Prima di Anna c'era solamente una massa informe di terracotta. Poi le sue mani avevano dato forma al nulla e da quel giorno tutto era cambiato. Da quel giorno infatti, Anna la cieca aveva imparato a vedere, e a plasmare il mondo senza il dono della vista. E così dopo la sordità di Beethoven e il piede sinistro di Christy Brown, ora l'umanità aveva un nuovo prodigio da ammirare e idolatrare.
Anna.
Anna la cieca.
La prima opera che aveva lasciato gli addetti ai lavori (e non solo) a bocca aperta, era stata "The Eye" un enorme occhio in granito dal peso di diverse tonnellate. Anna l'aveva scolpito a soli quattordici anni, passando quasi un mese in uno stato di isolamento totale. Migliaia e migliaia di colpi di martello avevano prima violentato, poi accarezzato il mastodontico blocco di materia, fino a dargli il dono della vista.
"The Eye" aveva lasciato tutti senza parole.
Come poteva una ragazzina cieca dalla nascita scolpire figure che non aveva mai visto in precedenza? Dove stava il trucco? Anna era davvero cieca?
Oscurità.
Questo rispondeva Anna.
Saper vedere al di là dell'oscurità.
Semplice.
Cristallino.
Nonostante l'inevitabile l'alone di polemiche sollevate da questo nuovo caso di enfant prodige, le sue mani avevano continuato a creare senza sosta. Con "The Scream" Anna aveva fatto capire a tutti che il successo ottenuto con "The Eye" non era stato per nulla casuale. Interminabili ore si attesa. Code chilometriche. Sole. Pioggia. In alcuni casi, perfino neve. Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo avevano sfidato gli elementi della natura, e lo scorrere monotono del tempo, pur di vedere con i propri occhi la nuova creazione di Anna. Un'opera, si diceva, in grado di provocare reazioni imprevedibili.
Lacrime.
Attimi di panico.
Svenimenti.
Preghiere.
La verità è che "The Scream" aveva davvero il potere di gelare il sangue nelle vene. Una donna tiene in grembo un bambino morto. Il piccolo ha la testa rovesciata all'indietro. Le sua braccia assumono una posizione innaturale e sono rivolte verso il basso. E' una sorta di resa alla vita. La vittoria della morte. La madre sta urlando qualcosa. I suoi occhi sono fuori dalle orbite. Disperazione che prende vita da un ammasso di materia inanimata. Non si sa cosa sia accaduto al bambino. Quello che è certo è che per lui, oramai non c'è più nulla da fare. La madre lo sa bene, e cerca di convogliare nel suo ultimo disperato urlo, tutto il dolore della perdita. Il dolore che si provava davanti "The Scream" era reale. La madre, il bambino, l'urlo di disperazione. Istantanee che avevano il potere di rievocare momenti legati a una perdita. Momenti vissuti oppure ancora da vivere. Momenti di morte.
Da quel momento Anna era stata paragonata a Dio. Un Dio donna, adolescente, e cieco. Insomma, qualcosa di tutt'altro che perfetto. Da quel momento Anna non si era più fermata. Colpo dopo colpo. Visione dopo visione. Opera dopo opera. Poi la fine. O forse l'inizio. Anna non lavora più. Anna odia scolpire. Anna non vuole più essere Dio. Orde di sanguisughe al suo seguito che cercano di trovare una spiegazione razionale alla brusca interruzione del flusso di denaro in ingresso.
Cosa diavolo ti prende?
La scultura è la tua vita!
Non puoi mandare tutto a puttane.
Anna si era chiusa in se stessa. Un isolamento che all'apparenza non aveva alcun senso, ma che si era protratto avanti nel tempo per diversi mesi. Mesi nei quali la ragazza aveva vissuto nel silenzio e oscurità della sua casa. Lontano da tutto e da tutti. Tutti quelli che continuavano a parlare di lei nella disperata ricerca di un nuovo Dio in cui credere. Inutile negarlo, la gente dimentica in fretta, è un fatto ampiamente dimostrato. Potremmo definire l'uomo come un organismo dotato fin dalla nascita di un particolare talento nel trovare nuove ossessioni a cui donare la propria anima. Una ricerca ossessiva di nuovi credo su cui convogliare tutte le proprie forze. Un qualcosa capace di distogliere la mente da una quotidianità spesso priva di interessi. Una vita vissuta alla ricerca del nulla.
Ora Anna è rinchiusa nella sua casa. Ora Anna è solamente una ragazza cieca. Anna vuole morire. La morte come unica via di uscita. La morte come sinonimo di oscurità senza fine. Nessuno lo sa, ma Anna continua a creare. Continua a vedere al di là dell'oscurità. Continua a pianificare la sua uscita di scena. Un ultimo colpo di martello indirizzato al cuore. La scultura perfetta. Tutto che finisce così com'è cominciato. Un ultimo colpo di martello in grado di regalarle la luce. Anna studia ogni cosa nei minimi dettagli, anche se in realtà non c'è molto da studiare. Tutto quello che le serve è già presente nel suo studio.
E' una mattina come tante altre, una mattina piena di un sole che Anna può percepire solamente grazie al calore dei suoi raggi. "The Tree" il suo ultimo lavoro ancora incompleto, la osserva con occhi nascosti da un complesso intreccio di rami e foglie senza vita. Nessuno sa dell'esistenza di "The Tree". Nessuno può entrare nel mondo di Anna da quando lei ha deciso che il suo mondo ha i minuti contati. "The Tree", l'albero. Facile associare un soggetto del genere al concetto di vita, tuttavia Anna l'ha scolpito guidata da un pressante istinto di morte. "The Tree of The Death" – L'Albero della Morte. Forse sarebbe più corretto chiamarlo così. Poco importa. Nessuno lo vedrà mai. O meglio: nessuno lo vedrà mai ultimato.
Lo scalpello è appoggiato all'altezza del cuore, mentre Anna è distesa in terra in mezzo alle schegge prodotte dalla sua ultima visione.
Anna si prepara a colpire per un'ultima volta.
E a quel punto che Mister G. prende la parola.
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Reset Totale
Ficção CientíficaQueste sono data e ora della tua morte. Se vuoi vivere uccidi... Il messaggio arriva contemporaneamente sui telefoni, gli smartphones, i tablet, gli smartwatch, e i computer di tutto il globo. Non solo. Anche le televisioni, le radio, i fax, e ogni...