2. Non più matricola

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Il tanto atteso giorno finalmente era arrivato. L'addestramento militare, della durata di un anno obbligatorio deciso dall'esercito per preparare le reclute, anche minimamente, a ciò che le attendeva la fuori: era terminato. I tempi stringevano, i soldati richiesti dalla comunità erano sempre numerosi. Con le continue minacce che si scagliavano contro le mura di Los Angeles, il personale militare era costantemente reclamato a gran voce. Secondo molti considerato il potere fondamentale in grado di sostenere le avversità che attendevano all'esterno: celate sotto le macerie si rifugiavano nell'ombra, in attesa che l'uomo sopra le mura di cemento, a guardia della città, commettesse il mimino errore. E oggi, in quel preciso giorno, lei si era unita a quel potere fondamentale. Era diventata parte di qualcosa di essenziale, al fine di preservare Los Angeles. Ed Elena, camminando insieme alle reclute appena sfornate nel lungo corridoio della base: non stava più nella pelle. Elettrizzata e al contempo spaventata per ciò che avrebbe fronteggiato, si apprestava ad affrontare questa sua nuova esperienza. La nuova sfida che aveva scelto, di sua spontanea volontà, di intraprendere carica di entusiasmo. Nonostante fosse a conoscenza dei rischi elevati che riservava la vita militare, Elena era contenta di aver intrapreso quella strada. Totalmente differente da quella che inizialmente aveva scelto.

Lavorare in un angusto magazzino non era il mestiere che si addiceva ad una ragazza della sua età, seconda la sua opinione. E in aggiunta, non faceva parte della sua natura, non rispecchiava il suo essere: temerario e con parecchia voglia di darsi da fare, per il bene non solo della città, ma anche dell'umanità; secondo i discorsi degli ufficiali che raccontavano sempre alle nuove reclute per motivarle e farle desistere dall'abbandonare la strada militare. Fu questo a spingerla a lasciare quel lavoro monotono e inappagate: starsene ore ed ore seduta in una scrivania, illuminata appena da una tenue luce di una lampadina appassita, impegnata a calcolare le scorte alimentari appartenute a un distretto della comunità, non era gratificante.

Le provvigioni raccolte e accumulate nei depositi di Los Angeles, non venivano mai unite in unica grande raccolta. A ogni distretto della comunità veniva affidata una quantità calcolata e ben misurata di scorte essenziali, affinché i cittadini di quella parte della città potessero sopravvivere senza disturbare gli altri abitanti dei differenti distretti, con le proprie esigenze e necessità. E dopo ciò spettava agli amministratori generali, distribuire tali beni, affinché ogni lavoratore avesse diritto alla propria scorta guadagnata. Altrimenti, se costui non lavorava e non fosse abitante della comunità, avrebbe dovuto pagare di propria tasca parecchi proiettili scintillanti.

Los Angeles era divisa in quattro distretti: nord, sud, est ed ovest. A lei gli era stato affidato il calcolo delle scorte, insieme ad altri colleghi, della parte est della città. Ma quel lavoro capì fin da subito che non sarebbe durato, altrimenti avrebbe sacrificato la propria felicità per poter vivere un esistenza priva di alcun significato.

Inizialmente venne spinta a intraprendere quella scelta lavorativa per il semplice motivo che tutti accomunava, ovvero la sopravvivenza. Le ore trascorrevano lente e inesorabili all'interno del magazzino in cui lavorava. La noia in costante crescita a ogni riga del foglio che ogni giorno completava, dove trascriveva le riserve immagazzinate insieme a quelle andate via, consegnate alla popolazione.

A differenza dei suoi colleghi, che lo reputavano un lavoro importante e distante da pericoli di alcuna sorta che riservava il mondo esterno, lei si sentiva soffocare sotto il peso delle scatole imballate e ben custodite negli scaffali. L'angustia che emanava quella stanza lentamente si stava insinuando al suo interno. Si sentiva ogni giorno insoddisfatta e triste per la propria vita. Tutto ciò che la rallegrava erano le storie che si vociferavano riguardo il mondo fuori dalle mura. I racconti che udiva, nonostante la loro spietatezza nascondevano un affascinante riscontro con il proprio essere. Lei stessa non si credeva capace di compiere tali gesti efferati: il sangue che sgorgava a fiocchi nelle strade desolate e distrutte dal tempo inesorabile, la faceva arretrare, ma al contempo avvicinare. Come fosse in grado un uomo, di fare cose talmente orribili nei confronti di altro uomo, per lei era indecifrabile. E si chiese se mai un giorno avrebbe capito cosa significasse.
Ripudiata nella sua cella comprese che la vita era altro oltre la mera sopravvivenza, che tutto ciò poteva avere significato, se si andava nei posti giusti a cercalo. Allora decise di cambiare, di dare una svolta alla propria vita ed entrare nell'esercito a ventun anni.

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