L'esterno "Seconda parte"

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L'equipaggiamento che l'esercito gli aveva fornito non era esattamente della sua misura. Il gilet antiproiettile le stava leggermente largo e l'uniforme militare, contornata da chiazze blu e nere con lo scopo di rendere il soldato maggiormente mimetizzato con l'ambiente urbano, le dava un aspetto turgido e rigonfio; soprattutto nella parte bassa del torace.

La sua carabina era stata pulita e lucidata, ma nonostante il trattamento subito si poteva ancora ben notare l'usura prodotta dal tempo. La pistola anch'essa notevolmente consumata: segni ed ammaccature contrassegnavano sia la canna che l'impugnatura dell'arma. L'arsenale a sua disposizione non era esattamente di fresca data, ma questo già se lo immaginava.

Quelle armi dovevano averne passate tante la fuori: sicuramente la loro esperienza superava di gran lunga quella di Elena. Se solo potessero parlare, chissà quali cose avrebbero potuto dire. Storie sanguinolente, scontri efferati intrisi di morte, ma soprattutto tanta violenza; necessaria per la sopravvivenza.

Forse era meglio che non parlassero, la dura realtà avrebbe potuto far desistere Elena dal varcare le mura. Anche se, ormai non poteva più tirarsi indietro.

Finì di prepararsi dopodiché raggiunse Mellish che in un angolo l'aspettava, pronto già da un paio di minuti.

Aveva un aria pensierosa, avvicinandosi poté notare gocce di sudore scivolargli giù lungo la fronte. Pareva nervoso, ma non appena vide Elena arrivare rapidamente tornò in se.

<Sei pronta?> Gli chiese.

Elena annui leggermente.

<Andiamo.>

Il capitano gli stava aspettando fuori dalla struttura. Dopo averli istruiti gli diede una decina di minuti per prepararsi. Di Manfredi non c'era alcuna traccia, al contrario dei due soldati l'uomo non si era presentato a rapporto, ne si era mostrato nei dintorni. La sua posizione era solo un grosso punto interrogativo.

<Scusa posso farti una domanda?> A un tratto Elena parlò.

Senza fermarsi Mellish rispose. <Certo.>

<Volevo chiederti, visto che sei l'unica persona con cui posso parlare.> Si fermò per guardarsi attorno, controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi. Dopo di che, a bassa voce, disse. <Che cosa sono le spie?>

Elena era troppo curiosa, sperava che il suo compagno potesse darle una risposta certa.

Mellish si mostrò meravigliato. <Non... non sai cosa significa?>

<E' la prima volta che ne sento parlare.>

Il soldato si fece scappare una leggera smorfia divertita.

<Che c'è di divertente?>

<Nulla...> Disse ricomponendosi. <In pratica sono... persone che: grazie al camuffamento, all'infiltrazione, ai doppi giochi e soprattutto all'abilità, riescono ad entrare in un determinato luogo o a rubare delle informazioni, senza essere scoperti.>

<Cioè quindi sono soldati?> Chiese Elena titubante.

<Si, credo di si. Soldati speciali, scelti più che altro.>

<Perciò il generale e tutti gli altri, credono che il nemico sia dentro la città? Proprio sotto il nostro naso?>

<Questo è quello che ha detto Manfredi.>

<Ma... fanno parte dei banditi?>

<Chi altri se non loro?>

<E' assurdo!> Fece Elena sbigottita. <Com'è possibile? Non può essere! Nessuno è mai riuscito ad entrare a Los Angeles.>

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