~CAPITOLO TRE~

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Se i miei genitori avessero detto di si per il concerto, io e Mel saremmo potute stare sotto quel palco, a pochi metri dalle ragioni dei nostri sorrisi. I genitori di Mel non ci potevano accompagnare perché entrambi avevano un lavoro che li teneva molte ore fuori casa e a volte anche fuori città. Mia madre aveva detto che avrebbe fatto il possibile per portarci ma non me lo aveva assicurato. La nostra speranza non si era mai fatta sentire così forte prima di allora. I giorni passavano e mancavano già meno di quattro mesi al concerto.

Un giorno la mia professoressa di inglese chiamò mia madre per comunicarle che i miei voti stavano peggiorando. Io intanto stavo in camera mia con Snooky.

"Dana!" -Mamma con voce arrabbiata

"Cos'è successo?" -Io

"Scendi subito" -Mamma

Scesi le scale e la raggiunsi in cucina.

"La professoressa di inglese mi ha detto che i tuoi voti fanno schifo. Dimmi perché! Sei sempre andata bene in questa materia, è la tua preferita" -Mamma

"Non so che succede, è solo un periodo, tranquilla. Recupererò tutto al più presto" -Io

"Lo spero perché altrimenti vedrai quel concerto solo dai video" -Mamma

"Significa che ci andremo?" -Io

"Non lo so ancora, ma se continui così te lo puoi anche scordare" -Mamma

"Non ti preoccupare, vado subito a studiare" -Io

Lunedì.

Ore 7.30 am.

Solita sveglia. Solite urla. Solito cane sul mio letto. Mi alzai e mi preparai per la scuola. Presi le mie cuffiette, salutai i miei e uscii appena arrivò Mel.

"Hai studiato, vero? Altrimenti potrei ucciderti" -Mel

"Non dovrai fare niente perché ho fatto tutto e mi farò interrogare" -Io

Ci fermammo al bar per fare colazione.

"Giorno Jess. Cappuccino e cornetto stamattina" -Io

"Stamattina si cambia! Arrivano subito" -Jess

Mangiai tutto, pagammo e ce ne andammo, ognuna nella rispettiva scuola. Quella mattina la professoressa mi interrogò e presi un buonissimo voto. Raccontai tutto alla mamma che ne fu felicissima.

*****

Il tempo passava, mancava solo un mese ormai al concerto ed era arrivato il mio quindicesimo compleanno. Speravo che i miei mi avessero regalato quel biglietto che mi avrebbe permesso di entrare in quello stadio e realizzare il mio sogno. Ma non fu così... Anche quell'anno ero destinata a rimanere nella mia camera a piangere.

"Abbiamo fatto il possibile. Ma non ce l'abbiamo fatta a prenderlo" -Papà

"Ma ti abbiamo preso il loro libro, il Where We Are" -Mamma

"Come se fosse lo stesso" -Dissi a bassa voce

"Cosa?" -Mamma

"No, niente.. grazie mille" -Io

Me ne andai nella mia stanza dove c'era Snooky sul mio letto. Mi feci cadere a terra con il libro tra le mani e gli occhi pieni di lacrime.

Lacrime di dolore.

Lacrime di sconfitta.

Lacrime amare che stavano rigando il mio viso.

È stato il peggior compleanno che abbia mai passato. Lo trascorsi sola nella mia camera. Mel era partita quattro giorni prima con la sua famiglia per andare dai suoi nonni in Spagna e sarebbe stata con me solo la sera del mio compleanno, non tutto il giorno.

Restai lì, seduta a sfogliare le pagine di quel libro, piangendo e vedendo il mio sogno frantumarsi davanti i miei occhi. I pensieri erano molti. Mi sentivo morire dentro, lentamente. I miei non mi capivano. I miei idoli!! Le uniche persone per cui vivevo! Sentivo che le avevo tradite in qualche modo. Ero diventata debole. Così debole che l'idea di farmi del male si fece ancora viva nella mia mente. Stavolta era più forte di me e mi lasciai andare. Mi alzai e corsi al bagno con la lama del mio temperino tra le mie dita tremanti come foglie in autunno. Chiusi la porta alle mie spalle. Stavo male. Feci il primo taglio. Dolore. Ma lo preferivo rispetto a quello che avevo dentro. Non riuscivo a smettere. Il mio braccio si era riempito di dieci righe rosse.. Posai l'arma e scoppiai in un pianto più forte. Sciacquai il braccio nel lavandino per cercare di fermare il sangue. Sapevo che avevo tradito la fiducia dei miei ragazzi ma ora, essendomi sfogata, mi sentivo meglio. Mel non lo doveva sapere, si sarebbe preoccuparta troppo. Così quella sera mi misi un piagiama a maniche lunghe. Ero sempre triste e ricominciai a piangere con lei, ma almeno non aveva scoperto nulla. Si fesmò a dormire da me perché nessuna delle due voleva passare la notte da sola, in quelle condizioni.

"Ehi, è ancora il tuo compleanno" -Mel

"È un giorno qualunque.." -Io

"Devi esprimere ancora il tuo desiderio" -Mel

"Non ne vale la pena.."-Io

"Fallo, avanti!" -Mel

Chiusi gli occhi e pensai al mio desiderio: <vorrei incontrare i miei idoli per dirgli grazie e abbracciarli forte a me>.

Quella notte avevo paura di affogare tra le mie stesse lacrime durante il sonno. Ma non andò così perché dormii non più di tre ore.

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