#diciassette #steve

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Steve sta per morire, anche se ancora non lo sa, mentre con l'impeto che lo contraddistingue continua a suonare e cantare a squarciagola.

Adesso che saprei cosa dire.

Adesso che saprei cosa fare.

Adesso che lei sta per colpire.

Adesso sì, è tempo di morire.

Stremato si lascia cadere le braccia lungo i fianchi. L'accordo di LA maggiore continua a riempire la stanza con la sua potenza amplificata da diversi stadi di distorsione in cascata.

Adesso sì, è tempo di morire.

L'ultimo verso della canzone continua a risuonare potente nella sua mente.

E' davvero il tempo di morire? Si chiede Steve.

«Purtroppo sì.» La voce di Mister G. sovrasta la musica cogliendolo di sorpresa. Involontariamente Steve appoggia la mano sinistra sul manico della chitarra, interrompendo bruscamente la musica.

«Cosa?» Sussurra.

«Lei ha scelto te.»

Per qualche secondo Steve non sa cosa dire, poi azzarda. «Lei chi?»

«Giulia.»

Steve lascia che il nome pronunciato da Mister G. continui a fluttuare nella stanza. Poi mentalmente inizia a scorrere il testo della canzone. La canzone che ha appena scritto a cui manca l'ultimo verso. Chiude gli occhi. La storia di Giulia è di quelle tormentate. Giulia che tutti chiamano la pazza, ma che non lo è affatto. Nella canzone Steve ha descritto Giulia come una pittrice di grande talento. Sì, una ragazza con dei problemi, ma non pazza come tutti credono. Giulia che dipinge come fosse Dio. I suoi quadri sono esposti nelle più illustri gallerie del mondo, ma lei è invisibile. Giulia odia apparire in pubblico.

Tutto quello che si può vedere.

Tutto quello che tu puoi creare.

E' difficile provare a parlare.

Tutto quello che non ha colore.

Tutto quello che fa battere un cuore.

E' più facile morire per amore.

Steve ripensa ai versi dedicati a Giulia, la ragazza in grado di dipingere il viso di Dio.

«Steve?»

La voce di Mister G. ha il potere di interrompere i suoi pensieri.

Steve è disorientato.

«S-t-e-v-e.» Scandisce Mister G.

Lui sembra destarsi completamente. «Sì.»

«Lei ha scelto te.»

«Giulia?»

«Sì, Giulia la pazza.»

«Non è pazza!» Ribatte indispettito Steve.

«Ne sei sicuro?»

«Certo che ne sono sicuro. Lei è...»

La frase rimane in sospeso, mentre Steve cerca invano di trovare l'aggettivo in grado di descrivere la personalità poliedrica di Giulia.

«Pazza?» Ribadisce Mister G. dopo avergli concesso una manciata di secondi.

Questa volta Steve non ha nulla da ribatte. Si limita a sospirare emettendo particelle fatte di delusione.

«Giulia la pazza ha scelto te.» Riprende Mister G. «Prima però devi terminare la canzone.»

Steve annuisce, poi chiede. «Cosa accadrà?»

«Farà male.» Risponde Mister G.

Steve oramai rassegnato, annuisce ancora una volta, poi riporta le mani sulla chitarra.

«Ho in mente un ultimo verso.»

«Quello sul bambino?»

«Sì, quello sul bambino.» Ammette Steve.

«Molto bene.» Si compiace Mister G. «Sentiamo.»

Steve posiziona la mano sinistra sulla tastiera producendo un nuovo accordo mai provato prima. E' un accordo diminuito, in grado di produrre una dissonanza al di fuori degli schemi. Una dissonanza che rasenta la perfezione armonica.

«L'accordo di Dio.» Osserva Mister G.

Steve lancia un'occhiata distratta alla sua mano e si stupisce della strana posizione che le sue dita hanno assunto involontariamente sulla tastiera in ebano della chitarra.

«Già.» Si limita a ribattere.

«Promette bene.»

Senza prestare troppa attenzione al commento di Mister G., Steve si lancia in una ritmica incalzante mantenendo lo stesso accordo. E' un vortice armonico che rapidamente avvolge tutta la stanza, e che fa a pezzi le leggi della musica, mandando all'aria miliardi regole più o meno inutili. Regole dettate dall'anarchia. Regole da fine del mondo.

Incurante di questo piccolo colpo di stato, Steve continua a spingere il suo accordo alla ricerca di un nuovo limite teorico dettato dalle stesse regola fatte a pezzi poco prima.

Accordo diminuito.

Dissonanza assordante.

Dita isteriche sulla tastiera.

Steve sembra in balia di se stesso.

Adesso che ti posso capire

Adesso che ti posso salvare

Adesso che potrei anche amare

Adesso forse è meglio sparire

La sua voce ribatte colpo su colpo alle pugnalate armoniche prodotte dalla chitarra, poi giunto in prossimità del punto di non ritorno, qualcosa di inaspettato accade. L'accordo diminuito perde progressivamente smalto mentre la dissonanza scema verso una vera e propria stonatura. Non c'è più armonia, né tantomeno musica. La magia è finita. Steve è in ginocchio. Si tiene una mano premuta sul petto. Steve sta per morire, ora lo sa. Anzi no, Steve è già morto. Il suo cuore ha già regalato al mondo il suo ultimo battito in perfetta sintonia con il ritmo della canzone, tuttavia il lamento prodotto dalla chitarra continua a propagarsi all'interno dello studio. Poi, progressivamente, perde energia e proprio come Steve, va ad adagiarsi nei meandri del silenzio.

Rumore bianco.

Oscurità armonica.

«Molto bene Steve.» Commenta Mister G. «Molto bene davvero. Non avrei saputo fare di meglio.»

Le sue parole si perdono nel nulla. Un nulla ora in grado di dare un senso a ogni cosa.

«Giulia la pazza.» Riprende Mister G. «Chi l'avrebbe mai detto!»

Su quelle ultime parole di Mister G, si ha come la sensazione che qualcuno abbia dato l'ordine di far calare il sipario sulla sala. Il pubblico assiste in religioso silenzio a questo ultimo atto della vita di Steve. Steve che ora è solamente un corpo privo di vita disteso sul palco.

Steve è il prescelto di Giulia.

Giulia la pazza.

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