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Ero seduta a tavola a infilzare pasta sulla forchetta per poi lasciarla da parte. C'ero, ma non c'ero.

- Jane, non hai mangiato nulla. Non é da te... - disse la nonna preoccupata.

- Cosa ci posso fare? - alzai le spalle e presi il piatto, infagottandolo per bene e riponendolo nel frigorifero.
- Lo mangio domani. Adesso voglio solo andarmene a letto -.

- Vedrai che la situazione migliorerà... - sorrise leggermente la nonna.

- Già - e me ne andai in camera, senza lasciarle un bacio.

Mi infilai a letto e presi le cuffie, alzando il volume al massimo e facendo partire qualsiasi canzone della playlist.
Addormentandomi con One More Light.

**
- Non capisco cosa tu stia facendo - sentii mormorare dal salotto, dopo che le cuffie mi caddero e io mi svegliai.

Controllai l'orologio ed erano solo le otto di sera. Avevo sonnecchiato per una mezz'oretta.

- Anche perché se la vedi, non sembra piú lei. Questa sera avrà mangiato due maccheroni e poi é andata a dormire senza nemmeno darmi la buona notte e il bacio sulla guancia. Ma cosa diavolo le hai fatto? - chiese rude e preoccupata.

- Non era mia intenzione. Sono venuto qua per parlarle, ma a quanto pare dorme. La prenderò domani a scuola e le spiegherò tutto, Melissa - rispose quella persona di cui ero follemente innamorata.

Mi alzai e andai a passo leggero verso il salotto, cercando di non farmi vedere dai due.

- Va bene Alex, ci conto - rispose la nonna, alzandosi dal divano.

Lex fece lo stesso e si rimise il giubbotto, per poi essere scortato da nonna fino alla porta.
Mi nascosi dietro allo stipite del corridoio per vedere la scena, quando Alex, voltato verso la donna davanti a lui, guardò nella mia direzione, facendo scontrare gli sguardi.

Uscii allo scoperto e lui mi guardò triste.
- Jane... - e mi corse incontro, abbracciandomi forte.

- Ehi - risposi cautamente.

- Non volevo farti star male. Quando vuoi ti posso spiegare tutto - sembrava parecchio dispiaciuto.

- Vieni in camera mia che parliamo di qualsiasi cosa tu voglia - gli risposi dolcemente. Sapevo che Alex aveva dei problemi, e sapevo anche che non voleva parlarne, mettendo me sempre al primo posto, ma era giunta l'ora di far sfogare lui.

Chiusi la porta e accesi le lucine che avevo comprato e fissato sul mobile stracolmo di libri.
Gli tolsi il giubbotto e mi sdraiai sul letto. Lui poi si sedette ai miei piedi e iniziò a torturarsi le mani.

- Sdraiati e rilassati. Non posso sicuramente ucciderti. Massimo ti tiro due sberle -.

- Spero non sia necessario. Mi ricordo ancora di quando hai appeso Camille al muro -.

Si sdraiò su di me e iniziai ad accarezzargli la testa.

- Dimmi tutto - dissi, cercando di farlo parlare.

- Questa sera sono uscito con Raissa -.

Mi si gelò il sangue e mi fermai dal fargli i grattini.

- Mh -.

- Sembrava diversa dalla ragazza che é. Voglio dire, abbiamo parlato civilmente e quando le ho detto che io sono innamorato di un' altra ha lasciato perdere. - ripresi a fargli i grattini - Non essere arrabbiata con me, Jane. Non ti tradirei per nulla al mondo -.

Risi leggermente.
- Alex, io non sono triste perché tu sei uscito con Raissa. Forse sono leggermente delusa dal fatto che non me lo hai detto e mi hai evitata tutto il santo giorno. Proprio come farebbe un bambino di tre anni. - sospirai - Ti amo e cercherò sempre di capire le tue ragioni e scelte. Se sei voluto uscire con Raissa, non c'era nessun problema, anzi, magari le estorcevi qualche storia di gossip a scuola. - rise - Mi ha fatto stare male il fatto che tu non abbia avuto un minimo di fiducia in me. Non é anche questo l'amore, fiducia? - chiesi, continuando a massaggiargli la testa.

Lui stette zitto, mentre si arrotolava la mia maglietta lunga al suo dito.

- Non volevo che pensassi che ti volevo tradire o roba simile -.

- Io mi fido ciecamente di te, Alex. Non ti avrei raccontato la mia storia. Non ti avrei mostrato il mio corpo... Non ti avrei detto ti amo -.

