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Il castano mi guardò sorpreso.
- Sei italiana? -.

Annuii.
- Ho origini... Grazie nonna. - dissi interrompendomi, ringranziando la nonna che mi aveva messo il piatto di pasta davanti - Dicevo, ho origine italiane da parte sua - indicai con la testa la donna a capotavola.

- Io e mio marito ci siamo traferiti qua quando eravamo giovani. I miei genitori erano piuttosto severi e non avevo voglia di vivere la mia vita controllata da quei due. Cosí, un giorno io e Riccardo, il mio ormai defunto marito, siamo scappati e abbiamo preso il primo aereo per l'America. - guardai Alex, completamente preso ad ascoltare mia nonna - Abbiamo girato quasi tutti i paesi, quando abbiamo trovato Baltimora. - sorrise la donna - Era perfetta per crescere una bambina chiamata Lauren, che nacque dopo cinque mesi da quando ci eravamo stabilizzati qua -.

Io iniziai a mangiare i quintali di pasta che mi aveva messo nel piatto.

- E poi? - chiese il prof, curioso.

- E poi... - la nonna mi guardò - Te lo spiegherà Jane, prima o poi - sorrise triste.

Scrollai le spalle.
Non volevo rivelare al mondo tutto ciò che avevo nascosto.

- Ho detto prima o poi! - esclamò sbuffando.

Alex tornò a guardare il suo piatto, alzando le sopracciglia.

- Quanta pasta hai fatto? - chiesi a mia nonna.

- Ne ho fatto mezzo chilo -.

Mi bloccai.
- Ma come mezzo chilo?! Siamo in tre, non in un esercito -.

Il prof rise.

- Tu stai zitta che mangi peggio di un montone - mi zittí.

Sbuffai. Un po' me l'ero presa.

- In ogni caso, signor Gaskarth... - iniziò mia nonna, ma quello la fermò.

- Melissa, chiamami pure Alex - deglutí, prima di parlare.

- Va bene, Alexander, come ti é venuta voglia di fare l'insegnate? -.

- Avevo fatto una scomessa con i miei amici e per scherzo mi iscrissi all'università. Pian piano iniziai ad interessarmi di piú e cosí, da una scomessa, avrei capito cosa avrei voluto fare nella vita - spiegò guardandomi negli occhi.

Riuscii a sostenere il suo sguardo, ma avevo notato che non era tutta la verità.
Ormai ero diventata brava a capire le persone. Osservavo i loro atteggiamenti e ne estrapolavo ogni volta una cosa nuova.
Imparavo tanto anche quando ascoltavo quell'imbecille di Gigly. Un montato che, peró, non ha mai avuto successo nel mondo degli avvocati.

- Jane, vuoi altra pasta? - chiese mia nonna, facendomi tornare alla realtà.

- No. Non ho ancora finito - risposi, guardando il piatto mezzo pieno.

- Tenetevi leggeri perché dopo ci sono le cotolette e le patatine fritte, che ovviamente ho fritto in balcone, - risi assieme ad Alex - e alla fine di tutto ciò, la mia torta alle mele con aggiunta di gelato. - mi guardò, quando aprii la bocca - Sí, alla noce di Macadamia - ruotò gli occhi.

Alex sorrise nel vedere la scena e proseguí a mangiare la sua pasta al ragú.

- É davvero buona! - esclamò - Si sente che sei italiana -.

- Oh grazie mille! Non ricevo molti complimenti - mi fissò male, prendendo una forchettata di spaghetti.

Fu il mio turno di roteare gli occhi.

La serata proseguí piú che bene: mia nonna mi lanciava frecciatine e rimpinzava il prof di cibo, lei che urlava contro ai centralini perché stavano disturbando una cena.
Uno spasso.
In tutto ciò, Alex mi guardava sorridente.

Math's Hater || Alex GaskarthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora