#venticinque #before#newborn

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Una corsa folle a più di duecento chilometri orari nel cuore della notte. Il futuro padre aveva percorso la distanza tra casa e l'ospedale in poco più di dieci minuti, una distanza che normalmente avrebbe richiesto almeno il doppio del tempo.

Ore 3.30 AM.

Non mi sento bene per niente. Ho la pancia dura.

Con queste parole la futura madre aveva alterato il silenzio e l'oscurità di quella che sarebbe stata la notte prima dell'inferno. Inferno che tuttavia nessuno sapeva essere alle porte. Il futuro padre si era svegliato di soprassalto. Aveva acceso la luce. Lei era seduta sul letto. Occhiaie. Colorito grigiastro.

Andiamo all'ospedale.

Aveva proposto lui.

Lei si era alzata dal letto e dopo due passi aveva espulso per via orale tutto il suo disappunto. Nessun conato, nessun aumento della salivazione. Una vera e propria esplosione atomica di succhi gastrici.

Cazzo!

Aveva esclamato dopo aver terminato di rigettare sul pavimento della camera da letto.

Andiamo all'ospedale.

Aveva ripetuto lui mentre con fare disordinato si era infilato i pantaloni di una vecchia tuta dell'Adidas.

Ma non possiamo lasciare...

Aveva protestato lei, ma la frase era rimasta sospesa a mezz'aria, mentre un calore inaspettato le aveva accarezzato l'interno coscia.

Oddio!

Aveva gridato.

Lui si era precipitato verso di lei con la testa ancora all'interno della felpa, intuendo fin da subito che quel Oddio! buttato là nel cuore della notte, non prometteva niente di buono.

Andiamo all'ospedale!

Questa volta era stata lei a ripetere per l'ennesima volta la destinazione da prendere. Lei che continuava a tenere lo sguardo fisso sul pavimento. La faccia di lui nel frattempo era emersa dalla felpa, con il suo sguardo puntato nella direzione di quello della moglie.

Oddio!

Aveva pensato.

Un liquido di color marrone stava scendendo dalle gambe della futura madre.

Le si erano appena rotte le acque.

E' normale?

Aveva chiesto lui cercando di nascondere la stupidità della domanda, e di farle capire che il suo era un dubbio di natura cromatica e non gestazionale. Quel marrone non lo convinceva affatto.

No che non è normale!

Aveva ribattuto lei in preda al panico.

Il bambino non sta bene!

Proprio così. Il bambino non stava bene per nulla. Bisognava correre. Correre come se non ci fosse un domani. Ironia della sorte, per i futuri genitori, un domani non ci sarebbe effettivamente stato.

Poi la folle corsa verso l'ospedale. Il travaglio in stato di emergenza. Le preghiere. Dio che diventa partecipe della loro vita anche se attraverso un protocollo decisamente egoistico.

Ti prego fai che...ti giuro che se va tutto bene...sei l'unico che ci può aiutare...eccetera, eccetera.

Tipico del cristiano medio. Poi dopo poco più di due ore, un vagito. Il futuro padre che diventa padre. La futura madre che diventa madre. Vita che genera vita. Un esserino di quasi tre chili che fa il suo ingresso in un mondo che andrà in frantumi nel giro di pochi attimi.

Bella fregatura.

Ciò che era accaduto all'interno di quella sala parto nei successivi cinque minuti, non era stato differente da quello che si era verificato un po' ovunque. Un messaggio di morte poco dopo la venuta al mondo di una nuova vita. Paradossale. E così l'ultimo esemplare del genere umano (fatta eccezione per quattro tizi prescelti senza un criterio apparente, se non quello di aver a che fare con una qualche forma d'arte) era rimasto orfano ancor prima di ricevere un po' di quel calore umano che solamente un neo papà e una neo mamma potevano donargli. L'ultimo esemplare del genere umano si era ritrovato solo, con i minuti contati, all'interno di una sala parto piena di morte.

Bella fregatura.

Bella fregatura davvero.

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