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Non riposai bene dopo aver letto ciò che Lisa scriveva ad Alex.
Mi era sembrata cosí superficiale la ragazza. Lui si meritava qualcuno che non lo obbligasse e lo lasciasse libero di fare ciò che si sentiva. Ero felice di aver letto quelle lettere. Alex non provava tristezza nei confronti di Lisa, ma rabbia.

Mi risvegliai dal sonno turbolento con le voci soffuse di persone.

- Potrei mangiarne a caterbe di 'sti cazzo di cosi - disse una voce che riconobbi subito: Jack.

Mi alzai coprendomi con la coperta che probabilmente Alex mi aveva messo.

- Jane, ma sei bravissima a cucinare - disse Rian, notandomi sveglia e in piedi a dondolare sul posto senza pensieri.

- Grazie... - risposi imbarazzata, tenendomi la coperta e grattandomi la nuca.

- Jane! - urlò Jack, uscendo dalla porta della cucina - Sei fantastica. Adoro 'sti cosi, puoi farmi la scorta per sei mesi? - chiese il corvino, sputacchiando muffin ovunque.

Risi, ancora piú imbarazzata.
-Appena avrò tempo te li farò -.

- Ciao Jane - salutò Zack sorridendo. Probabilmente il piú pacato dei tre in quanto risvegli traumatici.

- Vado a vestirmi - dissi, salendo le scale.

- Ciao -.

Mi girai notando che l'unico che non avevo salutato era Alex, ovvero la persona che avevo davanti a me.

- Ciao - sorrisi guardandolo.

Si avvicinò e mi diede un leggero bacio sulle labbra.

- Ma che carini! - urlò Jack.

Arrossii e abbassai la testa, poggiandomi sul petto di Alex.

- Jack, piantala o ti spacco il cranio - disse delicatamente il castano, senza smettere di fissarmi.

- Vado a vestirmi - sussurrai.

- Va bene piccola. Ti prendo l'asciugamano, in caso tu voglia fare la doccia -.

Annuii e salimmo insieme le scale.

- Però ha ragione Jack, quei muffin sono deliziosi. Devo assolutamente avere la ricetta - mi sorrise, prendendomi per mano.

- Grazie, am... Alex - mi fermai non appena collegai cosa stavo per dire.
Il problema, é che stava diventando sempre piú difficile non usare quell'appellativo.
Lui, che nonostante sapeva come lo stessi per chiamare, mi sorrise, non toccando nemmeno l'argomento.

- A che ora ti sei svegliata? - chiese, fermandosi davanti all'armadietto nel bagno in camera sua.

- Sette e trenta. Sono scesa e ho fatto colazione. Ho preparato i pancakes, ma non mi sono resa conto che erano solo le otto e, dato che non sapevo a che ora ti saresti svegliato, ho fatto anche i muffin, giusto per finirti le scorte di cibo e passare il tempo. Poi ho... - evita quella parte - acceso la tv e mi sono addormentata - scrollai le spalle.

- Tutto ciò lo hai fatto in circa due ore e in piú non mi hai bruciato la casa. Ti prego resta a vivere da me - sorrise, porgendomi l'asciugamano blu notte.
Magari glielo aveva regalato Lisa.
Feci una faccia schifata che lui notò.
- Che c'é? Non ti piace il blu? Te lo cambio se vuoi - chiese titubante.

- Am... Alex, va benissimo. Stavo solo pensando ad una cosa che mi lascia l'amaro in bocca - spiegai, senza troppi giri di parole.

- Non ti va di parlarne adesso? -.

Scossi la testa. Dovevo ancora capire perché fossi infastidita da quelle lettere. Alla fine si erano lasciati e lui non la nominava nemmeno, però, perché cazzo aveva ancora le sue lettere e la sua foto?

- Magari dopo quando se ne vanno i ragazzi - disse.

Scrollai le spalle.
- Tu a che ora ti sei svegliato? - domandai, cambiando drasticamente argomento.

- Alle dieci e mezza - si accigliò - Perché hai cambiato cosí velocemente la discussione? C'é qualcosa che non va, Jane? -.

Mi sedetti sul letto, giocherellando con l'asciugamano blu.
- No. É solo che ho paura. - sospirai - Ho terribilmente paura di non essere nulla per te. Ho la netta sensazione che appena capirai chi io sia, tu scapperai lontano. Non voglio essere usata, Alex, voglio solo essere felice; per una volta ci sto riuscendo, con te sono piú che felice. Mi fai toccare quella libertà e quella spensieratezza che ho perso da tempo. Tutto intorno a me sta tornando ad avere colore, quel colore che ho perso dopo la morte dei miei genitori. Tu stai ridando gioia e vivacità al buio. Tu sei la luce che bisogna ricordarsi di accendere. Ho paura, Alex. Ho paura di tornare nell'oscurità e di non riuscire a vedere piú i colori -.

- Jane. - disse abbracciandomi forte - Dio, non ti lascerei mai sola. Nemmeno per tutte le chitarre del mondo. Sei diventata ormai parte di me. Non potrei lasciarti andare o scappare da te. Sei indispensabile per superare le giornate. - sospirò, sedendosi vicino a me - Lascia che ti racconti una parte del mio passato. Io so la tua, ma tu non sai la mia. - si distese e io feci lo stesso, voltandomi a guardarlo - Mia madre mi obbligò ad andare all'università. Sapeva che il mio sogno era un altro, ma non gliene fregava minimamente, voleva che suo figlio fosse un famoso professore di matematica. Ho sempre odiato la matematica, ma riuscivo a cavarmela. Anzi, ero piuttosto bravo; ma io aspiravo a diventare altro. Volevo essere una rockstar. Volevo fare i sold out nelle arene, volevo sentire il coro di persone che cantavano le quelle parole che rispecchiavano le mie emozioni che avevo dentro. Volevo suonare fino a che le mie dita non sanguinavano. - sorrise - Pensare che adesso lavoro in una scuola, mi rende terribilmente triste. Non che mi dispiaccia, ma non é questo quello che volevo - calò il silenzio non appena finí di parlare.

Tracciai dei cerchi immaginari con l'indice sul suo petto, rimanendo in silenzio e aspettando che continuasse.

- In piú mia madre desiderava a tutti i costi il mio fidanzamento. - sbuffò - Io e la mia ex, Lisa, stavamo insieme da ormai cinque anni, ma cominciava a stufarmi. Era cosí monotona e noiosa. Non amava vivere nuove esperienze, preferiva stare sulla via conosciuta. Sulla via del bene. Non fumava, - io sí - non beveva, - anche questo - non era per il sesso - evito di commentare - ed era noiosa - sbuffò.

- In pratica, se lei mi conoscesse, sarei una bestia di Satana -.

Lui rise, iniziando a solleticarmi la schiena con le dita.
- Piú o meno sí. Ma non é sbagliato, Jane. Non considero puttana una persona a cui piace fare sesso. Considero una puttana la zanzara. Ma non una persona. Sono cavoli suoi se vuole scopare tutto il giorno con venti ragazzi diversi. Cazzi suoi alla fine. Non guardarla nemmeno, che fastidio ti dà? -.

- L'ho fatto solo una volta, ma non mi é piaciuto particolarmente. Sí, la sensazione é bellissima, ma avrei preferito qualcuno che lo meritasse davvero -.

- Mai, e dico mai, pentirsi delle scelte, perché é grazie a quelle che noi siamo cosí - mi diede un bacio in fronte.

- Poi cos'é successo con Lisa? -.

- É partita anche lei per l'università e ci scrivevamo delle lettere, che per tua informazione ho tenuto, ma non pensare male; le tengo perché ci accendo il camino. E non scherzo. - mi sentii sollevata a sentire quelle parole e risi. Infatti mi sembrava che mancassero delle lettere - Comunque, in una di quelle mi dice che mi avrebbe amato per tutta la vita e palle simili, dicendo anche che era ora di fare il grande passo, ovvero metterci l'anello al dito. Ma sto cazzo. - risi - Primo non ero pronto e secondo non volevo lei. Sentivo che non era adatta a me. Ma anche lí mia madre si mise in mezzo e fu la volta buona che me ne andai di casa. Presi le lettere, le foto con i miei amici e me ne andai. La storia si concluse con un me cornuto e lei felice. Passai l'inferno in quel periodo, ma riuscii a risalire grazie ai tre cretini di sotto. Ho fatto delle decisioni sbagliate e affrettate anch'io, ma non me ne pento; vivo il presente ringraziando il passato. Se non fosse stato per mia madre, non ti avrei conosciuta, se non fosse per le corna non sarei qui ad abbracciarti e baciarti. Sono felice e, nonostante tutto il dolore che ho provato, ora sono grato al passato e alle scelte che ho fatto -.

- Quindi tu con il passato hai chiuso? -.

- Certo. Il passato rimane nel passato -.

Sorrisi. Mi aveva rubato la battuta.

Math's Hater || Alex GaskarthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora