~CAPITOLO QUATTRO~

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Finalmente il giorno seguente era domenica. Io ero già sveglia dalle 4.00 am ma non svegliai Mel neanche alle 9.00 am. Il viaggio Siviglia-Londra l'aveva stancata. Mentre dormiva mi chiusi ancora una volta in bagno con quella maledetta lama. Mi stavo distruggendo ma qualcuno mi fermò bussando alla porta alle mie spalle.

"Dana esci. Devo andare anche io al bagno" -Mel

"Esco subito" -Io

Erano passati più di cinque minuti e ancora non ero uscita; stavo cercando di fermare il sangue.

"Ora butto giù la porta. Che stai facendo?" -Mel

"Niente, ora esco" -Io

Non la sentivo più dietro la porta. Era andata a prendere l'altra chiave per aprire. Non avevo tempo quindi tirai solo giù la manica della maglietta.

"Che stavi facendo. ." -Mel

Non sapevo che dire..

"Che ti è venuto in mente!" -Mel scoprendomi il braccio

Avevamo entrambi le lacrime agli occhi.

"Perdonami.." -Io

Stavo per abbracciarla ma mi diede uno schiaffo, non forte, ma giusto, per farmi capire cosa mi ero ridotta a fare. La guardai per un attimo e me ne andai in camera. Mi buttai sul letto e dopo poco arrivò lei arrabbiata e non in colpa per lo schiaffo. Stava affacciata alla finestra.

"Non avresti dovuto.. 'ci diremo sempre tutto, ci saremo sempre l'una per l'altra' .. dov'è andata a finire questa frase detta da te? Anche io a volte sto male ma mi faccio forza con te perché sei sempre stata tu quella più forte, quella più sicura di sé, quella senza peli sulla lingua" -Mel

"Non sono più così, guardami! Pensavo che almeno mia madre avesse capito qualcosa invece solo un'altra delusione. Anche a scuola; la maggior parte sono tutti dei falsi. Non volevo che ti.." -Io

Si girò di scatto e mi venne vicina prendendomi il braccio.

"Guarda che ti sei fatta! Ma se non posso aiutarti che amica sono? Mi sento uno schifo, non ho saputo aiutarti.." -Mel

"Ti ho delusa e non me lo perdono" -Io

"Ti chiedo solo di non farlo più sennò invece di uno schiaffo, ti stacco un braccio la prossima volta. Hai capito? " -Mel

Annuii con un piccolo sorriso. Non lo avrei più fatto anche se lei non era molto convinta della mia risposta. Avevo una persona stupenda con me, una sorella, con la quale potevo parlare di tutto e io non mi ero fatta aiutare da lei.

L'abbracciai prima che si alzasse e lei mi strinse più forte.

"Scusa, scusa. ." -Io

"Non devi farlo per te stessa. Ora basta.. Qualunque cosa io ci sono sempre quindi inizia a usarmi di più" -Mel

"Lo farò" -Io

"Vestiamoci e andiamo a fare colazione" -Mel

Presi un paio di leggings, una felpa e le mie amate converse. Mel invece prese uno dei suoi vestiti che lasciava da me per quando si fermava. Lei era quella più elegante e femminile tra noi, quella troppo, troppo romantica. Io ero la ragazza più mascolina ma che sapeva comportarsi da ragazza elegante quando serviva, esempio, nel mio sport: la danza classica. Praticavo quello sport da quando ho iniziato a camminare. La me femminile amava questo sport ma la me mascolina adorava il basket. Sì, amavo il basket e fin da piccola ho chiesto ai miei se potevo praticarlo ma mi hanno sempre detto che per una come me era meglio la danza. Grazie a mia nonna mi convinsi a continuare a ballare. Anche lei era stata una ballerina ma, a quei tempi, non poteva permettersi di frequentare molte lezioni. Così, imparati i passi principali, provava giorno e notte nella sua stanza con la speranza di diventare qualcuna. Purtroppo per lei il suo sogno rimase in quella camera. Mi faceva sempre quei discorsi lunghi e poetici incitandomi ad andare sempre avanti e inseguire i miei sogni. Quindi se amavo tanto la danza era anche grazie a lei che ha saputo trasmettermi la sua stessa passione.

Mel prese la sua borsa arancione e scendemmo.

"Ciao mamma" -Io

"Dove andate?" -Mamma

"A fare colazione al bar, ciao!" -Mel

Quella mattina, a Brighton, soffiava un leggero vento fresco che faceva volare i miei lunghi ricci.

"Sbrighiamoci! Non voglio che ti metti a fare Marilyn Monroe con quel vestito davanti a tutta la gente" -Io

Arrivammo al bar.

"Ehi! Sempre con i vestiti anche con il vento, eh Mel!" -Jess

"Sisi, non cambia mai" -Io

"Sono solo elegante" -Mel

Pagammo la colazione e andammo a fare un giro in spiaggia. Brighton era fantastica: calma ma a volte scatenata. Era la città natale del genio che ha creato i One Direction, Simon Cowell e di Conor Maynard. Non potevo che sentirmi "fortunata" per questo, ma sapevo che la fortuna era tutt'altro.

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