Alzò la testa di scatto, guardandomi negli occhi, attraverso le lenti dei miei occhiali.
Poi riabbassò la testa e si mise a piangere.

- Jane, perdonami. Non voglio rovinarti la vita come ho fatto con tutti gli altri. Meriti davvero di meglio. Mi faccio schifo. Sono stupido e inutile! - urlò, stringendomi forte.

Con tutta calma, gli alzai il viso, cercando di farmi guardare, mentre lui continuava a spostare lo sguardo.

- Alex, guardami per favore. - gli sorrisi quando finalmente mi guardò - Non sei nulla di ciò che hai detto: non fai assolutamente schifo, perché sei adorabile e ti amo; non sei stupido, altrimenti non ti saresti laureato e non saresti ad insegnare e non sei inutile, perché ho bisogno di te per sopravvivere a sto schifo di vita. - gli asciugai le lacrime che aveva sulle guance - E soprattutto, trovo che tu sia il meglio per me. Non riuscirei a pensare ad una vita senza te. Da quando ti ho conosciuto é migliorato tutto, amore mio, tutto. Sei meraviglioso. Pieno di energie e sempre con la voglia di fare. Non pensare piú alle cose che mi hai detto, altrimenti ti tiro un pugno. Capito? - gli sorrisi dolcemente.

Lui annuí e, sporgendosi verso di me, mi baciò.
Il bacio che mi era mancato come l'aria tutto il giorno.

- Ti amo da impazzire Jane. Grazie -.

- Non ho fatto nulla, piccola pulce. - alzai le spalle - Ho solo detto la verità. - lo guardai attentamente - E quando sarai pronto, voglio sapere la tua verità - gli diedi un altro bacio.

Lui annuí e si accovacciò sul mio seno, chiudendo gli occhi per la stanchezza e per i grattini che avevo ripreso a fare.

- Sono tanto stanco - disse dolcemente.

- Allora dormi -.

- E tua nonna? - domandò, riferendosi a una vicenda passata, quando io e lui ci eravamo addormentati dopo cena insieme e lei ci aveva svegliato urlando come solo lei sapeva fare perché non ci voleva appiccicati a letto.

- Si farà l'abitudine a vederci a letto insieme - dissi ridendo.

- Che?! -.

- Nulla. - mi alzai - Dai, vieni che ti tolgo i pantaloni e la maglietta, cosi ti presto una maglietta di mio papà - dissi, rovistando nell'armadio.

- Davvero lo faresti? - chiese sorpreso.

- Per te tutto - risposi.

- Ti amo -.

Sorrisi, mentre tiravo fuori una maglietta blu notte.
- Anch'io. Tanto tanto -.

Buttai la maglietta stirata sul letto e guardai Alex.

- Si? - domandò lui.

- Togliti le scarpe - e poco dopo si ritrovò scalzo.

- Ora alza le braccia - lui seguí le mie indicazione e gli tolsi la maglietta, ritrovandolo a torso nudo.

Ammirai il busto tonico del ragazzo di fronte a me e mi morsi il labbro. Erano mesi che non riuscivamo a fare nulla per colpa della stanchezza e di mia nonna.

Mi avvicinai a lui e gli diedi un piccolo bacio sulle labbra.
Con un tocco leggero, passai le dita sul suo sterno e sulla sua pancia, fino ad arrivare alla cintura che, con poca difficoltà riuscii a togliere. Cosí mi abbassai facendo scendere i jeans neri stretti fino alle caviglie. Lo guardai dal basso e gli sorrisi, leccandomi le labbra.

Cosa diavolo pensi di fare? Il mio cervello parlò.
Ha appena avuto una crisi e tu come la vuoi risolvere, facendogli un pompino? Ma quanto cazzo sei malata Jane? Purtroppo aveva ragione. Addio programmino.

- Jane - mi richiamò, facendomi portare l'attenzione su di lui.

- Alza un piede e poi l'altro -.

Infine gli misi la maglietta troppo larga per lui.
Mi stesi e a letto e feci spazio anche a lui.
Gli diedi le spalle e lui mi baciò il collo, cosa che mi fece prima accapponare la pelle per via del fastidio, secondo perché mi faceva salire ancora di piú l'ormone.

- Buona notte piccola - disse Alex, facendomi battere forte il cuore.

- Notte pulce -.

Inutile dire che mi addormentai felice.

Math's Hater || Alex GaskarthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora