Los Angeles "Terza parte"

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«Mi è stato riferito da alcune guardie di confine, lungo la dogana dove accettiamo gli stranieri nella nostra città, di aumentare la sicurezza e i controlli sottoposti ai viandanti. Hanno chiesto espressamente verifiche più rigide e guardie maggiormente preparate rispetto a quelle che forniamo. Alcuni soldati si sono lamentati dell'inefficienza degli ispettori doganali. Accusandoli signore, testuali parole, di svolgere un lavoro di merda. Riferiscono che le norme di sicurezza da noi attuate sono minime e altamente insoddisfacenti: perciò richiedono maggiori tutele al riguardo, per il bene della nostra comunità.»

Non tutti, per ragioni di sicurezza, potevano entrare a Los Angeles: specialmente coloro che non facevano parte della popolazione risiedente nella comunità. A costoro, una volta superati gli esami di ammissione, veniva fornito uno speciale permesso in grado di garantirli l'accesso alla città. Mentre quelli che non superavano l'esame, considerati minacce per la città e possibili pericoli per gli abitanti, venivano sbattuti fuori e marchiati come non idonei all'ingresso della comunità, e le possibilità di ricevere un permesso in future occasioni equivalevano a meno di zero. Una volta terminato il periodo concesso, che poteva variare a seconda delle motivazioni del soggiorno, tali persone se volevano perdurare la presenza all'interno delle mura erano costrette ad un rinnovo del permesso in precedenza concesso pagando con la moneta corrente, ovvero i proiettili.

La banconota era divenuta un cimelio del passato, uno di quei lontani echi in ricordo della presenza dell'uomo prima che il mondo terminasse. Il bene più prezioso erano diventate le pallottole, lo strumento di morte per eccellenza richiesto a gran voce durante gli ultimi vent'anni. Usato per trattare, vendere e commerciare, ma principalmente adoperato come un tempo ci si aspettava. Gli infetti come i banditi non li potevano combattere con il denaro, forse un tempo quando ancora la società si reggeva sulle proprie fondamenta; ma al momento ciò che gli uomini bramavano più di ogni altra cosa, erano i proiettili scintillanti, insieme alle scorte d'acqua non contaminata e di cibo ancora commestibile. Strumenti essenziali per la sopravvivenza, richiesti tassativamente per raggiungere lo scopo del nuovo mondo, e cioè la tanto agognata sopravvivenza. Questo era il concetto che accomunava ogni singolo individuo rimasto sul pianeta.

Il mondo fuori dalle mura era divenuta una landa desolata, spietata e silenziosa. Le macerie che si susseguivano lungo le strade, i resti impolverati e la loro storia appartenente a secoli fa, ormai dissolta nell'aria, erano soltanto echi lontani e screpolati, andati perduti insieme all'umanità che distingueva l'uomo dall'animale. Molte paure si erano perse, sprofondate nei recessi dell'anima giacché non più necessarie, e altre erano affiorate. Quando la morte diventò una costante della giornata, quando essa si trasformò nella routine, e con costanza si presentò stabilmente di fronte alla porta di casa, l'uomo all'interno cominciò a cambiare. Chiunque mutava d'innanzi alla stretta glaciale che inesorabilmente portava alla fine. Che fosse stata una donna o un bambino, nessuno veniva risparmiato. All'esterno, dove vigeva la semplice legge del più forte, tutti diventavano uguali di fronte alla devastazione provocata e tanto temuta dagli stessi uomini. Le comunità che si erano create, frastagliate in tutta l'America e forse anche in altri parti del mondo, ma questo con certezza non lo si sapeva, rappresentavano il pilastro dell'umanità; gli ultimi resti sopravvissuti con l'unico scopo di preservare la civiltà dilaniata.

Accoglievano a mani aperte le persone più fragili, coloro che non erano in grado di reggere gli elementi spietati dell'esterno; a costoro fornivano una seconda opportunità, un nuovo inizio, altrimenti troppo distante se cercato al di fuori delle possenti mura innalzate. Il mondo nella sua piccola vastità era diventato per molti un luogo inaccessibile. Solo i più forti sopravvivono, spesso scambiati per mostri e assassini. Ma c'era differenza tra l'uccidere per il bisogno, siccome non esisteva altra scelta, e l'uccidere per cattiveria, per la semplice goduria nel vedere un uomo soffrire.

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