«Novità dall'esterno?»
Il sergente al suo fianco si chinò verso la mappa logora e consumata, poggiata sul tavolo al centro della stanza. La luce giallognola emessa dall'unica lampadina sopra le loro teste marcò notevolmente le fatiche e gli anni espressi sui loro volti stanchi e preoccupati. Lo sguardo del sergente David vagò per alcuni attimi sulla mappa, finché non trovò il punto interessato e solo allora con il proprio dito lo indicò al generale, che pazientemente attendeva di fronte a lui una risposta, insieme agli altri membri dell'assemblea presenti. Tutti in attesa ed in costante tormento, nello sperare che le notizie raccolte dal sergente fossero per la maggior parte buone, ma i volti che scrutavano in quella piccola stanza ritenevano ciò assai improbabile. La maggioranza sapeva che le notizie buone difficilmente si presentavano, e se esse anche minimamente si palesavano, molti avrebbero diffidato nei loro confronti.
«Le nostre sentinelle in questa zona, che va dai tre ai sei chilometri, hanno individuato una tana di possibili infetti tutti all'interno degli edifici segnati. Non sappiamo come siano arrivati, ma riteniamo ogni singola struttura interamente invasa. I sei edifici invasi che vanno lungo tutta questa linea, che parte da Mailon Street fino a raggiungere Baroto Street, sono tutti composti da trentasette piani. Crediamo che la maggior parte sia occupata dagli infetti», il sergente si arrestò per allungare la mano verso un foglio risposto affianco della mappa. Lesse velocemente per poi riprendere il discorso: «Secondo i dati riteniamo che nel collettivo ci siano dalle seicento alle ottocento unità sparse per tutti gli edifici da noi trovati. E in ogni piano crediamo che ci siano dalle sessanta alla novanta unità, scandagliati per tutta la struttura».
«Ottocento infetti? Mi prendi per il culo?», il maggiore poggiato sul muro rovinato e per lo più sparso di crepe interruppe la voce priva di alcuna emozione del sergente David, come fosse registrata e riascoltata in un vecchio nastro del tempo che fu.
«Quanto sono accurati questi dati David?», chiese il generale al suo fianco, ignorando il commento del maggiore, sempre pronto con il proprio temperamento a dar fiato alla bocca come era solito fare ormai da anni.
«Signore il centro logistico riferisce una percentuale del novantaquattro per cento. E in più abbiamo raccolto le informazioni dalle sentinelle che riferiscono quanto detto da me in precedenza. Non sono entrati all'interno siccome non ne avevano l'autorizzazione, ma riportano espressamente che ogni piano all'interno pare essere invaso.»
«Novantaquattro per cento...», ripeté sconcertato Sherman, sprofondando nei propri pensieri.
«Come fanno a essere certi che ogni piano sia occupato, se non hanno potuto verificare di persona?», chiese Howard il direttore della comunità di Los Angeles, colui che aveva il compito di amministrare la parte burocratica ed amministrativa della città. Una sorta di sindaco, un capo al di sopra di ogni persona che faccia parte della cerchia relativa alla politica e a tutto l'apparato governativo della comunità. Lo stesso governo che con ostinazione, secondo alcuni disperazione, persisteva la sua esistenza. Ma dal punto di vista militare, non aveva alcun potere. Quello spettava solo ed esclusivamente agli uomini di Sherman e al suo esercito. Al generale non piaceva quando la politica si intrometteva nei suoi affari: il fatto che il direttore si trovasse in quell'assemblea strettamente riservata al personale militare, gli creava più di un grattacapo. Il suo invito per quella riunione se l'era spedito da solo, nessuna aveva richiesto la sua presenza, eppure in quel momento lui era là. E ciò rendeva la sua figura per molti membri dell'esercito, se non addirittura per tutti, una perdita di tempo e uno spreco di preziose informazioni fornite ad un uomo di cui pochi all'interno di quella stanza si fidavano.
David scrutò con astio il direttore della comunità, per poi voltarsi verso il generale in attesa di una conferma. Sherman chinò il capo dando il proprio consenso e solo allora il sergente parlò, ma sempre con una punta di riguardo nei confronti dell'uomo seduto vicino al tavolo scricchiolante.
STAI LEGGENDO
Sopravviverò
Fiksi Ilmiah-Storia in revisione- La società già da tempo è collassata, gli uomini aggrappati a ciò che resta dell'umanità sopravvivono alle avversità che il nuovo mondo ha da offrire. Sono passati più di vent'anni, eppure il genere umano esiste ancora: Los An...