Scelta per l'esterno "Seconda parte"

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Trascorsero poche ore prima che qualcuno di importante varcasse l'entrata della tenda. Per esseri precisi il capitano, con le sue cicatrici sparse in tutto il volto, entrò a passo spedito facendo guizzare lo sguardo. Elena, stesa sulla sua brandina, aveva passato il tempo semplicemente riposando, e di tanto in tanto per ammazzare il tempo qualche scambio rapido di parola con le proprie vicine di letto. Molte donne fra quelle presenti, davano l'impressione di aver combattuto e affrontato parecchie battaglie. Il viso che mostravano alla luce, si delineava con contorni rigidi e inflessibili. Il modo in cui parlavano, la durezza che esponevano quando i loro discorsi andavano a finire oltre le mura, e il linguaggio sempre breve e distaccato, facevano riflettere Elena. Pure lei si sarebbe trasformata? Se mai fosse stata capace di tornare e assorbire gli urti dell'esterno.

Elena vedendo alcune soldatesse scattare sull'attenti, con un guizzo le imitò, mostrando la tipica postura che gli avevano insegnato gli ufficiali: schiena ritta, petto infuori e pancia indentro. Alla fine tutte si presentarono, contagiate una per una balzarono in segno di rispetto per l'ufficiale, mostrandosi come statue allineante ai piedi della loro branda.

Lo sguardo indifferente del capitano scrutava, con cura osservava il volto di ogni donna superata, alla ricerca di qualcosa che apparentemente solo lui conosceva. Raggiunse la fine della tenda, nonché delle soldatesse, ben piantate sullo loro posto: fece dietro front per fermarsi proprio di fronte ad Elena.

Il suo battito accelererò leggermente. Gli occhi puntavano fissi oltre la testa del capitano, ma nonostante ciò poteva scorgere il suo sguardo studiarla attentamente.

Finché a un tratto, notò una scintilla nel volto deturpato.

<Riposo riposo.> Disse alle altre donne ancora ferme in quell'inflessibile postura, rompendo così la schiera di statue formatasi all'interno della tenda. Elena finalmente tornò a respirare, ma ancora il capitano la osservava accuratamente.

<Da quanto tempo sei qui?> Strizzò gli occhi, ma di cui uno solo debolmente riuscì a toccare la palpebra sottostante.

Elena farfugliò. <Come signore?>

<Da quant'è che sei in servizio ufficiale?> Ripeté lentamente, scandendo accuratamente ogni singola parola.

Elena iniziò lievemente ad arrossire, sentendo gli occhi delle soldatesse puntanti direttamente su di lei, incuriosite da quella faccenda. Che quanto loro, al momento non comprendeva.

<Un paio d'ore signore, credo.>

Il capitano annui. <Quindi sei una di quelle reclute che hanno portato oggi... bene.>

Con un sorriso mostrò i denti da lupo, sembrava soddisfatto. <Quanti anni hai?>

Elena non riusciva a capire l'interessamento nei suoi confronti da parte del capitano. <Venti due signore.>

<Giovane... giovane e bella.> La scrutò nuovamente, ma con occhio diverso. <Sei mai andata all'esterno?> Il suo tono mutò repentinamente.

<No signore.>

<Hai mai ucciso qualcuno?>

<No signore.>

<E per quanto riguarda gli infetti?>

<Solo in addestramento, signore.>

Elena iniziò ad avere un leggero sospetto, qualcosa iniziò a pungerle la mente, ma più volte si ripeteva a se stessa: che non poteva essere.

Il capitano ripetutamente annuì con la tesa. <Proprio la persona che stavo cercando: pura, senza alcuna macchia. In poche parole: una vergine.> Si lasciò scappare un ghigno.<Ottimo recluta, complimenti hai tutti i requisiti necessari. Stasera alla sette nella tenda centrale, puntuale e non ti azzardare ad arrivare in ritardo.> Detto ciò, girò i tacchi e si avviò verso l'uscita, sotto lo sguardo perplesso non solo di Elena, ma anche delle altre soldatesse.

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