indietro, godendomi il momento che non avevo da tempo.La luce calda del camino illuminava solo noi due nel buio della casa.
- Alex, non ce la faccio piú - dissi tra gli ansimi causati dalle due dita dentro di me.
C'erano solo le mutande a dividerci da ciò che avevamo piú bisogno: sentirci amati.
Tolsi le sue mutande e lui mie e con un colpo secco entrò in me, facendomi gemere. Tornai a muovere il bacino su e giú, mentre lui ansimava e mordeva il mio seno.
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Math's Hater || Alex Gaskarth
RandomMatematica: odiata da tutti, capita da pochi. Lei non la sopportava, lui la insegnava.