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- Brutta stupida! Mi hai fatto preoccupare. É quasi la una. Diamine Jane, nemmeno al telefono mi rispondi! - urlò la nonna furibonda, non appena misi piede in casa.

- Lo so, scusa. Ci siamo addormentati e Alex stava dormendo come un ghiro e non avevo intenzione di svegliarlo - risposi stanca.

- Stai bene? - mi chiese avvicinandosi.

- Sí, nonna, sto bene. Ho solo tanto sonno e penso che mi stia arrivando il ciclo - dissi, dirigendomi barcollante verso la mia camera.

Mi spogliai velocemente, mi lavai la faccia e i denti e mi buttai a letto, inserendo la sveglia per le sette.

- Notte nonna - anche se non sentii la risposta mi addormentai seduta istante, troppo stanca e ancora con la testa fra le nuvole.

🛏🛏🛏

La sveglia che suonava fu un trauma per le mie orecchie e il mio cervello.
La spensi e mi voltai, non avendo la minima intenzione di alzarmi.

Muoviti o fai tardi. Mi spronò la coscienza, ma con risultati scarsi, dato che mi tirai piú sotto alle coperte.

Cretina vedi di muoverti. Fai veloce a finire i lavori almeno torni a casa prima.

Sbuffai e mi alzai. Non potevo arrivare in ritardo.
Mi preparai e uscii di casa, dopo aver lasciato un bacio alla nonna, anche se dormiva beatamente nel letto caldo.
Che invidia.

Indossai le cuffie facendo partire una canzone a caso, presi una sigaretta e l'accessi; mi avviai a lavoro con una stanchezza che mi mangiava le ossa.

Pensai a quanto mi fossi divertita il giorno prima e a quanto Alex mi piacesse. E al fatto che lui me lo avesse detto e che io non gli avevo confermato nulla. Anche se era piú che evidente il fatto che mi piacesse. D'istinto mi toccai il collo nel punto in cui era segnato dalle labbra e dai denti di Alex. Me n'ero completamente scordata.
Sperai che il mio datore non lo vedesse, altrimenti speravo solo che non si lamentasse.

Preoccupandomi e pensando ad altro, giunsi rapidamente sul posto di lavoro. Come al solito entrai, salutai, mi andai a cambiare, cercando di nascondere il piú possibile il segno rosso e mi recai in laboratorio: piccolo e poco efficente come spazio, ma conteneva l'attrezzatura che serviva.

- Ciao Peeta! Ciao Mark! - salutai, mentre mi lavavo le mani prima di mettere le mani in pasta.

- Oh, ma buongiorno Jane. - mi salutò Mark, il piú anziano tra di noi - Come stai? -.

- Tutto bene, voi? - mi sistemai la retina.

- Bene, bene. Ti ho lasciato la lista di cose da fare. - disse il vecchietto, lasciandomi il foglietto di carta - Brioches, sfoglia, tirare le brioches, crema e poi aiuti Peeta - sorrise e tornò al suo lavoro.

- Okay, dunque... - lessi bene il foglio - Impasto prima i cinque chili di brioches, peso la crema e la faccio andare, tiro le brioches, peso i pastelli e per ultimo la sfoglia - feci chiarezza.

Cominciai a pesare gli ingredienti per l'impasto della brioches: farina debole, sale, zucchero, uova intere, vaniglia, burro e latte. Buttai in macchina e feci partire l'impastatrice. In una ciotolina a parte misi il lievito che sarebbe stato aggiunto a metà della lavorazione insieme a dell'acqua e del latte.

I prodotti secchi per la crema pasticcera ovvero, amido, zucchero e vaniglia, li misi in una ciotola. Presi due cartoni di tuorli e li scolai in macchina, aggiungendo poi le farine. Feci amalgamare il composto e aggiunsi i cinque litri di latte.
Schiacciai il tasto di avvio e lasciai la crema al suo corso.

- Jane! - urlò Mark.

- Che c'é? - gridai a mia volta.

- Vieni qua un secondo, c'é un ragazzo che ti vuole -.

Un ragazzo?
Mi accigliai. Sperai non fosse Kyle. Stavo pregando in tutte le lingue che non fosse quel rosso idiota e coniglio.

Con il cuore a mille e l'imbrazzo del mio look alla moda, mi diressi davanti al laboratorio, dove c'era un'enorme finestra che dava possibilità ai clienti di guardare dentro.

