Quella sera, Elena andò a dormire nella sua tenda con un perpetuo pensiero rimbombante nella testa.
Quale significato aveva, quella parola? Mai nella sua vita, aveva sentito pronunciare quelle quattro lettere. Che cos'erano le spie? Elena se lo chiese in continuazione, stesa sulla branda, immersa nella quiete notturna. Era qualcosa di pericoloso? Qualcosa di dannoso per la città? Osservando il volto del generale, sembrava proprio di si. Il modo in cui gli altri soldati reagirono, nel sentir quella frase, fu al quanto disarmante. I loro volti rimasero come pietrificati. Elena fu l'unica a non comprendere. Persino sul viso del maggiore, parve notare un incrinatura. Doveva trattarsi di qualcosa di serio: il fatto che il generale in seguito, impose ad Elena e al suo compagno di non proferir parola riguardo ogni singolo fatto trattato in quella sala, ordinando particolarmente di non parlare con nessuno di quelle strane "spie", confermò la sua tesi. Non fece in tempo a domandare cosa fossero, che immediatamente il generale mise fine alla riunione. Manfredi era svanito nel nulla, ma nonostante ciò la sua presenza ancora aleggiava nell'aria; come uno spettro si era palesato, e solo il vuoto delle sue parole era rimasto in ricordo. Elena e Mellish vennero rimandati ai rispettivi accampamenti, con l'ordine ben preciso di presentarsi a rapporto alle sette del mattino.
Nel viaggio di ritorno, come all'andata, venne scortata dal capitano. Nel silenzio della notte, procedevano avvolti dalle ombre della città. Elena poteva vedere i pensieri del capitano, combattere fra loro in cerca di una risposta. Per tutto il tragitto, il suo ufficiale rimase silente e assorto in mille riflessioni. Finché non raggiunsero l'accampamento e solo allora, disse poche e rapide parole. Ricordò a Elena l'orario e il luogo in cui avrebbe dovuto presentarsi, gli suggerì di dormir bene perché l'avrebbe attesa un giornata impegnativa, e dopo essersi assicurato che ogni parola detta fosse stata compresa, svanì lesto nell'ombra.
Ogni cosa era pronta, la missione era preparata, i soldati avevano ricevuto le proprie indicazioni e il terzo uomo era stato trovato; per quanto enigmatico e inquietante fosse. Non rimaneva altro se non aspettare.
Così Elena, pervasa da un turbinio di emozioni, attese pensierosa sulla branda che il sonno facesse la sua comparsa.
Passò quasi mezz'ora, prima di addormentarsi.
E il mattino seguente, venne svegliata improvvisamente dalla campana militare. La sveglia per i soldati, che con i suoi rintocchi destava l'esercito di Los Angeles, obbligato per dovere ad alzarsi alle cinque e mezzo del mattino.
Elena si rigirò più volte nel lettuccio, infastidita dal continuo echeggiare di quella piccola campana di metallo. Le altre soldatesse: molte di loro già erano destate, poche ancora rimanevano avvolte dalle sottili e ruvide lenzuola che l'esercito forniva. Solo quando la campana smise di suonare, Elena decise di alzarsi.
Ancora intorpidita dal sonno, raggiunse lentamente le docce militari. L'acqua calda che sgorgava dal tubo rugginoso e consumato, piazzato su un muro di mattonelle pallide e scolorite, diede nuova forza ad Elena. Il vapore sotto di lei, si arrampicava sinuosamente fino a raggiungerle il volto lievemente rossiccio per il calore, per poi infine disperdersi nel soffitto, fatto anch'esso di pallide piastrelle. Quell'acqua, dal retrogusto lievemente metallico, scacciò via ogni traccia della notte passata.
Finita la doccia, lasciò il suo posto ad un'altra donna che con pazienza attendeva il turno per lavarsi. Si vestì con la propria uniforme militare, e con un languorino allo stomaco; si recò alla mensa, empia di soldati.
Non appena entrò le sue orecchie vennero investite da un ammasso caotico di voci ingarbugliate. L'edificio dove gli uomini e le donne mangiavano era di dimensioni notevoli, senza alcun dubbio era la struttura più grande dell'accampamento. I tavoli a disposizione saranno stati più di trecento, il personale militare che lavorava alla mensa aveva un gran da fare: sfamare più di trecento persone, non era certo un compito facile.
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Sopravviverò
Science Fiction-Storia in revisione- La società già da tempo è collassata, gli uomini aggrappati a ciò che resta dell'umanità sopravvivono alle avversità che il nuovo mondo ha da offrire. Sono passati più di vent'anni, eppure il genere umano esiste ancora: Los An...