Scelta per l'esterno "Quarta parte"

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L'ora del capitano stava per giungere: il sole stava calando sempre più a ridosso della città e le ombre degli edifici più alti si allungavano sul cemento di Los Angeles, ombreggiato dalla moltitudine delle strutture, sparse per le strade. Il coprifuoco scattava, non appena l'ultimo raggio di sole si fosse dileguato oltre l'orizzonte. Nessun cittadino, ad eccezione dei militari in uniforme, poteva girare per le strade quando la notte giungeva. A meno che non fosse in possesso di un permesso speciale rilasciato esclusivamente dall'esercito, solo allora, poteva girovagare liberamente: rispettando però, i limiti imposti. Ma se tale individuo, privo di permesso, veniva scovato dalla ronda notturna: rischiavi guai enormi. Nessuno ad eccezione dei soldati, per ragioni di sicurezza, poteva aggirarsi durante la notte. Già Elena, guardando oltre il recinto dell'accampamento, poteva scorgere i cittadini dirigersi alle proprie case. Le bancarelle dei mercanti si stavano svuotando: tutta la merce in esposizione, veniva raccolta per essere portata al sicuro, dove il mercante avrebbe passato la notte. Per poi il giorno seguente, riporre ogni cosa ben in vista. Le saracinesche, una a una si stavano serrando; le porte si chiudevano alle spalle dei cittadini, i lucchetti scattavano e fino al giorno seguente essi non sarebbero stati riaperti.

La quiete della sera si stava avvicinando, nonché l'ora prefissata dal capitano. La città lentamente stava cominciando ad appisolarsi: le strade si svuotavano, le guardie sparse per le vie sollecitavano i passanti a raggiungere la propria dimora, indicando l'ora sempre più tarda. Elena abbassò il capo verso il proprio orologio, mancavano dieci minuti alle sette, perciò, si avviò alla tenda centrale come le aveva ordinato il capitano. Il luogo basilare, denominato appunto centrale, dove veniva amministrato l'accampamento militare; che con il giungere della sera stava abbandonando il chiasso movimentato dei soldati, rintanati nelle proprie tende o in servizio a fare la ronda.

Elena, seguendo le indicazioni fornitegli da una soldatessa, raggiunse il luogo stabilito. Una guardia all'entrata, vedendola arrivare, fece calare il proprio sguardo con un'evidente espressione di perplessità.

<E tu cosa vuoi?>

<Devo vedere il capitano.> Disse delicatamente. <Dovrebbe essere là dentro ad aspettarmi. Mi aveva detto di venire qua, alla tenda centrale.>

Il soldato la squadrò. <Chi sei?>

<Sono Elena... la recluta che il capitano ha scelto. I suoi ordini erano di presentarmi qui alle sette.>

Il soldato continuò a scrutarla. <Nessuno mi ha detto niente. Ho gli ordini precisi di non far entrare nessuno in questa tenda. Perciò, gira a largo.>

Elena rimase imbambolata, masticando con la bocca suoni indistinti. Era pronta a replicare, a controbattere con la guardia che c'era appena stato un errore, ma un movimentato alle loro spalle mosse l'aria.

La tenda si aprì e il capitano spuntò come un angelo in suo soccorso.

<Mi era parso di sentire una voce familiare.> Disse sorridendo. <Sei in anticipo recluta.> Con un cenno si rivolse alla guardia al suo fianco. <Lasciala passare, è con me. Comunque ottimo lavoro, ti sei comportato nel modo più giusto. Se non hai ricevuto alcun ordine, te non devi mai far passare nessuno... anche se te lo chiede un amico o qualcuno di tua conoscenza: non fidarti di nessuno, solo dei tuoi superiori. Chiaro?> Si fece stranamente cupo in volto.

<Si signore.> Disse la guardia, facendo guizzare uno sguardo perplesso.

<Forza matricola, entra.>

E così Elena entrò per la sua prima volta al centro di comando dell'accampamento militare.

Al suo interno qualche tavolo sparso ricolmo di fogli e appunti, per Elena in indecifrabili, gremivano la maggior parte della tenda. Le uniformi che lavoravano, con il mento chino su delle mappe forse appartenute alla città, non si accorsero minimamente della sua presenza.

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