- Alex? - chiesi sbalordita, facendo una faccia buffa che lo fece ridere. O forse rideva per la cuffietta che tenevo in testa. Norme di igiene, mica c'era da scherzare.

- É il tuo ragazzo? - domandò Mark, arrotolando la pasta sfoglia sui bastoncini, creando cosí l'inizio di un cannoncino.

- Macché! É il mio prof di matematica - guardai il castano davanti a me con sguardo incuriosito. Era proprio davanti al vetro a guardarmi mentre mille domande continuavano a crearsi nella mia testa.

- Vado, - balbettai - vado a salutarlo - avvisai, uscendo dal laboratorio.

- Ciao piccola - mi sorrise, venendo verso di me e lasciandomi un bacio sulla guancia.

- Prof, salve, come sta? - chiesi a denti stretti imbarazzata.

- Jane, a che ora te ne sei andata? - chiese duro, senza rispondere alla mia domanda.

- Alle undici e mezza. Non volevo svegliarti e non penso saresti riuscito a guidare - ammisi.

- Ci avrei provato Jane. Per te farei qualunque cosa -.

Arrossii sentendo le sue parole e sorrisi nascondendomi in un abbraccio. Avevo abbracciato qualcuno, che non fosse la nonna, di mia spontanea volontà.
Mi sentii realizzata.

- Hai detto una cosa davvero carina Alex. É significativo per me... - gli sorrisi di nuovo a trentadue denti, con gli occhi che brillavano per l'emozione.

Mi accarezzò la guancia e sorrise anche lui.
- Ne sono felice, ma l'argomento non lo chiudo qua. A che ora sei tornata e soprattutto come? - incrociò le braccia sul petto.

Sbuffai, dondolandoomi sul posto.
- Ti spiego in breve come é andata la faccenda. - dissi - Allora, erano le undici e dieci  quando mi sono svegliata, ho sistemato un po' il casino che c'era, ti ho lasciato un panino e l'acqua, ti ho coperto perché poi ho aperto le finestre per far uscire quell'odore fastidioso e poi sono tornata a casa a piedi e alla una ero a letto. Mia nonna mi ha sclerato addosso, ma poi é tornata a dormire e si é calmata vedendo che stavo bene - spiegai, tutto d'un fiato.

- Il panino e l'acqua gli ho graditi. Anche le coperte e il fatto che tu abbia sistemato, anche se non ce n'era assolutamente bisogno. Ma grazie Jane. Sei mitica - sorrise.

- Sí, modestamente hai una ragazza fantastica - risi.

- Hai sentito cos'hai detto? - ghignò Alex.

- No, che ho detto? - dissi, non capendo a che si riferisse.

- In poche parole hai detto che sei la mia ragazza - alzò le sopracciglia con un sorriso beffardo che si aprí sul volto.

- Eh? - quasi mi strozzai. Arrossii e risi imbarazzata - Non era ciò che intendevo - cercai di salvarmi.

- Ah no eh? Cosa intendevi? - rise.

- Devo andare Alex, c'é Mark che mi chiama - inventai, ma lui alzò gli occhi al cielo e scosse la testa esasperato.

- Oh, Jane. - sospirò - Comunque sta proprio bene sul tuo collo - i suoi occhi si illuminarono e un sorriso malizioso comparve sul suo volto, guardando il suo capolavoro.

Arrossii per la milionesima volta e cercai di nasconderlo. Alex però tolse delicatamente la mia mano.

- No, non nasconderlo. La gente deve vedere che sei mia. Mia - girò sui tacchi e uscí dal locale, lasciandomi senza parole e con le farfalle che volavano da tutte le parti nel mio stomaco.

Tornai al lavoro e sorrisi mentre tiravo brioches.
Sospirai, diamine se mi piaceva.

**

HELLO!
Ascoltate i 5 Seconds Of Summer?
Se sí da quanto e queli sono le vostre canzoni preferite?
Del primo album mi sono innamorata di Good Girls e Voodoo Doll.
Del secondo Jet Black Heart, Permanent Vacation e She's Kinda Hot; la quale piace anche a mia nonna.
E vogliamo parlare dell'ultimo album?
ADORO. ADORO TROPPISSIMO. Sono felice che abbiano sperimentato un nuovo sound, che a me personalmente piace un bordello.

In caso non vi piacessero, cos'altro ascoltate?

Math's Hater || Alex GaskarthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora