Un colpo di martello irrompe nel silenzio della sala. Schegge di marmo che prendono vita da un monolite color ebano posto al centro dell'universo, producono un rumore di materiale inorganico estirpato da una sorgente di vita ancora in stato embrionale.
Anna.
annA.
Perfezione palindroma.
Un nuovo colpo di martello delinea una nuova forma fino a qualche istante prima sepolta nei meandri del nulla.
Anna temporeggia.
Pensa.
Chiude gli occhi.
Poi vede.
E' la magia che si ripete.
Lo scalpello si posiziona in punto ben preciso dello spazio. Situazione di attesa. Infinitesima e infinita allo stesso tempo. Poi un colpo di martello impatta la base dello scalpello con la giusta forza, angolazione, e visione d'insieme.
Mitosi creativa.
Ciò che prima era uno, ora è molti.
Ciò che prima non era, ora è.
Anna è cieca da sempre. Anna crea mondi fatti di marmo. Mondi in grado di cambiare il mondo, o perlomeno, quello conosciuto come reale.
Ma cos'è reale?
O meglio, qual è la percezione del reale quando l'unica cosa che ti circonda è l'oscurità? Reale è ciò che emette un suono, un rumore, una variazione di pressione atmosferica. Ciò che le tue mani sono in grado di toccare, modificare, e di scagliare con violenza qualcosa contro qualcos'altro che comunque rimane e sempre rimarrà, oscurità. Reale è un blocco di marmo da venti tonnellate in attesa di essere violentato da migliaia di colpi di scalpello. Reale è la luce emessa dall'oscurità.
Reale non esiste.
Ora lo scalpello è appoggiato all'altezza del suo cuore. Anna è distesa in terra in mezzo alle schegge prodotte dalla sua ultima visione. Ciò che prima non era è che ora invece è, si trova a qualche metro da lei. E' un enorme albero color ebano. Un complesso intrecciarsi di rami apparentemente impenetrabili. Un labirinto in grado di costudire il segreto della vita. Una genesi inanimata.
Anna continua a tenere lo scalpello rivolto verso di sé, mentre con l'altra stringe l'impugnatura del martello.
Un ultimo colpo.
Un'ultima visione nell'oscurità.
La scultura definitiva.
Anna apre gli occhi, anche se il suo gesto non produce alcuna variazione cromatica degna di nota. Un respiro profondo, poi la mano che solleva il martello fino a raggiungere la giusta posizione.
La scultura non è solamente ispirazione e talento, ma anche traiettorie calcolate, angoli di incidenza, e giusta dose di forza. Giorno dopo giorno. Colpo dopo colpo.
Le parole di chi le ha insegnato tutto quanto, si materializzano nella sua mente, e per un attimo Anna sembra non essere più così sicura di sé.
Giorno dopo giorno.
Colpo dopo colpo.
Oscurità.
Fottutissima oscurità.
Anna urla, poi estende il braccio fino al massimo consentito pronta a calare l'ultimo colpo.
«Vaffanculo!» Urla.
Nessun conto alla rovescia, nessuna ultima richiesta, nessun saluto. Solamente un vaffanculo.
Vaffanculo all'oscurità.
Adesso.
Nell'istante in cui il martello inizia a descrivere la sua parabola discendete, l'applicazione di lettura messaggi per non vedenti installata sullo smartphone, irrompe prepotentemente nello spazio-tempo.
«Non è ancora il momento.»
La voce robotica si propaga nella sala. Onde quadre dagli spigoli vivi percorrono in un quid temporale la distanza che divide il telefono dal braccio di Anna.
Cambio di traiettoria non previsto.
Bang!
Bersaglio mancato.
Il martello percuote pesantemente il pavimento, facendo sussultare migliaia di schegge, che come impazzite contaminano l'area circostante. Lo scalpello invece è ancora nella stessa posizione iniziale, con la punta posizionata esattamente all'altezza del cuore di una ragazza cieca dalla nascita. E nonostante l'immobilità apparente, piccoli movimenti appena impercettibili lo fanno vibrare come fosse in preda a un attacco epilettico.
Anna sta tremando.
«Non è ancora il momento.» Le ripete il telefono.
«E che cazzo ne sai tu?» Risponde distrattamente lei, come se davanti avesse un interlocutore reale e non un ammasso di connessioni digitali dotate di scarsa intelligenza e alta reattività. «Che cazzo ne puoi sapere tu di cosa sia l'oscurità!»
Per un attimo sembra non accadere nulla, poi l'applicazione torna a parlare.
«Io lo so, io sono Mister G.»
Anna lascia andare lo scalpello che al contatto con il pavimento dello studio, produce un rumore metallico in grado di cancellare le premesse da cui quella maledetta giornata aveva preso spunto.
«Vaffanculo Mister G.»
Il telefono sembra non farci troppo caso.
«Sei pronta a sentire quello che ho da dirti?»
«Vaffanculo.» Ripete Anna.
Lo schermo dello smartphone prende vita.
«Ecco quello che devi fare.»
Anna chiude gli occhi.
Nessun collasso cromatico.
Nessuna contrazione dello spettro visivo.
Oscurità.
Solamente fottutissima oscurità.
STAI LEGGENDO
Reset Totale
Science FictionQueste sono data e ora della tua morte. Se vuoi vivere uccidi... Il messaggio arriva contemporaneamente sui telefoni, gli smartphones, i tablet, gli smartwatch, e i computer di tutto il globo. Non solo. Anche le televisioni, le radio, i fax, e ogni...